Rita Ciampichetti – Eccola lì…. la vecchia stufa economica della Rosita

2022/02/21, Vergato – Un racconto breve di Rita Ciampichetti che ci accompagna sulla via dei ricordi e un commento di una lettrice che coglie l’emozione del racconto;

Fanti Lorella Che racconto meraviglioso…L’ho letto riga dopo riga assalita da una nostalgia incredibile…anche nella mia famiglia da bambina ho sempre vissuto tutte queste cose avendo la stufa economica in casa …ancora ce l’ho …un Po più moderna ma sempre uguale nelle sue funzioni….quando l accendo ripenso all’amore che i miei genitori avevano per la stufa… mia mamma ci cucinava x tutto l’inverno mentre mio padre era colui che stava dietro al fuoco affinché non si spegnesse e quindi lo alimentava spesso con la legna… era bello stare a guardarlo li alle prese con la sua stufa… e fino a che non se ne è andato all’eta di quasi 95 anni se ne è sempre occupato lui…io ho imparato tanto e mi piace accendere il fuoco come mi ha insegnato lui e starci dietro… ancora nei mesi invernali ci metto le bucce di aranci e mandarini per il profumo che si sprigiona attorno… mi sembra di ritornare bambina… un Po come mi è successo oggi leggendo questo splendido racconto di Rita Chiampetti

La cucina economica.

Eccola lì…. la vecchia stufa economica della Rosita, un po’ impolverata, con il coperchio chiuso, sopra a cui è stata appoggiata l’affettatrice che non viene mai usata, ha ancora inserito  il tubo del fumo che si eleva verso il soffitto della cucina per andare ad infilarsi dentro una delle tante canne fumarie inattive della casa.

La stufa economica è stata, fino alla fine degli anni sessanta, il cuore pulsante di tante cucine e penso che ancora oggi sia ancora utilizzata dai nostalgici, magari in qualche tavernetta, per la cottura degli alimenti.

Se chiediamo però ad uno molto giovane se sa come funzionava probabilmente ci guarderebbe con occhio interrogativo o azzarderebbe qualche risposta molto intuitiva.

La stufa economica non era un elettrodomestico, in primis perché non aveva bisogno certo della corrente elettrica per funzionare, ma solo di buona legna, però, come un modernissimo elettrodomestico, era un potente apparecchio multifunzione dotato a mio parere di un’anima che la faceva diventare una componente viva della famiglia, praticamente durante tutto l’anno.

Ha riscaldato i ricordi più felici della nostra infanzia essendo stata testimone silenziosa di tutto quello che avveniva in famiglia e quando ritorno indietro con la memoria, pensando alla stufa economica, mi vengono in mente quasi sempre  solo particolari molto lieti.

Nella mia famiglia la cucina economica ha funzionato come unico sistema di riscaldamento e cottura sia nella casa di Porretta Terme che a casa Gentilini a Vergato, l’abbiamo dismessa quando siamo andati ad abitare in un appartamento con il riscaldamento centralizzato.

Però ho ritrovato la stufa economica quando, appena sposata, sono andata ad abitare con la famiglia di mio marito. Pur essendo l’appartamento dotato di termosifoni, mia suocera Rosita non rinunciava assolutamente alla sua cucina economica, perché come diceva sempre: “An i é furnèl a gâs ch’téggna, fèr da magnèr con la stûa l é tótt un èter quèl!”. Il risultato era quello che, specialmente in inverno, in cucina si potevano raggiungere temperature simili a quelle della Death Valley.

Per capire meglio il ruolo della stufa economica e per chi non ha mai avuto la fortuna di conoscerla è opportuno descriverne il funzionamento che, onore al merito a colui che lo aveva studiato, sfruttava nel modo più ottimale il calore prodotto dal fuoco.

Descriverò perciò quella di quando ero bambina, era bianca con belle cromature  ed aveva tre sportelli in fila sul lato sinistro che chiudevano tre scomparti: il primo scomparto, rivestito di refrattario, era quello del fuoco, dove andavano messi piccoli ciocchi di legna appoggiati su una griglia e accesi,  sotto c’era lo sportellino per la regolazione dell’aria e l’ultimo in fondo conteneva il cassetto dove si raccoglieva la cenere risultante dalla combustione.

