Quelli che… IL FANTINI non lo scorderanno mai; Mirca Melchioni

VN24_160402_Mirca Melchioni_022016/04/03, Vergato – Quelli che… IL FANTINI non lo scorderanno mai… continuano le testimonianze raccolte nel volume presentato la volta precedente, ora una nuova testimone incontrata in questi giorni che conferma quanto scritto allora, era il 2003;

MIRCA MELCHIONI
Ex alunna iscritta nell’anno scolastico 1969/70, è attualmente (2003) assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Vergato. Ci ha parlato della sua esperienza di studentessa, ricordando che ai suoi tempi la scuola era sezione staccata dell’Istituto Tecnico “Tanari” di Bologna. Per questo gli alunni di Vergato avevano pochissime attrezzature e materiale didattico; in pratica non riuscivano a fare attività se non si attrezzavano loro stessi. Questo fu uno dei motivi per cui gli alunni fecero tante lotte per avere l’autonomia, che fu ottenuta nel 1975.
VN24_20160329_Fantini_Quelli che_001 copia“Ho cominciato la scuola media superiore nel 1969/70, abitavo anche allora a Vergato e raggiungevo la scuola a piedi, perché abitavo vicino al centro.
Ho scelto questa scuola perché era sul territorio e così non avevo i disagi del pendolarismo ed anche perché i miei genitori preferivano avermi vicina. Poi era importante far crescere la scuola che non aveva ancora un corso completo. Comunque di questa scuola sono stata soddisfatta ed oggi rifarei la stessa scelta.
Quando frequentavo la scuola io, la sede era già questa, in via Cavour, ed in classe eravamo una ventina, eravamo già abbastanza numerosi.
Il problema principale era che la nostra scuola era una sezione staccata e quindi avevamo pochissimo, in pratica non avevamo attrezzature.
I professori avevano aspetti positivi e negativi, sia nel modo di insegnare che di rapportarsi a noi; alcuni professori ci hanno insegnato tante esperienze di vita e poi alla fine sono quelli che si ricordano più volentieri. In linea di massima abbiamo avuto dei professori in gamba.
Nel rapporto con i professori sono sempre stata una persona timida e chiusa, quindi con loro ero più distaccata; però allo stesso tempo ho avuto un buon rapporto con loro.
Mi ricordo di due professori in particolare: uno di economia ed uno di diritto. Quello di economia era un non vedente e la cosa particolare di lui era che sapeva sempre dove eravamo in qualunque posto dell’aula. All’inizio eravamo un po’ a disagio a causa del suo handicap, perché non eravamo abituati, ma poi l’abbiamo conosciuto meglio e ci siamo affezionati. Quello di diritto, invece, ci insegnò molte esperienze di vita, perché, mentre spiegava sul libro, ci raccontava delle cose che succedevano nel mondo.
Con i bidelli, mi ricordo che si chiamavano Bruna e Luciano, avevamo un rapporto fantastico, erano dei secondi genitori, sempre disponibili.
Con i compagni ero più vivace, tra noi ci raccontavamo le nostre esperienze, stavo bene con loro. Mi ricordo soprattutto di un mio amico che adesso non c’è più: era un alunno fantastico, tutti in classe ci eravamo affezionati a lui perché era un punto di riferimento, era sempre solare.
Quando oggi incontro i miei ex compagni, parliamo degli anni passati insieme. Un ricordo bellissimo è di quando siamo andati in gita a Napoli. A quei tempi dovemmo pensare a tutto noi, perché eravamo una sezione staccata del “Tanari”. La gita a Napoli a quel tempo ci costò £ 25.000 a testa e ad organizzarla eravamo in quattro studenti, tra cui io. Mi ricordo che mandavamo lettere ai vari alberghi per sapere se erano disponibili e per chiedere i preventivi. A Napoli rimanemmo per tre giorni e ci accompagnarono in gita Don Ferdinando, il Parroco di Vergato, che insegnava religione, ed un altro professore. Con loro ci divertimmo tantissimo perché erano simpaticissimi, stemmo davvero bene.
Le attività di classe erano molto tradizionali e non si facevano progetti particolari come fate voi ora.
Durante gli anni scolastici mi sono trovata in difficoltà nello studio, sia perché non avevo molta voglia sia perché non riuscivo ad esprimermi bene.
Preso il diploma, non ho cercato subito lavoro, perché i miei genitori avevano una trattoria e mi hanno tenuta con loro. Dopo ci fu un concorso del Ministero, vi partecipai e poco dopo fui assunta, prima alla Procura di Modena, poi fui trasferita alla Procura dei minori a Bologna. Oggi il mio lavoro consiste nel seguire le adozioni dei ragazzi e le pratiche di quelli che commettono reati, è un lavoro che mi affascina. Certamente il mio titolo di studio in qualche modo mi è servito, se non altro come esperienza di vita.
Degli anni della scuola ho molti ricordi, anche intensi, soprattutto degli ultimi. Ricordo, per esempio, che una volta andammo in visita all’Istituto “Tanari” di Bologna, la nostra sede centrale, che era la scuola più bella della provincia. Quando arrivammo, rimanemmo strabiliati, perché in quella scuola c’era di tutto, persino la piscina, al contrario della nostra che non aveva niente. Proprio per questo si cominciò a parlare di autonomia. Io allora frequentavo l’ultimo anno e mi ricordo che facemmo molte lotte per averla. Nella classe ognuno di noi aveva dei compiti ed andavamo a contattare le Amministrazioni per avere il loro appoggio. Mi ricordo in particolare che andammo anche dal Sindaco di Vergato di allora, Antonio Comani, ed in quell’occasione rimanemmo molto impressionati di essere ricevuti e ascoltati, con la promessa di darci una mano per sostenere la nostra richiesta. In effetti questo ci permise di ottenere l’autonomia l’anno successivo.”

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