A, B, C,….. “Ma proficuo si scrive con la c o con la q???” “Aspetta.. vado a prendere il vocabolario..”…

2019/12/02, Vergato – La Rita racconta:

Rita Ciampichetti A, B, C,…..

“Ma proficuo si scrive con la c o con la q???” “Aspetta.. vado a prendere il vocabolario..”…
Quante volte in passato si sono sentite queste frasi? Tante… si risolveva ogni piccolo dubbio di come si scriveva una parola o di quale era il suo significato sfogliando le pagine di quel grosso tomo che era il vocabolario e, non fate finta di non averlo mai fatto, sottovoce o mentalmente nello scorrere le pagine ripetevate anche l’alfabeto “A, B, C, D…”. Già perché, come tutti sanno, le parole nel vocabolario sono elencate in ordine alfabetico e la ricerca a volte diventava anche un po’ laboriosa. Queste riflessioni le ho fatte tra me e me oggi, quando arrampicata sopra ad una scala ero intenta a spolverare i piani più alti della mia libreria, un mobile che occupa tutta una parete dello studio e che ormai trabocca di ogni genere di pagina stampata.
Lo so che ora esistono gli E-book, che puoi scaricare i pdf dalla rete, ma vuoi mettere sdraiarti sul divano a leggere un libro, provando il gusto di sfogliare le pagine e” sniffando” l’odore della carta stampata??
Per me poi l’apice del piacere della lettura lo raggiungo dentro una vasca da bagno traboccante di acqua calda e profumato bagnoschiuma e considerato che già qualche libro è lievitato per improvvidi tuffi in acqua incidentalmente successi, capite anche voi che per gli E-book diventerebbero incidenti disastrosi e senza appello.
Fatto sta che oggi nel ripiano più alto della libreria, quasi nascosti, sono riemersi i vocabolari di famiglia: due Zingarelli di lingua italiana, due dizionari di inglese e uno di francese. Li considero di famiglia perché oltre ad essere stati utilizzati da me e mio marito, li hanno adoperati anche le mie figlie e penso anche mia nipote. Un libro riportato dal fronte da un fante della guerra del ‘15-‘18 sarebbe stato in condizioni migliori, non c’è che dire, tutto il vissuto trascorso li ha segnati in modo indelebile: copertine tagliate rappezzate alla meno peggio da vecchio scotch ingiallito, pagine polverose ricettacolo di velocissimi pesciolini d’argento, rilegature squinternate.
Li ho presi in mano con delicatezza, li ho appoggiati sul tavolo e molto affettuosamente li ho aperti.
Sono stata investita dal passato, le vicissitudini studentesche di almeno due generazioni mi sono balzate addosso, con tutto il loro peso.
Se un giorno avevi compito in classe di italiano e anche quello di inglese, ti attendeva una mattinata di sollevamento pesi, non c’erano zaini trolley, ma solo la mai dimenticata cinghia di elastico e la forza dei tuoi bicipiti che oltre ai libri dovevano trasportare anche due vocabolari.
Il vocabolario poi, specie quelli di lingua straniera, penso sia stato per un esercito di studenti la sicura cassaforte dove nascondere bigliettini, dove trascrivere nelle pagine regole di grammatica, verbi irregolari, declinazioni, frasi fatte, lo tenevi accanto, durante lo svolgimento del compito e con quella nonchalance tipica che ogni studente aveva acquisito nel corso degli anni, sfogliavi l’amico vocabolario come se cercassi una specifica parola ed intanto sbirciavi la tabella di un verbo irregolare che avevi diligentemente trascritto con una scrittura piccolissima in un quadratino della pagina.
Per questo oggi mi sono profondamente commossa quando aprendo i diversi vocabolari in alcune pagine ho ritrovato gli … chiamiamoli “appunti” miei, di mio marito e delle mie due creature. La scrittura a matita oramai è molto sbiadita, in alcuni punti quasi illeggibile, perché sono riuscita a trasmettere alle bambine quel profondo rispetto per i libri per cui era un peccato scriverli con penne e pennarelli. Mi hanno raccontato una storia fatta di patemi per le prove da superare, compiti in classe ed esami di fine anno, quando, non completamente sicuri della preparazione fatta, si ricorreva a questi piccoli espedienti e si passava la serata del giorno prima a … trascrivere gli “appunti” sul vocabolario utilizzando gli spazi più impensati.
Oggi non è più così, Google, Google traduttore, Google sinonimi ha preso il posto dei diversi vocabolari… qualsiasi dubbio che hai vai in rete per cercare una risposta. Un esempio vale per tutti: non so il tedesco, però su Youtube ho visto un video di Marlene Dietrich che cantava “Ich Bin Die Feshe Lola”, volevo tradurla, presto fatto: ho trovato il testo, lo trasferito sul traduttore di Google tedesco italiano e dal momento che volevo imparare anche la pronuncia ho cliccato sul microfono. Potenza del progresso!!! Non occorre più quando vai all’esterno avere con sé quegli utilissimi vocabolarietti tascabili che ti venivano in soccorso quando non ti ricordavi più come si diceva qualcosa, ora basta avere con se l’ormai onnipresente cellulare che oltretutto presenta il vantaggio di essere anche più leggero. Ma a scuola si usano ancora i vocabolari tradizionali???
In ogni modo dopo averli amorevolmente spolverati e rappezzato qualche dorso malandato ho riposto i miei vecchi vocabolari in uno scomparto della libreria un po’ più basso, può sempre succedere che vada via la corrente e che proprio in quel momento mi venga l’improvvisa curiosità di sapere il significato di inanità e faldistorio.

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