Sulla destra era posizionato il forno per la cottura dei cibi e sotto uno sportello più basso che poteva essere utilizzato come scaldavivande, mia mamma in quest’ultimo invece teneva i prodotti per la pulizia della stufa e metteva a scaldare ciabatte e pantofole, così chi tornava a casa le trovava belle calde. Un vero e proprio pensiero d’amore.

Sopra la stufa aveva un piano di cottura fatto con la ghisa che quindi scaldandosi liberava tantissimo calore, costituito da aperture circolari che erano chiuse da una serie di anelli concentrici. A volte per il calore i cerchi diventavano rossi.

Con un attrezzo fatto a forma di uncino si potevano togliere al bisogno i vari cerchi per mettere a contatto diretto con la fiamma le pentole per la bollitura o le padelle per friggere secondo la loro dimensione, oppure si lasciavano tutti chiusi utilizzando il piano per le cotture più lente a seconda del posizionamento del tegame più o meno distante dal centro.

L’abilità della massaia, per ottenere un ottimo risultato di cottura, stava appunto nel sapere regolare l’intensità del fuoco e nel sapere correttamente posizionare i tegami sul piano di cottura. Ricordo ancora il tegame del ragù della Rosita che sobbolliva pianissimo su un lato della cucina economica sprigionando tutto il suo profumo.

Attorno al piano di ghisa solitamente girava un tubolare cromato con funzione di sicurezza, dove si agganciano i vari accessori oppure noi lo utilizzavamo per asciugare i canovacci umidi utilizzati in cucina.

Poi c’era la “buiotta” dell’acqua calda, vale a dire sul lato destro del piano di ghisa era inserito un serbatoio rettangolare dotato di coperchio e  manico, sempre riempito di acqua che diventava caldissima perché riscaldata dal fuoco. Con quella mia mamma riempiva le borse dell’acqua calda per la notte o la metteva nel catino alla mattina per lavarci prima di andare a scuola.

Solitamente poi attorno al tubo del fumo era fissata una raggiera con delle stecche estendibili da utilizzare per appendere indumenti da asciugare, mia figlia Laura nacque in novembre e ricordo ancora le pezze, allora non usavano gli attuali pannolini a perdere, stese sopra la stufa economica per l’asciugatura.

Il tubo dei fumi poi a seconda del percorso che aveva poteva portare calore anche in altri ambienti, a volte lo si faceva passare apposta nelle camere da letto immettendolo in una canna fumaria più lontana dalla cucina.

Vi sfido a trovarmi  oggi un unico elettrodomestico in grado di fare tutto questo: riscaldare l’ambiente, cuocere sia al forno che in piano gli alimenti, disponibilità di acqua calda, asciugare canovacci e indumenti, tenere in caldo le vivande, umidificare l’aria, incenerire i pochi rifiuti secchi che allora si facevano e che si buttavano nella stufa.

La stufa economica, come prima di essa il camino, è stata un punto di aggregazione della famiglia e degli amici. D’inverno, quando si andava a veglia nelle diverse case di amici e parenti, si stava in cucina attorno alla tavola a fare delle chiacchiere o a giocare a carte, aspettando che le “frugiate” finissero di abbrustolire sul piano di ghisa e che il vino brulè prendesse il bollore nel pentolino accanto, le bucce dell’arancia e dei mandarini venivano messe sulla stufa affinché sprigionassero tutto il loro aroma, così che l’aria ben presto si saturava di profumi buonissimi.

A me piaceva anche il profumo della pentola del brodo che sobbolliva piano la mattina della domenica, mentre arricciavo il naso quando la mamma metteva sulla stufa il bollitore del bucato.

Come detto funzionava a legna, ed anche l’approvvigionamento di questo combustibile, in alcuni casi, costituiva per la comunità occasione di aggregazione e aiuto reciproco.

A casa Gentilini tutti i condomini avevano la stufa a legna, per questo motivo in un certo periodo estivo, il grande cortile dietro la casa iniziava a riempirsi di tante cataste di legna, mucchi di tronchi interi, o pezzi di legna già tagliati, poi arrivava l’uomo della sega a nastro, piazzava il suo trabiccolo in mezzo al cortile e iniziava a fare a pezzi i tronchi interi. Successivamente ci si aiutava a vicenda per stivare i pezzi di legna nelle diverse legnaie, componendo ad arte muri perfetti, mio padre era bravissimo, in inverno toccava poi a lui rifornire di legna la stufa, considerando che abitavamo al secondo piano e la cesta era pesante da portare.

