Sergio Varetto: 590 punti con la pistola automatica. «Un mostro!»

VN24_Varetto Arch-Fam-082016/03/29, Vergato – Franco Pezzulli, lo storico vergatese dello sport , ci racconta un momento molto importante della vicende sportive di Vergato attraverso i ritagli di giornale conservati con cura per decenni, oggi incontriamo un campione di Tiro a segno; Sergio Varetto.

Un articolo di Giorgio Maioli su Toto Stadio del 26 ottobre 1965.

L'”Oscar” infallibile. E’ il miglior tiratore dei mondo e fu escluso dalle Olimpiadi di Tokio.

Non sapevamo che i proprietari — o le proprietarie — dei tirasegno a gessetti avessero uno schedario dei tipi poco raccomandabili di coloro cioè che potrebbero mandare all’aria quell’industria colorita in quattro e quattrotto, con pochi ma ben piazzati pallini di piombo. Uno schedario con tanto di fotografia alla « segnalato », di fronte e profilo, e relative caratteristiche tecniche, e quando si presenta il tipo per solazzarsi col bersaglio paesano della sagra, i proprietari — o le proprietarie — che naturalmente hanno marcato bene a memoria le foto degli schedati, se non intendono passare sulla lista dei fallimenti, si rifiutano categoricamente di farli sparare.
Fra gli « schedati » terribili, quello con le note caratteristiche più salienti, un tipo da fotografia appesa con tanto di « wanted » scritto sotto, è Sergio Varetto, l’uomo dalla pistola facile, anzi facilissima se consideriamo che Varetto spara e centra in quattro secondi cinque sagome, bang, bang, bang, bang e bang!, quattro sencondi per finire il caricatore della pistola automatica col braccio teso, cinque spostamenti di mira senza respiro, senza un muscolo che si muova sennò addio bersaglio e addio punteggio. Il punteggio più alto che si può conseguire appunto nella pistola automatica è «600», ma è ancora nel regno dell’ipotesi più ottimistica perchè sarebbe necessario fare cinque centri perfetti per dodici turni consecutivi e forse nemmeno un robot collegato con un cervello elettronico riuscirebbe a farcela.
Tuttavia, Sergio Varetto è quasi un mostro di perfezione sensoria, un’insieme compatto di fibre nervose insensibili a qualsiasi emozione esterna, se è riuscito a sfiorare quel limite pazzesco di « 600 », registrando un « 590 » da far restare a bocca aperta. Per quanto sappiamo, un « 590 » non è mai stato segnato da nessuno o se vi è stato un supermostro della pistola automatica, anni addietro, deve aver conseguito un « 595 » o giù di lì.
Sergio Varetto aveva incominciato a sparare a Vergato a sedici anni, inseguendo una tradizione di famiglia, padre e nonno infallibili tiratori, il nonno poi sparava con fuciloni tipo « 91 ». colpendo monete al volo, sforacchiando i cappelli degli amici, spiumando le code alle galline. E il nipote crebbe a questa scuola, improvvisazione, allenamento al tiro rapido, ed oggi — a ventott’anni — è diventato infallibile, sfiorando i fatidici seicento punti che non dispera, abbastanza presto, di conseguire, se è vero che un tiratore matura dai trenta ai quarantanni. Quindi per Sergio Varetto si tratta soltanto di… allenarsi in previsione del « colpo grosso ».
Intanto, gli è stato assegnato proprio a Vergato, dove — fra l’altro — la tradizione dell’arma risale addirittura al 1880, l’Oscar nazionale del migliore tiratore per il 1965, il trofeo Bertoni, un riconoscimento che in parte cancella l’amarezza per essere stato escluso inspiegabilmente dalla squadra azzurra per Tokio.
Tuttavia, Varetto è un uomo che sa aspettare e rispondere con il polso sempre più fermo e il punteggio sempre più alto.
Giorgio Maioli