Graziano Pederzani e il conseguimento del brevetto di volo

2012/08/16, Vergato – In questo video vediamo le prime esperienze di volo al campo di Medicina, la preparazione, le istruzioni impartite dall’ istruttore e…via!

 

UN  ATTERRAGGIO  DI  FORTUNA  

In una plumbea mattinata di novembre inoltrato Graziano Pederzani giunse in quel di Fiorentina, frazione del comune di Medicina, diretto verso la piccola (ciononostante amatissima) avio-superficie da lui abitualmente utilizzata per le esercitazioni di volo…ma la trepidazione cedette il campo alla più nera delusione quando la trovò del tutta disastrata per gli effetti di un fortunale abbattutosi nel corso della notte. L’area del campo, infatti, era divenuta un acquitrino limaccioso in cui si beavano grossi rospi e dalle recenti falle apertesi sulle pareti degli hangar, già vecchi e rugginosi, si potevano indovinare le sagome dei velivoli stazionanti al loro interno. Pure la torre di controllo versava in condizioni precarie, con le antenne distorte e pencolanti nel vuoto. Ma  la  luce  un  po’ spettrale e  malinconica che  avvolgeva  tutta la zona non riuscì a condizionare più di tanto il suo umore: quello era un luogo del suo cuore, il campo di volo dove un biennio prima aveva acquisito il brevetto da diporto e sportivo per la guida di velivoli a motore. Essere lì gli procurava, comunque, uno stato di piacere ed euforia che lo faceva star bene e lo induceva a pensieri positivi. Quindi, visto che il vento si era placato e il cielo pareva aprirsi, decise di decollare. Scostò faticosamente il pesante portale riuscendo, dopo non pochi tentativi, ad estrarre il deltaplano e a disporlo in pista. Indossati tuta, casco e occhiali, esauriti i preliminari di rito, era pronto. Il motore si avviò subito, accompagnato dal rumore assordante dell’elica. Dopo averlo tenuto al top dei giri per portarlo in temperatura, cominciò a rullare su fondo fangoso e pieno di buche finché, giunto alla massima velocità, spinse in avanti tutta la barra del trapezio e prese rapidamente quota puntando verso il cielo. Ben presto si trovò a 1000 metri   di altezza. Nonostante tutto era una mattinata discreta per volare: il vento era calato a pochi nodi, le nuvole si stavano diradando, le correnti termiche risultavano quasi assenti. L’unico fastidio era il freddo che gli pungolava le ossa nonostante la tuta spessa, ma era il male minore per uno spettacolo simile! Sotto di lui si snodava l’autostrada per Rimini, alla sua destra aveva la catena montuosa degli Appennini, in lontananza poteva scorgere anche il mare Adriatico. A quel punto decise di virare di 90°sulla sua sinistra, poiché procedendo in quella direzione sarebbe incappato nella No-fly zone ( zona di interdizione al volo) per la presenza di aeroporti militari. Il paesaggio cambiò, sotto di lui ora si stendevano vaste distese di campi arati, così  ben disegnati e orlati che parevano ricami. Si abbassò di quota per ammirarli quando, d’improvviso…si trovò circondato in un abbraccio curioso da uno stormo di oche selvatiche. Gli sovvenne che era autunno e i volatili si stavano portando in perfetta formazione (a V) verso il caldo del sud. Lo scortarono   per alcuni chilometri starnazzando amichevolmente, ma ormai il carburante scarseggiava e lui dovette predisporsi al rientro abbandonando la simpatica compagnia e virando di altri 90°. Tutto sembrava procedere per il meglio quando, senza alcun preavviso, il motore si fermò di colpo unitamente al fragore dell’elica. Calò un silenzio irreale che gli ghiacciò il sangue nelle vene. Azionò verso di sé tutta la barra conducendo il delta in picchiata onde acquisire maggiore velocità ed evitare lo stallo. La terra gli veniva incontro inesorabilmente, sotto di sé vedeva solo campi arati, nessun spiazzo idoneo ad un atterraggio di fortuna. L’istinto di sopravvivenza soverchiò ogni paura e mobilitò tutte le sue energie nello sforzo di richiamare alla mente gli insegnamenti ricevuti in caso di emergenza. Fece ampie virate per diminuire la velocità ed allargare il campo visivo di 360°. In extremis, ormai prossimo al terreno e preparato al peggio, individuò una sottile striscia erbosa. Non si sa come riuscì in quella manovra … forse fu la fortuna dei principianti o qualche santo in paradiso, fatto sta che si trovò perfettamente allineato con quel improvvisato e minuscolo campo di atterraggio. Quando le ruote toccarono terra, premette a fondo il pedale del freno, senza tuttavia riuscire a fermarsi per l’insufficienza della pista. Il delta si impennò in verticale, frenando contro vento con i suoi sedici metri di apertura alare e andò a posarsi, con    un leggero schianto, sulle grosse zolle al limite dei campi. Lo soccorsero alcuni agricoltori del luogo che avevano assistito alle sue acrobazie col fiato sospeso, traendolo fuori dall’imbarazzante situazione per mezzo di un trattore. Tutto sommato gli era andata bene: ne era uscito illeso e i danni al velivolo potevano considerarsi trascurabili (carrello piegato ed elica spezzata). Solo a posteriori, tornando verso casa e ripensando all’incidente, si rese conto che, qualora fosse passato a miglior vita, di questa e di tutte le vicende della sua esistenza, nonché delle esperienze maturate in svariati ambiti, nulla sarebbe rimasto. Tali riflessioni, scaturite in margine ad una imprevedibile contingenza, lo stimolarono a lasciare memoria scritta e  visiva  di  sé  ne:  LA  SUA  STRABILIANTE   AVVENTURA .

NB: Per vedere il video, clicca sopra l’ immagine e il video parte!

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