Valle del Reno 1928 – Vergato in una cronaca del 1928

2013/02/26, Vergato – Sempre proveniente dall’archivio del dott. Amleto Gardenghi, in questa cronaca del 1928, ecco la storia di Vergato come veniva raccontata. Molto interessante lo scorcio nell’immagine di copertina, con il palazzo comunale, ma soprattutto la vista del porticato dove si intravedono le case di fronte al bar Pedrelli, abbattute dai bombardamenti e non ricostruite per far posto alla piazza Capitani della Montagna.

VERGATO

Vergato che fu, fino alla soppressione dei circondari, capoluogo del circondario della montagna bolognese, è sul Reno, a 195 metri di altitudine. Dista 37,5 km, da Bologna per la strada provinciale e 39 km. per ferrovia. Il comune ha 7318 abitanti (dicembre 1921), ma il capoluogo ha 2118 abitanti. Siede là dove la vallata del Reno si allarga dopo aver avuto un restringimento un po’ a valle, a nord-est, e prima di averne un altro, a monte, a sud-ovest. I due gomiti che fa il fiume, da sud-ovest verso nord-est, un po’ a sud di Riola ed un po’ a nord di Vergato, dicono come a destra e a sinistra lo stringano i monti: là dove si sono raccolte le case di Vergato, ivi più lontane e più tenui, si elevano le alture. A nord-ovest si alza il monte Pero (m. 760), a nord-est il monte Salvaro (m. 826), a sud-ovest si vede il monte: Acidola (m. 891), a sud, ma sulla destra del Reno si innalza la mole di Montovolo (m. 921). Castel d’Aiano e Grizzana, due comuni, a 772 e 547 metri, limitano ad ovest e ad est la valle del Reno; entro a questi vasti limiti è il territorio del comune che ebbe più degli altri importanza si da diventarne il capoluogo. Vergato è sulla sinistra del fiume, e a sud di esso va a finire nel Reno il Vergatello, un torrente asciutto per gran parte dell’anno ma rovinoso durante la stagione delle piogge, accresciuto dalle acque del torrente Aneva: entrambi raccolgono tutti i tributi delle alture di sinistra dal monte Acidola al monte Pigna (682 metri).

II ricordo di Vergato è remoto nelle cronache e nei documenti: fin dal principio del secolo XII si ha notizia di questo borgo e sappiamo che lo dominava un signore del luogo e che gli abitanti, allora non formanti un tutto a sé ma uniti a quei di Liserna ora gruppo di case ai piedi del monte Pero – stanchi della dominazione, certo opprimente, dell’ ignoto signore, si diedero a Bologna, perchè li accogliesse come cittadini e stendesse su di, loro la protezione sua, e Bologna li accolse e nominò un capitano della montagna, che aveva poteri assai larghi. Sono noti parecchi nomi di tali magistrati ed i loro stemmi sono murati nel palazzo municipale di Vergato. Si ricorda un Testa Gozzadini, un Bartolo Beccatelli, un Giuliano Malvezzi, un Simone da Bertinoro, i quali nel secolo XIV portarono la tranquillità in mezzo a queste montagne, poichè furono essi che con le armi posero fine alle prepotenze ed alle scorrerie di alcuni nobili che datisi a spadroneggiare nella campagna, riempivano di terrore le sparse popolazioni. Ed anche di questi non desiderabili dominatori si è conservato qualche nome: il marchesino Lupo, i signori di Panico e quei di Veggio. Alla fine del Trecento tutta la montagna era in pace, ed allora il capitanato fu diviso in due: l’orientale aveva sede a Monghidoro, l’occidentale nel castello di Casio: Vergato fece parte di questa seconda divisione. Ma nel 1433 aVergato fu portato da Casio il foro giudiziario: fu dalla comunità della montagna – divisione di Casio – comprato il palazzo che oggi è del Municipio, vi fu murato lo stemma – un cinghiale nelle palude – ed una lapide che dice che quest’acquisto fu fatto da Galeazzo Marescotti e che il palazzo riparato doveva servire < per li Capitanei>. Il capitanato fu soppresso nel 1710 ed un notaio con l’incarico di jus dicere o amministrar la giustizia vi fu sostituito, e questa magistratura continuò finchè venuti i Francesi nel 1796, fu abolita. I rappresentanti di Vergato furono presenti in Reggio al Congresso della Repubblica Cispadana: Vergato divenne il centro del Dipartimento delle Terme. La fusione, quasi immediatamente dopo, della Ci
spadana nella Cisalpina fece perdere a Vergato l’importanza ad un tratto acquistata. Il dipartimento delle Terme divenne il dipartimento del Reno e Vergato dovette accontentarsi di essere il capoluogo di un cantone. Mutata la repubblica Cisalpina in regno d’Italia anche il dipartimento del Reno fu diviso in distretti: Vergato diventò capoluogo di uno di tali distretti.

Caduto Napoleone, tornava su Vergato il dominio dei Papi, e fu sotto tale dominio che nacque la strada Bologna-Porreta, che il governo toscano prolungò poi dal ponte della Venturina, cioè dal confine, fino a Pistoia. Questa strada e le altre che verso ovest uniscono Vergato a Castel di Ajano e quindi alle grandi strade del modenese, e verso est legano Vergato con Grizzana e quindi con la vallata del Setta, hanno fatto di Vergato il vero centro della montagna bolognese verso occidente, centro di affari, mercato importante di prodotti agricoli. A Vergato c’è qualche industria; e se si aggiunge che la sua agricoltura, che dà cereali, uve, frutta e foraggi ha fatto progressi, si comprende perchè dai tempi lontani ad oggi tanto sia mutato. Una discreta chiesa parrocchiale con qualche buon dipinto, un palazzotto, ora sede del Municipio, restaurato di recente, con un porticato a tre archi, con un balconcino e bifore al primo piano e con monofore al secondo, con su gli stemmi dei capitani della montagna, del sec. XV, e gli ameni dintorni costituiscono quanto c’è da ammirare e da godere a Vergato, e sui monti intorno.

da: Le cento città d’Italia illustrate, Valle del Reno Fascicolo 228° 9 Giugno 1928

Vedi anche: Il conte Cesare Mattei e il castello della Rocchetta nel 1928

segue: Montovolo e Monte Vigese, sempre da Valle del Reno 1928

 

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