Amici miei, parte seconda – Lo scherzo del vescovo
2018/05/05, Vergato – Ritorna la burla, dei professionisti…
Amici miei, parte seconda – “Amici miei”, film di successo del 1975 diretto di Mario Monicelli, nato da un progetto di Pierto Germi, racconta di cinque inseparabili amici fiorentini che affrontano i loro disagi sfogandosi con scherzi a danno di malcapitati.
Negli anni 50 anche il bar Pedrelli era come il bar del Necchi nel film dove i burloni vergatesi organizzavano le loro scorribande e i loro scherzi.
Fu proprio in quel bar che nacque l’idea a Franco Gardenghi di travestiri con paramenti religiosi e con l’inseparabile amico Giuseppe Bernardi, a bordo di una Bianchi S9 di color nero, si recarono a Castel d’Aiano.
Quest’auto veniva usata dagli amici per le “zingarate” e l’autista con tanto di cappello, guanti e giacca era, solitamente, tale Mazzetti che si prestava volentieri a scarozzare la compagnia a “morosa” oppure a Villa d’Aiano, forse allora luogo di villeggiatura frequentato da belle bolognesi in cerca di frescura.
Giunse notizia della celebrazione di un matrimonio di amici comuni dalle parti di Castel D’Aiano; Peppe e Franco, travestiti uno da sacerdote e l’altro da alto prelato, decisero di presentarsi alla festa di nozze per una zingarata.
Durante il viaggio, sulle strade polverose di campagna percorrendo la strada comunale per Labante per raggiungere gli amici a Castel d’Aiano e festeggiare la coppia di giovani sposi, si erano talmente immedesimati nel loro ruolo di prelati che distribuivano benedizioni ai villici dei paesi vicini.
Alla altezza della chiesa di Labante però si trovarono di fronte ad una numerosa folla che stava aspettando il Vescovo per celebrare la Santa Cresima.
I bambini e i parrocchiani esultarono alla vista dell’auto, battendo le mani e sventolando bandierine…..l’auto però sfrecciò davanti alla chiesa ad alta velocità lasciando increduli tutti i presenti, parroco compreso.
Qualcuno addirittura rincorse l’auto gridando: “ Si fermi eminenza, si fermi, è qui…”
I fuggiaschi per paura di essere rintracciati dalle autorità, abbandonarono l’auto e gli abiti talari nascondendosi in un bar in mezzo agli avventori fingendo di giocare a carte, ma nessuno li cercò così ripresero le loro scorribande.
Fonte; Testo e foto; Umberto Bernardi