Peppe Bernardi in memoria

2020/03/05, Vergato – Una notizia temuta ormai da tempo, quella della scomparsa di Peppe Bernardi uno degli ultimi personaggi che hanno lasciato un segno nella vita vergatese. Burle, buon umore e contatto con le persone, le caratteristiche delle persone della Vergato dei tempi andati. Lo abbiamo rivisto in video nei giorni scorsi nella proiezione in biblioteca ancora una volta in coppia col suo amico Franco Gardenghi (vedi video in fondo pagina). Mentre siamo vicini al figlio Umberto, coofondatore di Vergatonews24.it, estendiamo le più sentite condoglianze ai familiari tutti.

Le esequie saranno celebrate domani 6 marzo 2020 alle ore 14,00 presso la Chiesa Parrocchiale di Vergato.

Non è facile descrivere una persona a chi non l’ha conosciuta, ci riesce bene un’altro vergatese, Graziano Uliani, direttore artistico del Porretta Soul Festival e amico di Peppe che ha raccolto alcune memorie;

Alcuni anni fa chiesi ad alcuni amici  di raccontare le loro storie sul piccolo mondo delle osterie  e sui loro avventori per un pezzetto da pubblicare sulla rivista Nuèter.  Mi serviva un vergatese DOC, un testimone del tempo e allora andai subito a cercare “Peppe” Giuseppe Bernardi.  Era la memoria storica di Vergato, nonché titolare della storica drogheria Bernardi (con mescita vini), l’attuale Caffè della Piazza.

Però era soprattutto unico per la competenza e la sottile ironia con cui corredava i propri racconti.  Mi raccontò la situazione  prima della seconda guerra mondiale con alcuni gustosi episodi partendo  dai luoghi del misfatto, ovvero dai ruderi della stalla della Antica Locanda della Campana e gli scattai  anche una foto.

Ci mancherai caro Peppe.

Osterie di Vergato – ricordi di Giuseppe Bernardi

Albergo ristorante il Montone (situato nell’attuale Via Monari)

Osteria la Campana – locanda con camere (situato nell’attuale Via Comani)

Osteria la Castellata di Lisa Guernelli (situato nell’attuale Piazza Capitani)

Ristorante albergo il Giardinetto (situato nell’attuale Piazza Matteotti)

Albergo ristorante la Pace (situato nell’attuale Via Roma ora palazzo Unicredit)

Osteria – Tabacchi – Generi alimentari Canarini (situato nell’attuale Via Minghetti)

Osteria il Quintale (situato nell’attuale Via Marconi, Pizzeria la Brace)

Drogheria Bernardi Giuseppe con distilleria e mescita liquori (situato nell’attuale Piazza Capitani, La Caffetteria )

Parlando di osterie

Siamo nel 1928 nella sala del cinema della casa del fascio, sita nella piazza del monumento ai caduti, fervono i preparativi per ricevere il federale.

Il geometra Corazza ha progettato due grandi fasci littori, alti tre metri da posizionare in piazza, tra l’albergo Montone e l’attuale bar Pedrelli.

Il decoratore Sante Carletti viene incaricato di trascrivere i motti del duce nei punti più visibili e frequentati del paese e vengono scelte le facciate delle case in prossimità di ristoranti e osterie.

Titolare dell’impresa è il signor Fiorini, muratore e tinteggiatore, scelto perché vicino alle idee del partito.

Il signor Fiorini ha il compito di preparare il lavoro per il signor Carletti tinteggiando in bianco le pareti in modo tale che  i motti del duce siano più visibili e tutti possano trarne incitamento ad agire.

Come è stato detto, il signor Fiorini simpatizzava per il partito fascista mentre Carletti era di idee socialiste, e personaggio molto ironico e fine umorista, decise di scrivere questi motti nei punti meno appropriati.

Davanti al bar centrale dove i clienti, durante le caldi estati, solevano fare la siesta scrisse sul muro:

“Noi siamo contro la vita comoda”;

In via Canale nella casa nella Minghina, dove c’era una rivendita di frutta, verdura e formaggi, casa a un piano, forse la casa più bassa di Vergato, accanto all’osteria la Castellata di Elisa Guernelli scrisse:

 “ Sempre più in alto per vedere oltre”;

All’osteria Campana,  situata presso una curva, priva di parapetto, che portava direttamente nel fiume Reno scrisse:

 “Noi tireremo diritto”;

Sopra la casa dell’osteria Canarini vivevano due coniugi ormai in tarda età, senza figli, Carletti scrisse:

 “Se le culle sono vuote la nazione invecchia e decade”;

Il motto “Credere, obbedire e combattere” fu scritta all’osteria di Quintale vicino alla stazione, dove i clienti erano sempre in lite tra loro per il vino o per il gioco.

