Il restauro dell’Edicola votiva di Castelnuovo a cura della Compagnia degli “sdalèn”

2016/08/29, Vergato – IL RESTAURO DELL’EDICOLA VOTIVA DI CASTELNUOVO

A cura della Compagnia degli “sdalèn”

L’intervento, si è reso necessario a causa dello stato di abbandono e degrado in cui l’edicola si trovava da molto tempo con rischio di crollo, per cui occorreva ridarle solidità e stabilità; ma l’intervento è servito anche a rimediare alcune grossolane ”sgrammaticature” in cui erano incorsi coloro che nella seconda metà degli anni ‘50 procedettero alla demolizione dell’ edicola settecentesca ed alla sua ricostruzione secondo una tipologia poco rispettosa di quella preesistente. In effetti l’edicola originaria, già malridotta dai danni della guerra, si trovava sulla parte sinistra della strada e rappresentando un ostacolo ai lavori di ampliamento, i responsabili del cantiere Fanfani che stava lavorando, ne decisero lo spostamento sulla parte destra a ridosso della scarpata dove l’abbiamo trovata. Il tetto originariamente a due spioventi fu sostituito da una copertura piatta realizzata in cemento armato sostenuta da due paraste all’interno delle quali si trovava racchiuso il portalino di arenaria tipico delle edicole votive, riportante le date, le iscrizioni e gli ammonimenti di rito, ma con i due ritti montati stranamente a rovescio e l’arco spezzato in due parti. Dopo numerose e vane ricerche e interviste ai pochi anziani rimasti a Castelnuovo allo scopo di tentare di ricostruire la tipologia dell’edicola settecentesca, ci siamo dovuti rassegnare all’idea di dover riprodurre la tipologia costruttiva che abbiamo trovato, pur ponendoci l’obbiettivo di porre rimedio al problema della copertura e del portalino di arenaria montato a rovescio, di certo la parte più antica e di maggior valore storico-testimoniale di tutta la costruzione.

I video-documenti della ricostruzione e inaugurazione

e le fasi del processo di restauro;

Fig. 1 - Ecco come si presentava

Fig. 1 – Ecco come si presentava

Fig.2 - Il portalino di arenaria

Fig.2 – Il portalino di arenaria

Fig. 1 – Ecco come si presentava l’edicola con la parasta di sinistra “aperta” e prossima al crollo,       ricoperta di vegetazione infestante.

Fig.2 – Il portalino di arenaria con i 2 ritti montati a testa in giù e scambiati fra destra e sinistra, al centro una recente targa della B.V. delle Grazie di Boccadirio che ha sostituito quella depredata.

Le fasi del restauro

La prima fase dei lavori è consistita nello smontaggio della lastra di copertura e di quasi tutti gli elementi della costruzione realizzata parte in sassi di fiume e parte in blocchi di arenaria, che abbiamo separato e conservato per un loro impiego nella fase di ricostruzione.

Fig.e 3 - Inizio fase di smontaggio

Fig.3-Inizio smontaggio

Fig. – 3 bis

Fig. – 3 bis

Fig. – 3 ter

Fig. – 3 ter

Fig.e 3 – Fig. – 3 bis, Fig. – 3 ter – Inizio fase di smontaggio della copertura, delle mensole e dei muri perimetrali

 

Fig. 4 - Conclusione lavori di smontaggio

Fig. 4 – Conclusione lavori di smontaggio

Fig.5 - Comincia la ricostruzione

Fig.5 – Comincia la ricostruzione

Fig. 6 - La ricostruzione dell’edicola

Fig. 6 – La ricostruzione dell’edicola

Fig. 4 – Conclusione lavori di smontaggio. Restano in sito le fondazioni, i primi due gradini ed i piani d’imposta delle due paraste

Quindi è ricominciato il lavoro di ricostruzione partendo dalla base di Fig.4 innalzando le paraste in blocchetti di arenaria di Montovolo preparati dagli allievi del corso di scalpellini organizzato dall’Unione dei Comuni e dall’Unione delle Pro Loco e completando il resto della costruzione con i sassi di fiume e di arenaria recuperati nella demolizione.

Fig.5 – Comincia la ricostruzione delle paraste in blocchetti di arenaria e dei muri perimetrali sotto lo sguardo attento di Lupi e della sua telecamera.