Solitamente un altro compito del babbo era quello di pulire il piano di ghisa della stufa di solito a caldo, utilizzava la carta vetrata per togliere le eventuali incrostazioni o sedimenti di sporco e poi con uno straccio di lana passava un prodotto in pasta chiamato Metalcrom che sulla superficie calda sprigionava un fumo da un odore particolare, il piano ritornava lucidissimo.

Pensandoci non posso fare poi  a meno di riprovare il sollievo incredibile di quando, di ritorno dalla scuola o dopo i giochi sulla neve, infilavo i piedi gelati dentro al forno caldo della stufa  e a come venivano squisite le lasagne e le mele cotte lì! Un altro particolare ricordo culinario era quando mia mamma apriva lo sportello del fuoco e se c’erano le braci prima di mettere dentro altra legna, infilava in un forchettone una fetta di pancetta o di salsiccia e la faceva abbrustolire, asciugando il grasso che colava su una fetta di pane toscano, si gustava poi questo formidabile panino ancora caldo e fragrante alla faccia del colesterolo che a quei tempi non usava ancora, oppure posizionava una o due uova nel serbatoio della cenere calda dove c’era anche qualche piccola brace e li lasciava covare al caldo fino a quando, come diceva lei, non sudavano, poi li tirava fuori faceva sopra un buco, inseriva due chicchi di sale grosso, prendeva un bacchetto, mescolava e me lo serviva dentro ad  un portauovo corredato da fettine di pane abbrustolito sopra la stufa da “tocciare”. Mai più ho sentito uova  alla coque più buone di quelle.

La stufa economica era così, amplificava attorno a sé lo stesso calore della mamma e della tua famiglia, ti teneva compagnia con il crepitare della legna mentre nella stagione fredda facevi i compiti sulla tavola della cucina, mentre tua madre, in silenzio per non disturbare, sfaccendava attorno.

Guardo nostalgica la stufa economica della Rosita e le dico: “Ma lo sai che sei diventata fuorilegge?”

E già…. con le normative per la qualità dell’aria, molte Regioni hanno introdotto sanzioni pesantissime per chi si azzarda ad accendere stufe e camini a legna.

Riescono sempre a stupirmi le contraddizioni normative tipiche del nostro Paese!

Dopo avere incentivato l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, per cui molti, anche per un discorso economico, nel corso degli anni avevano iniziato ad utilizzare camini e stufe a pellet o a legna per lo sfruttamento delle biomasse legnose adeguandosi alle normative allora in vigore, di “asciutto in secco” sono state emesse quelle per la qualità dell’aria molto più restrittive, che imponevano parametri completamente diversi e per giunta con effetto retroattivo.

Ovviamente ci sono state proteste, anche da parte di alcuni Sindaci.

Oggi nella nostra Regione, Emilia Romagna,  è vietato l’utilizzo di caminetti e stufe a legna o pellet  di classe fino a due stelle comprese in tutte quelle abitazioni in cui è presente un sistema di riscaldamento domestico alternativo e che sono ubicate in tutto il territorio regionale sotto i 300 metri di altitudine.

Fortunatamente essendo stati esclusi i Comuni montani, dato che il Comune di Vergato ricade nel territorio dell’ex Comunità Montana penso che sia possibile possedere ed utilizzare una stufa a legna purché di classe superiore alle due stelle.

La nostra vecchia stufa penso che di stelline non ne possieda nemmeno una e quindi continuerà ad essere utile come base di appoggio per l’affettatrice, anche se sono convinta che lo stratosferico aumento del costo del metano e dei combustibili e le inquietanti prospettive nel quadro geopolitico europeo con la crisi Ucraina- Urss, costringeranno parecchi di noi a riprendere in considerazione, indipendentemente dal numero di stelline, queste antiche tipologie di riscaldamento ancora presenti in qualche angolo delle proprie case  come pezzi di antiquariato e probabilmente rivedremo parecchi camini nuovamente fumare.

Rita Ciampichetti – Vergato 20/02/2022

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