Albergo ristorante Il Montone

Il Montone ha conosciuto un periodo di celebrità, bravo il cuoco Ciamone, ottimo il servizio, organizzato con gusto dalla moglie Olga Lenzi.

Albergo ristorante, quasi di lusso, attrezzato con una bella sala da pranzo al piano terra. Entrando, alla sinistra, uno scalone portava al primo piano, si accedeva ad  una sala elegante con carta da parati stile veneziano e raffinati tendaggi alle pareti.

Sala dedicata ai pranzi nuziali e alle feste da ballo, con una bella terrazza che dava sulla piazza con vista del palazzo dei Capitani della Montagna (palazzo comunale)

Nel periodo estivo la sala superiore e la terrazza erano riservate agli ufficiali della 35° fanteria che faceva il campo estivo ai Serrini.

Il campo si concludeva con il gran ballo ufficiali  (“ballo dei cadetti”) nella terrazza del Montone. A quest’evento  intervenivano le ragazze di Vergato accompagnate dai genitori e intratteneva i presenti la celebre orchestra “Val del Reno” di Carlo Natalini.

Il cliente più affezionato dell’albergo il Montone era il dottor Della Valle, medico comunale di Vergato.

Il medico era servito con premura dalla signora Olga, che apparecchiava la tavola del dottore con posate d’argento, piatti di ceramica e due bicchieri in cristallo, ma il dottore bevendo solo vino usava un solo bicchiere.

Nello stesso periodo il Montone aveva acquistato un nuovo cliente, il signor Serra di Roffeno, che affascinato dai modi eleganti del dottore, chiese a Olga un tavolo vicino e apparecchiato allo stesso modo.

Serra parlava in dialetto ma si sforzava di tradurlo in italiano, come il dottore e tentava anche di imitarlo nei modi raffinati.

Quando Olga gli presentò il menù Serra disse:

“mi porti tutto quello che ha ordinato il dottore”,

ma non riusciva a capire a cosa servisse il calice grande che il dottore non usava mai. Fu colpito da un particolare : a fine pranzo il dottore si lavava le mani in una ciotola d’acqua. Un bel giorno, dopo aver mangiato e bevuto come il dottore, riempì il calice grande d’acqua, tolse dal taschino della giacca uno spazzolino e si lavò i denti. Lavati e risciacquati, spruzzò l’acqua fuori della finestra, bagnando i passanti essendo la sala da pranzo era a piano terra.

Diventò cliente abituale dell’albergo Montone anche la signora Serra. Un giorno terminato il pranzo i coniugi Serra presero la corriera per Bologna; la corriera tardava a partire e la signora spazientita per il caldo e per il troppo mangiare era nervosa e insofferente, il marito la consolò dicendo la famosa frase: “Cara non fare la fichessa quando la corriera si amolla l’aria sfilla”.

Un’altra volta al ristorante la signora Olga, proprietaria del Montone, propose ai coniugi Serra delle Fiorentine ma il signor Serra rifiutò dicendo: “Ci porti due bistecche piccole perché non siamo mica cannibali”.

Il signor Serra ricorda la maschera modenese di Sandrone,  che volendo ad ogni costo parlare in lingua italiana, commette errori e deformazioni di pronuncia tali da provocare risate a chi l’ascoltava.

Il sig. Serra abitava in Roffeno in una bella villetta con giardino pieno di fiori che  curava personalmente.

Un giorno una macchina rimase in panne proprio davanti al suo cancello, un signore scese dall’auto, aprì il cofano e chiese al signor Serra una chiave inglese, il signor Serra cercò nel ripostiglio ma non trovò nulla e disse al malcapitato:” Mi dispiace ma non la trovo, capirà, con tutti questi capitisti”.

Il signore lo corresse: “ Vorrà dire capitalisti”, Serra replicò: “No, no i capitisti quelli che capitano e con la fretta si portano via tutto”.

La parte destra dell’albergo Montone era la vera osteria con cortile interno.

La parte più antica aveva ancora le stalle per i cavalli che il  lunedì, giorno di mercato, venivano ancora utilizzate.

Col passare del tempo, le cose peggiorarono la crisi e la guerra portarono ad un periodo di austerità. Le sanzioni, la tessera annonaria, mancava tutto e durante i freddi inverni si preparavano palle con i giornali da bruciare nella stufa per riscaldare.