Fig. 6 – La ricostruzione dell’edicola procede con il rimontaggio corretto del portalino originario.

Quindi è stato rimontato il portalino in arenaria sul suo davanzale originario avendo cura di rimettere i due ritti al loro posto, nel verso giusto, in modo che la lettura delle date e delle iscrizioni fosse chiara e leggibile e sono state consolidate con geolite le due parti dell’arco che risultavano distaccate.

Fig. 7 – Il portalino di arenaria

Fig. 7 – Il portalino di arenaria

Fig.8 – Si completano i muri

Fig.8 – Si completano i muri

Fig.9 – Il montaggio del timpano

Fig.9 – Il montaggio del timpano

Fig. 7 – Il portalino di arenaria è ritornato al suo posto rimontato nel modo giusto.

Infine sono state rimontate le mensole in arenaria che sorreggevano la lastra di copertura in cemento, necessarie ora per accogliere il timpano triangolare  e sono stati completati i muri perimetrali.

Fig.8 – Si completano i muri perimetrali oltre le mensole.

L’ultima giornata è stata dedicata al montaggio del timpano e delle lastre di copertura che hanno restituito all’edicola l’originale copertura a due spioventi.

Fig.9 – Il montaggio del timpano in arenaria scolpita con il millenario simbolo del fiore della vita che ritroviamo in capitelli, architravi, chiavi di volta di tanti edifici antichi del nostro Appennino.

Fig. 10 – Il fissaggio delle lastre

Fig. 10 – Il fissaggio delle lastre

Fig. 11 – Inizio dei lavori di intonacatura

Fig. 11 – Inizio dei lavori di intonacatura

Fig.12 - Infissione della croce

Fig.12 – Infissione della croce

Fig. 10 – Il fissaggio delle lastre di copertura

Infine i lavoro è stato completato con le finiture consistite nella intonacatura delle pareti scoperte ,  nella stuccatura delle fughe dei blocchetti in arenaria e dei sassi di fiume lungo le pareti perimetrali, nel montaggio del dipinto nella nicchia e della targa e del fregio sotto al davanzale e infine nella infissione della croce in ferro battuto realizzata dagli alpini sulla sommità dell’edicola.

Fig. 11 – Inizio dei lavori di intonacatura e stuccatura

Fig.12 –  Infissione della croce di ferro battuto sulla sommità dell’edicola

Il problema della scelta dell’immagine: targa in ceramica o dipinto?

Al centro della nicchia(Fig.2) abbiamo trovato una piccola targa rotonda in ceramica della B.V. delle Grazie di Boccadirio collocata in tempi recenti a sostituire quella preesistente che si presume sia stata depredata, come quasi tutte negli anni ’70; ma nulla era dato sapere  dell’ immagine che vi era stata messa nella ricostruzione a metà degli anni ’50, né tanto meno che immagine e di quale tipo vi fosse nell’edicola settecentesca; di fronte a queste incertezze abbiamo optato per un dipinto, come avveniva quasi sempre prima del 600, quando le targhe in ceramica erano opere uniche e quindi piuttosto rare e costose. A favore di questa scelta hanno pesato anche da un lato l’ampia superficie disponibile che difficilmente poteva essere “coperta” adeguatamente da una targa, dall’altro la possibilità di “caratterizzare” il dipinto con elementi della tradizione storico religiosa di Castelnuovo; infatti oltre all’immagine della Madonna col Bambino posta al centro in posizione dominante, ai lati sono stati raffigurati due Santi particolarmente cari a queste terre: da un lato S. Rocco protettore dalle epidemie di peste e di colera, secondo alcuni così frequenti da rendere necessario un lazzaretto proprio nella casa sopra all’edicola, da sempre denominata “ospedalino”, dall’altro lato S. Lorenzo cui è intitolata la chiesa parrocchiale anch’essa dipinta sullo sfondo. 

Fig.13 - Il dipinto riempie tutto la spazio

Fig.13 – Il dipinto riempie tutto la spazio

Fig.13 – Il dipinto riempie tutto la spazio interno del portale e raffigura immagini care agli abitanti di Castelnuovo

La targa con fregio posta sotto il “davanzale” da infine conto di coloro a cui si deve questo restauro: La compagnia degli “sdalèn”, questo gruppo di amici appassionati e volonterosi che hanno come unico scopo quello di promuovere la tutela e la valorizzazione degli “sdalèn”quali elementi importanti del nostro territorio e della nostra storia.

