Rita Ciampichetti – Quando alle Poste… si davano le pagelle!

2023/09/17, Vergato – Un’altro pezzo di storie di vita. Poste Italiane diventate una potenza economica che spazia in quasi tutti i settori economici ma per noi usciti in qualche modo dal dopoguerra era l’ufficio postale dove c’erano impiegati e postini….

Rita Ciampichetti che raccoglie frammenti di un tempo, ci apre una finestra e ritroviamo i visi e i ricordi di quel periodo.

Quando alle Poste… si davano le pagelle

Quanto scrivo ha trovato ispirazione dall’articolo pubblicato su VergatoNews24.it riferito all’attivazione dei servizi Polis in 41 uffici postali della provincia di Bologna e dal fortuito ritrovamento in casa di alcuni direi interessanti documenti.

Nello specifico in una vecchia cartellina rinvenuta nell’ultimo cassetto di una altrettanto vetusta scrivania sono riemersi una serie di foglietti giallognoli che a partire dall’anno 1959 fino al 1969 riportavano il giudizio annuale complessivo motivato dell’Ufficiale di 1^ classe Fanini Alma Rosita nata Colombarini firmati dal capo dell’Ufficio Emilia Croce.

Mia suocera Rosita è stata una impiegata postale, penso in servizio già prima dello scoppio della guerra in quanto nell’adempimento del servizio rimase sotto le macerie causate dal bombardamento che distrusse in piazza il palazzo “La Repubblica” dove erano ubicati appunto gli uffici postali, le conseguenze per le ferite riportate alla testa e alle gambe la afflissero fino alla fine dei suoi giorni.

Quello delle Poste penso sia uno dei servizi più datati essendo nate come Regie Poste nel 1862 subito dopo l’Unità d’Italia e, specialmente nelle nostre zone, sono sempre state con i loro uffici e soprattutto grazie al personale addetto sia impiegati che postini un irrinunciabile punto di riferimento che nel tempo ha risposto con solerzia alle diverse necessità dell’utenza.

La “pagella” della Rosita mi fa sorridere e pensare ad un tempo in cui l’impiegato pubblico veniva valutato sulla base di altri criteri.

Sono stata pure io dipendente del settore pubblico e ricordo che le eventuali valutazioni venivano fatte percentualmente solo ed esclusivamente sul raggiungimento di obiettivi di progetto per il riconoscimento di eventuali incentivi.

Invece nel giudizio dell’impiegato di allora erano sottolineate anche “le eccellenti qualità morali e di carattere, per l’esemplare comportamento in servizio e fuori …..”

Direi fantastico, oggi ci appelleremo alla normativa della privacy.

Al di là di questo mi sembra di risentire la voce di mia suocera mentre rievocava particolari del suo lavoro.

Quando mi sono sposata nel 1975 e sono andata a vivere in famiglia, era già da diversi anni in pensione.

Non era una donna molto loquace, però, se capitava l’occasione, magari usciva con qualche aneddoto.

Andavo ancora a scuola e stavo preparando l’esame di maturità in ragioneria, nei compiti e nelle esercitazioni usavo la calcolatrice, lei mi guardava e sorridendo ricordava che nei primi anni del suo lavoro tutte le somme, le moltiplicazioni, i calcoli percentuali si facevano rigorosamente a mano.

Nei calcoli mentali era eccezionale e si fece parte diligente nel fare imparare a memoria alle nipoti le tabelline perché questa conoscenza la riteneva basilare per il loro futuro.

Rammentava quindi le giornate d’ufficio più impegnative, specie quelle di pagamento delle pensioni, quando alla fine del lavoro doveva fare tutti i conti di chiusura senza sgarrare di un centesimo.

L’Ufficio postale era sede anche del telegrafo e lei lo sapeva fare funzionare.

Dopo la guerra con l’avvento della Repubblica e quindi delle elezioni, tutti i dati relativi ai risultati elettorali dovevano essere trasmessi telegraficamente alle Prefetture e quindi passava infinite ore a picchiettare sul pulsante di trasmissione del telegrafo trasmettendo il messaggio in lingua Morse con segnali brevi per indicare il punto e segnali lunghi per la linea e leggendo e trascrivendo le strisciate di risposta.

