Paolo Rossi – A 100 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale; 1916, auguri di “Buone Feste” a un soldato vergatese.

2018/12/24, Vergato – Ritorna Paolo Rossi, ancora una sorpresa? No!

Un’occasione per cogliere un momento diverso, per trovare un legame tra noi e chi ci ha preceduto. L’occasione è il Natale 2018 a cento anni dalla fine della grande guerra, l’immane tragedia che sconvolse molte delle famiglie vergatesi. Una lapide in rame sul monumento ai caduti in Piazza della Pace, giardini pubblici, sta a testimoniare con i suoi nomi e cognomi alcuni dei 650.000 italiani caduti per la patria, come si usava dire.

La decisione di pubblicare questo articolo la notte di Natale ci viene rafforzata dalle parole del vescovo Matteo Zuppi che intervistato il 23 dicembre 2018 da LuPi, in occasione delle celebrazioni per la strage del Treno 904, così ha sottolineato;

…lo ricordiamo a tanti anni di distanza ma conservando l’orrore della violenza. Qualcuno potrebbe pensare.. ma questo è un modo per rovinare il Natale, ma questo è un modo invece per capire la vera forza del Natale che è la luce che vuole risplendere nelle tenebre. Queste tenebre assurde, terribili, inquietanti, del male, delle trame del male… e questa è la luce che ci è affidata perchè non accada più così. (Mons. Matteo Zuppi, San Benedetto Val di Sambro, 23/12/2018)

Paolo Rossi:  1916 – Prima guerra mondiale e auguri di “Buone Feste” a un soldato vergatese.

Se lo scorso anno ho inviato a questa redazione la ricetta della crescenta dell’uva vergatese contenuta in una lettera spedita dalla madre, al mio bisnonno Bartolomeo che nel 1910 era migrato diversi mesi in Svizzera, oggi voglio condividere con voi alcune cartoline d’epoca ricevute da lui nel periodo natalizio del 1916, quando durante la prima guerra mondiale, si trovava in prima linea sul Carso, a tu per tu con il nemico e con la morte.

 

 

Senza entrare nel merito delle drammatiche testimonianze raccolte, meritevoli forse di essere approfondite in un altro momento, credo che sia sufficiente osservare le prossime cartoline per percepire quanto venga meno quel senso di serenità e di festa che solitamente ispira il Natale.

Ecco quindi che le immagini di alberi addobbati e di doni in attesa di essere scartati, così come quelle di bambini felici e sorridenti, lasciano il posto a quelle che raccontano invece della speranza e della fiduciosa attesa di riabbracciare sano e salvo il proprio caro.

In queste cartoline di famiglia: una bambina accanto alla mamma che a mani giunte prega per il suo papà al fronte, una gentildonna sognatrice che anche solo per una breve licenza attende il fidanzato, e un bosco tanto innevato quanto silenzioso dalla cui macchia si spera sbuchi all’improvviso il proprio caro, superstite di una guerra che alla resa dei conti vide soccombere sul campo di battaglia circa 10 milioni di soldati dei quali 650 mila italiani.

Buone Feste a tutti

Paolo  Rossi

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