 

Fig. 14 – La targa della Compagnia degli “sdalèn”

Fig. 14 – La targa della Compagnia degli “sdalèn”

Fig. 14 – La targa della Compagnia degli “sdalèn” che ha progettato e realizzato il restauro.

 

 

 

 

 

Fig. 15 - L’edicola votiva di Castelnuovo ricostruita

Fig. 15 – L’edicola votiva di Castelnuovo ricostruita

Fig. 15 –  L’edicola votiva di Castelnuovo è stata così ricostruita sulla tipologia di quella di metà anni ’50 con alcune modifiche (copertura a due spioventi, dipinto al posto della targa in ceramica, sistemazione del portalino in arenaria) per renderla più coerente con le forme originarie.

L’edicola settecentesca ritrovata

Il giorno dell’inaugurazione, come spesso avviene in questi casi, è successa una cosa sorprendente e inaspettata, quella foto dell’edicola settecentesca che avevamo cercato dappertutto è magicamente comparsa. Una signora che una volta abitava a Castelnuovo con la sua numerosa famiglia (la famiglia Palmieri di Pergola di sopra) si è avvicinata con in mano una fotocopia di una vecchia fotografia della sua famiglia nella quale si poteva vedere bene com’era fatta l’antica edicola votiva di Castelnuovo. La sorpresa è stata pari alla soddisfazione nel constatare che effettivamente la copertura era a due spioventi come avevamo immaginato, anche se la forma complessiva era molto diversa. Una forma a tempietto, singolare soprattutto per l’apertura quadrata della nicchia che non ha riscontri nel catalogo degli “sdalèn” che stiamo raccogliendo in previsione di una prossima pubblicazione, mentre la forma complessiva ha dei riscontri nella grande edicola di Crocette e con quella di Cà d’Orsino entrambe  sullo stesso percorso di pellegrinaggio. Alla domanda: se l’avessimo vista prima avremmo deciso ugualmente di riprodurre la tipologia dell’edicola degli anni 50 o avremmo optato per quella più antica? La domanda è pertinente, ma è inutile arrivando ora a lavori conclusi. Non ci resta che approfondire le ricerche cercando tipologie analoghe che peraltro non mancano sul percorso di pellegrinaggio verso i santuari dell’alto Appennino, provando a ricostruire, questa volta sulla carta, come avrebbe potuto essere l’antica edicola di Castelnuovo, applicandoci cioè ad un esercizio di studio comunque utile e interessante.

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Fig. 16 – La numerosa famiglia Palmieri nell’anno 1954

Fig. 16 – La numerosa famiglia Palmieri nell’anno 1954, ripresa davanti all’edicola votiva settecentesca di Castelnuovo.

Dalla foto di scarsa qualità(in realtà una fotocopia) è comunque possibile sapere che a metà degli anni ’50 l’edicola, ancorchè danneggiata dalla guerra, esisteva ancora, che la sua forma è singolare, in particolare per l’apertura quadrata della nicchia che non ha riscontri in altri casi rinvenibili nell’Appenino bolognese, ma che comunque si trattava di una costruzione importante la cui forma richiama fortemente (a meno della nicchia quadrata e del portale) almeno altre due grandi edicole  (Crocette e Cà d’Orsino) che si trovano lungo lo stesso percorso di pellegrinaggio verso i santuari dell’alto Appennino.

Fig. 17 – La grande Edicola votiva di Crocette

Fig. 17 – La grande Edicola votiva di Crocette

Fig. 17 – La grande Edicola votiva di Crocette sulla strada per Rocca Pitigliana, edificata nel 1747, (15 anni dopo quella di Castelnuovo) come si può leggere nella chiave di volta del portale di arenaria che presenta l’iscrizione ammonitrice in latino

 

 

 

Fig.18 – La grande edicola di Cà d’Orsino

Fig.18 – La grande edicola di Cà d’Orsino

Fig.18 – La grande edicola votiva ottocentesca di Cà d’Orsino in grave stato di abbandono, ma che mostra ancora le sue peculiarità tipologiche con particolare riferimento al ricco portale in arenaria molto simile a quello dell’edicola in località Crocette

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