Al montone un gran pezzo di legna bruciava nel gran camino, della sala di seconda classe, piena di gente alla buona, gran bevitori dove veniva loro offerto il lesso bollito e sottaceti vari rimasti dai pranzi del ristorante.

Ciamone chiamò Carletti e sopra il banco della mescita del vino sul muro bianco fece scrivere la frase che rese famosa l’osteria:

“Riscalda più il vino Sangiovese che il carbone inglese” (il carbone allora non si trovava). Questo detto fu talmente gradito che fu scritto anche nel locale dell’osteria Casetta.

Osteria la Castellata di Lisa Guernelli

Il ricordo che ho chiaro della vecchia osteria della Castellata è la proprietaria Lisa Guernelli donna di mezza età, piccola ma piena di energia.

Vestiva completamente in nero, con un fazzoletto nero in testa, come fosse vestita a lutto. Nella sua piccola cucina era una bravissima cuoca, le sue specialità erano le taglioline e i tortellini in brodo che di solito preparava il sabato e la domenica.

Il giovedì e il venerdì preparava pasta e fagioli con le cotiche. La  sala grande e buia era all’interno del locale senza finestre con solo due lucernai che prendevano luce e aria da via del Canale (ora Via Pedrini).

Tutte le sere fino a tarda ora vi erano gare di briscola e tresette con abili giocatori, discussioni, grandi bevute e tanta allegria. Da ragazzo, quando si faceva tardi in negozio, mio padre mi mandava, con un tegame, a prendere quattro porzioni di taglioline in brodo dalla signora Lisa, vera specialità.

Il ristorante il Giardinetto

Il ristorante il Giardinetto Verso gli anni 30/35 era gestito dalla signora Gori di Bologna, era un piccolo ristorante con pochi posti coperti, una piccola sala dove si organizzava un ballo mascherato in periodo di carnevale dalla società il Bocciolo, composto di pochi soci. Aumentando i soci il veglione del Bocciolo si trasferì nella sala delle scuole municipali.

L’osteria la Campana

La Campana grande osteria con stalla per i cavalli. La cucina era ottima, rinomata per le tagliatelle, le lasagne, zampone, cotechino con lenticchie.

I clienti dell’osteria  erano soprattutto gente di passaggio, il lunedì, giorno di mercato, e per le fiere si riempiva della gente dei paesi vicini.

Drogheria Bernardi Giuseppe con distilleria e mescita di liquori

L’antica drogheria Bernardi Giuseppe fu fondata nel 1892 era denominata “ butega d’la Maria ‘d Mingon” (La bottega della Maria Di Mingone) il nomignolo Mingone (traduzione dialettale di Domenico) era riferito a mio nonno, mentre in realtà era la nonna che si chiamava Domenica. Il negozio era lungo e basso il colore dell’arredamento era rosso smaltato con finiture nere. Il negozio era separato dal magazzino della vendita all’ingrosso

Da  un piccolo bar per la mescita degli alcolici e superalcolici con tanti specchi per dare profondità all’ambiente, un lavello circolare con bordo cromato per sciacquare i bicchieri mentre il piano di mescita era in alluminio.

Si vendevano tutte le misure per dolci con i misurini bollati dalla finanza, dal decilitro al quartino al mezzo litro. Il negozio con il piccolo bar apriva alle sette del mattino e già alla porta di legno antico sostavano le due sorelle Paolina ed Elvira Macchelli vestite con corpetto tirato a stringhe,  gonne lunghe e ampie, stivaletti col tacco alto e pettinatura stile impero, capelli nerissimi di tintura raccolti e ciuffo.

Entravano come due manichini, gentilmente salutavano con discrezione: “Buongiorno signora Maria”. Si mettevano davanti al piccolo bar appoggiandosi al bancone dicevano ad alta voce: “Il solito rumino”.

Il commesso Primo Funti preparava i due bicchieri (non bicchierini) stappava la bottiglia del rum e la metteva a disposizione delle due signore poi riprendeva il lavoro della vendita di  alimentari e all’ingrosso, dimenticando le signore che dopo diverse ore passavano alla cassa, ondeggiando, pagavano alla signora Maria due bicchierini e uscivano allegre cantando.  Fu  cosi che la nonna Maria, per controllarle segnava la bottiglia con una tacca in nero. 

 Tutti i liquori venduti nel piccolo bar erano prodotti nella distilleria a fianco del negozio,  sei botti di rovere  dove invecchiavano i vari liquori: Il Vergatello,  Buffalo Bill,  Centerbe, Rum ecc…

Per i liquori Vergatello e Buffalo Bill, mio nonno vinse un premio alla fiera di Milano. Il Vergatello era di colore verde per indicare l’acqua del torrente che bagna Vergato, mentre il Buffalo Bill apparteneva a colore Rosso in ricordo dell’eroe americano che venne a Bologna con il circo equestre ai Prati di Caprara.

