La racconta la Rita… Pianura versus Montagna…. o anche viceversa! (Cartoline di Alfonso Ferri)

2019/10/13, Vergato – Il secondo racconto che ci dona Rita Cianpichetti, la pubblicazione del 16 giugno 2019 sulla sua pagina FB ora anche per i lettori di VN24. Cartoline per gentile concessione di Alfonso Ferri.

Un racconto a settimana, esce la domenica.

Cartolina; Porretta Terme collezione Ferri Alfonso
Rita Ciampichetti  – 16 giugno 2019 · 

Pianura versus Montagna…. o anche viceversa
“Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano ed il culo sui colli” così dice una bellissima canzone del nostro emerito cantautore emiliano Francesco Guccini, che peraltro ha deciso di trascorrere la sua seconda giovinezza in quel di Pavana, sull’Appennino… appena appena al di là del confine tra la provincia di Bologna e quella di Pistoia.
Eh sì… direi che il territorio della provincia di Bologna è caratterizzato da una significativa diversità geografica: una parte di Comuni completamente pianeggianti, una parte di Comuni in zona collinare e montana… naturalmente con relativi abitanti: Pianigiani e Montanari.
       E’ altrettanto evidente, come d’altronde è stato scientificamente dimostrato, quanta influenza possono esercitare le condizioni ambientali di un territorio sulle caratteristiche antropologiche, comportamentali e di carattere della specie umana ivi residente e di quanto ognuna di essa, fin dagli albori dei tempi, difenda strenuamente il proprio habitat trovando un sacco di difetti nell’altro.
        Lungi da me addentrarmi in dissertazioni scientifiche, mi limiterò, sulla base dell’osservazione comportamentale e nel racconto di aneddoti delle due diverse specie di soggetti umani, a chiedere un confronto ed eventuali ulteriori gentili pareri a chi avrà la pazienza di leggere.
Premetto che io sono nata e vivo in Appennino, mia madre è decisamente Pianigiana, anzi direi sotto il livello del mare, dal momento che è nata a Portomaggiore, provincia di Ferrara, in zona valliva bonificata, mio padre lo classifico Montanaro in quanto originario di Apiro, provincia di Macerata, in zona decisamente collinare.

     L’impatto che mia madre appena sposata subì quando mio padre la condusse, in una sera piovosa del novembre del 1956, nella sua nuova casa in una contrada sperduta tra i monti in quel di Porretta Terme fu devastante!!! A distanza di tempo (63 anni per la precisione) coglie ogni occasione per rinfacciarlo a mio padre: “Tu, tu che mi hai portato lassù in mezzo a quei monti, dove non vedevo passare nessuno e con la gente che all’inizio ti salutava a mala pena, con davanti a casa solo un fosso con l’acqua che scorreva, dove d’inverno andava giù il sole nel primo pomeriggio dietro alla montagna e veniva subito buio, con tutta quella neve che veniva di inverno e non andava mai via… Io, io che ero abituata alla compagnia di tanta gente, a lavorare nella mia campagna assieme a tutte le mie amiche, a ballare e divertirmi alla sera nell’aia, a pedalare in bicicletta per chilometri senza fatica con davanti quei tramonti che d’estate non finivano mai ….. che sacrificio che ho dovuto sopportare per amore!!!!” . Questa “tiri tera” io e mia sorella l’abbiamo sentita circa quel migliaio di volte.

In effetti la montagna è difficile da vivere, specialmente d’inverno e soprattutto una volta dove non c’erano tanti mezzi a disposizione e queste difficoltà e soprattutto il conseguente isolamento hanno forse reso il carattere del Montanaro un po’ più chiuso rispetto al Pianigiano, con fatica dava confidenza alla straniero, anzi in passato direi che era diffidente anche nei confronti di chi abitava in un’altra frazione distante pochi chilometri. Lo suocero di mia sorella da Labante, nei giorni pari scavallava il Monte della Castellana per andare a morosa a Casigno dalla sua futura moglie. Doveva stare attento però a muoversi di nascosto, perché i ragazzi del posto lo prendevano a sassate. Le due località sono due frazioni dello stesso Comune di Castel d’Aiano. Quando all’anziano abitante di una frazione chiedevi il perché di queste diatribe nei confronti dei concittadini di un’altra frazione la risposta era “L’è semper sta acsè, parchè i scorren in t’un mod divers!!!”.

   Mio marito invece è un Montanaro dalla punta dei capelli fino all’unghia dell’alluce. Ama le sue montagne, in qualsiasi situazione climatica o stagione. Conosce ogni aspetto della vita in montagna, lascialo da solo in qualsiasi luogo, in mezzo al bosco, sopra un monte con la nebbia e sa cavarsela sempre stile Rambo, con un senso dell’orientamento degno di un piccione viaggiatore sa ritrovare la strada
La pianura la odia, in pianura perde l’orientamento come una balena spiaggiata.

Ricordo una infausta domenica estiva che con le bimbe piccole decidemmo di andare a trovare mia nonna a Portomaggiore. Premetto che nel 1978 non c’erano cellulari, navigatori ed altri strumenti. Per farla breve ci perdemmo in mezzo alla campagna con lui che imprecava come un indemoniato “Accidenti ma come si fa a vivere qua in mezzo…… tutte queste stradine bianche tutte uguali, tutte parallele, una che immette nell’altra, ‘sti canali puzzolenti con ‘ste zanzare assassine, ‘sto casino di cicale che fanno una “catubana” insopportabile….Un caldo infernale.. l’unica cosa alta che si vede è qualche pioppo e qualche campanile in lontananza…. Non ci capisco un cavolo!!!”. Per farla breve arrivammo a destinazione alle tre del pomeriggio in condizioni pietose.

   Mia figlia Francesca vive ormai da quasi quindici anni a Ravenna. Questo inverno è tornata per qualche giorno a casa: una notte è uscita in terrazza e guardando un cielo tersissimo ha esclamato “.. e quindi uscimmo a riveder le stelle!!!” suo padre ha ribattuto subito “..Moh sei stata tu che ti sei voluta esiliare in tutta quella nebbia di Ravenna come il Sommo!!!”… Non riesce ancora a digerire che sua figlia abbia scelto di essere Pianigiana.

Non so come la pensate voi… se è più bello vivere in Pianura o in Montagna.. io voglio concludere con l’addio struggente e ricco di pathos di Lucia dei Promessi Sposi, “Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari”. Anche se parla di monti è comunque l’addio al luogo dove si è nati e cresciuti e per il quale, indipendentemente dall’altitudine, amiamo e apprezziamo tutti i pregi e giustifichiamo i difetti perché è il solo in grado di suscitare in noi i sentimenti più profondi ed intensi di appartenenza ad un territorio.

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