A quei tempi l’impiegato delle poste diventava un punto di riferimento per consigli anche di investimento perché ai già esistenti libretti di risparmio postali vennero introdotti prima della guerra anche i buoni fruttiferi postali.

Ricordava solo con un certo rammarico che quando partorì nel 1950 non esistevano ancora leggi per la tutela delle lavoratrici madri, quindi lavorò con il pancione fino all’ultimo giorno e alla sera iniziarono le doglie, a quei tempi veniva concesso un piccolo permesso per l’allattamento che purtroppo non poté fruirne perché non riuscì ad allattare e quindi ritornò in servizio subito affidando Attilio ai nonni.

Negli anni cinquanta la sede dell’Ufficio Postale era sotto i portici dove ora ci sono i locali di Stefanelli

Rammentava invece con piacere colleghi e colleghe con i quali aveva trascorso tanti anni e con alcuni di essi ha conservato anche dopo la pensione una lunga e sincera amicizia: la Signora Emilia Croce e sua sorella Clara, zia e mamma di Paola Segalla, l’Itala Vivoli, la Ninna Scuda, l’Edda Bernardi, la Mirella Sabattini (moglie del geom. Bortolotti), la Daria Gentilini, la Loredana “Torricina”.

La Rosita era la più anziana ed alcune di loro come la Ninna, l’Edda, la Daria, la Loredana le considerava “le bambine”.

Poi c’erano gli esterni, i postini: Bartolomeo Degli Esposti, Chinni Quinto, Grandi, Pedrini, Nino Sabbioni, Donati, Ianosi….volti noti e ricordati dai Vergatesi di annata perché  personaggi che facevano parte del nostro quotidiano.

Il postino veniva a suonare alla porta quasi tutti i giorni in quegli anni senza internet, posta elettronica e sms, perché le comunicazioni viaggiavano con le  lettere e i telegrammi, i saluti si scrivevano sulle cartoline e non li pubblicavi sui social con i selfie  e all’Ufficio Postale ci andavi più spesso, ricordate le file interminabili nelle giornate di pagamento delle pensioni?

Mia suocera è sempre stata molto disponibile e servizievole nei confronti del prossimo specialmente se si trattava di una persona anziana e l’ulteriore prova di ciò l’ho ritrovata sempre per caso poco tempo fa.

Ho diversi libri ormai quasi centenari fra cui una edizione del 1923 dell’Artusi, storico ricettario seguito dalle casalinghe di allora.

Curiosa di rileggere una ricetta artusiana riproposta in una trasmissione televisiva ho ripreso in mano il libro e quale la mia sorpresa quando in mezzo alle pagine ho ritrovato una lettera datata 23 luglio 1944 e scritta da una signora probabilmente sfollata a Castel d’Aiano.

E’ stata scritta a macchina su un foglio di  carta velina sottilissimo che ha come intestazione “DIREZIONE DIDATTICA VERGATO” in cui questa Signora chiede a mia suocera alcuni servizi di carattere postale.

E’ stato difficile per la fragilità della carta e dimensioni del foglio fare la scansione, ma vi invito alla sua lettura che risulta di estremo interesse, perché percepisci la condizione di animo di quegli anni terribili, quando in tanta disperazione si cercava comunque di mantenere viva una luce di speranza.

Poi ho trovato anche una fotografia che penso sia stata scattata presso l’ufficio postale perché mi sembra di intravedere la sagoma di una cassaforte su cui è appoggiato un cappello, una lampada da ufficio ed anche per i soggetti fotografati fra i quali riconosco oltre a mia suocera, l’Emilia Pegoraro in Croce con suo marito il Maestro Croce, l’Edda Bernardi, l’Itala Vivoli, il postino Bartolomeo Degli Esposti detto “Barba”.. agli altri purtroppo non riesco ad assegnare un nome e chiedo aiuto.

Dai loro volti sorridenti, dai bicchieri tenuti in mano per un brindisi penso che stessero festeggiando un avvenimento, forse un pensionamento, però riesco facilmente ad immaginare che in quegli uffici modestamente arredati e non certo dotati delle automazioni di oggi regnava comunque una atmosfera di reciproco affiatamento alimentata dal  piacere e dall’orgoglio di svolgere bene un lavoro a servizio della propria comunità nonostante le innumerevoli difficoltà derivanti dagli anni difficili della guerra e dal successivo periodo di ricostruzione.

Rita Ciampichetti 2023

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