Luciano Marchi – Nwl n° 27 Primavera di felicità

2014/04/07, Porretta Terme

NEWSLETTER DEL 07/04/2014

 PRIMAVERA  DI  FELICITA’
Aprile inizia bene.
Il tepore scalda corpi e cuori, per cui il peggio dovrebbe essere passato.
Anche se i vecchi ci invitavano alla prudenza (“Aprile non ti scoprire”), Marzo (“pazzerello”, per i più) è alle spalle, a ricordarci della festa delle donne e anche del primo giorno di primavera.​Durante il mese scorso, comunque, veniva celebrata un’altra data importante, questa volta voluta dall’ONU: il 20 Marzo, la Giornata della Felicità.
Secondo le parole dell’Assemblea delle Nazioni Unite: “Il perseguimento della felicità è al centro degli sforzi umani”. “Le persone in tutto il mondo aspirano a condurre vite felici e appaganti, libere dalla paura e dal bisogno e in armonia con la natura”.

Al di là delle iniziative mondiali, tutte andate in onda il 20 Marzo, riflettendoci, il sostantivo “felicità” rimane una parola grossa, per tutti noi.
Tempo addietro, che vi scrive ebbe modo di chiedere a sua madre:

Ricordi dei giorni nei quali sei stata realmente felice?”

Lei, pensandoci, rispose con tre, quattro esempi.

E il resto?”, fu la seconda domanda …

Ero felice quando vi vedevo contenti, tu e il babbo …”.

Grande insegnamento, quello delle mamme del mondo, non solo di colei che ci ha parlato: la gioia è soprattutto nell’altro, quale elemento collettivo.
E’ raro poter essere felici solo per se stessi; magari ci si potrà sentire contenti, appagati, sereni, senza però raggiungere quell’assoluto che ci smuove dentro, emozionandoci per giunta.

E allora?
Occorrerebbe mettere al centro l’uomo, la sua natura, le aspirazioni che lo pervadono; ponendoci obiettivi piccoli, raggiungibili, dedicati (tutti) a chi ci sta vicino.
E ancora?
Semplice, è necessario far nostro il tempo: afferrandolo, senza rincorrerlo; e neppure cercando di anticipare qualcosa.
Ci sono tanti piccoli gesti, in una giornata, che andrebbero ritratti proprio nel momento che accadono.
Non farlo vuol dire innescare la nostalgia, o anche il rimpianto.
Quella madre, quando ritorno, alle volte si asciuga il grembiale con le mani: non l’ho mai fotografata in quell’atteggiamento, e forse non lo farò mai; di certo vorrei che qualcuno lo facesse per me.
Solo per ricordare.

Arriviamo ancora alla fotografia?
Perché no.
Pur essendo di parte, quella foto che esce dal cassetto spesso ci spalanca i cuori. Il più delle volte non si tratta del grande viaggio e nemmeno di un evento importante, ma di quel gesto colto al momento giusto, nel tempo nostro.

Ricordo di un giorno nel quale, con la figlia sulle ginocchia, stavo sfogliando vecchie immagini.

Com’è bella la mamma …”, mi sento dire.

Rimasi sorpreso, ma risposi: “E’ vero”.

Eravamo felici in due.

 

Luciano Marchi

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