Le bottiglie che contenevano questi liquori erano di vetro di murano ordinate da mio nonno e messe in bella mostra nel negozio. La bottiglia del Vergatello rappresentava un pescatore con tanto di lenza, rete e pesciolino mentre il cappello serviva da tappo. La bottiglia di Buffalo Bill aveva la forma di cow boy con tanto di pistola e fucile.

Specialità della distilleria Bernardi Giuseppe:

Liquori: Liquore dell’appennino il Vergatello, Chartreuse verde, Charteuse gialla, Elixir coca Boliviana, Curacao tipo Olanda, Kummel tipo monaco, Kummel cristallizzato, Anisett tipo Bordeaux, Crema di cacao, Rosolio di vaniglia, Cordial Buffalo Bill, Kirswasser, Slivoliz, Centerbe, Latte di vecchia.

Sciroppi: Lamponi (specialità), Granatina, Limone, Tamarindo

Rhum: Rhum Inglese Giamaica, Rhum extrafino, Rhum fino, Rhum bianco.

Cognac: Vendita esclusiva del rinnomato Cognc Fin Champagn j. Fremy Fils Bordeaux, Cognac superiore, Cognac Itagliano.

Amari: Elexir Bernardi (specialità), Amaro Felsina, Ferro china, Fernet tipo Milano, Bitter Milano, Amaro di china, Amaro Montenegro, Fenet Branca, Elexir camomilla.

Dopo la guerra i gestori della attività di mio nonno diventammo io e mia sorella; il negozio di alimentari e il bar si ingrandirono, i clienti erano sempre numerosi, ma uno dei clienti più particolari era Sandro di Roncafamone.

Arrivava sempre presto la mattina e lasciava la bicicletta appoggiata fuori del bar. Una mattina arrivò senza la bicicletta e ordinò come il solito una doppia grappa.

Chiesi a Sandro: “Non hai la bicicletta?”, Sandro si diede  un colpo in testa e disse: “Me la sono dimenticata fuori porta Canarini!”. (Altro bar di Vergato)

Due signori di Bologna che stavano bevendo un caffè chiesero se anche a Vergato ci fossero le porte come a Bologna.

Altro cliente mattutino era l’amico Carletti

Una mattina due persone di Vergato (che non dico il nome) parlavano tra loro di vari interessi.  Parlavano di milioni, chi spendeva qua chi spendeva là.

Carletti andò in mezzo a questi signori e con una mano in tasca continuava a dire: “Ona dou, ona dou” (una, due, una, due).

Uno di questi signori disse: “cosa sta dicendo signor Carletti?”.

Carletti rispose: “Io conto le mie balle voi contate le vostre”.

Conclusione

Non so dire se a Vergato la gente fosse quella della canzone del Trastullo, vecchia società carnevalesca:

“Trastullo, oh! Che bellezza

Ci dà la gioventù;

la gioia e l’allegrezza

che non finisce più!

Trastullo vuol dire gioia:

Cantate assieme a noi

Amor… Amor…

Trastullo Ancor…”

Oppure quella della canzone di Carlo Natalini:

“Sei la capitale con simbolo il cinghiale,

culla d’allegria e di cordialità

I vergatesi si amano come tanti fratelli

San dimenticar, sono i più belli.

Cara Vergato paese amato

Siamo felici, orgogliosi d’essers artruvà

E tutti uniti noi gridiamo viva Vargà”

Oppure ancora la canzone ufficiale della società  il “Setaccio”:

“Battete pur le mani

Quando arriviamo noi

Portiamo lasagnette

E fiaschi di buon vino

Cantate tutti in coro

Il setaccio è tutto d’oro.”

Non so se la gente di Vergato, un tempo, era veramente piena di  allegria, felice e generosa come nelle tante canzoni che raccontavano di feste balli e mangiate, oppure era quella raccontata dal poeta popolare Angelo Gherardi detto il Tasso ;

“Acqua stagnante

biscie, zanzare e rane

gente ignorante

e non cortese

ecco Vergato,

questo è il mio paese”

La verità, forse, come tutte le cose sta proprio nel mezzo.

Graziano Uliani

Il video con l’intervista proiettato recentemente e che il figlio Umberto e il Circolo Burattini Galeazzo Marescotti ha voluto diffondere su YouTube perchè sia patrimonio di tutti.

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