Quando si è costretti a tornare indietro – Alcune considerazioni di Rita Ciampichetti su un tema di oggi

2022/10/08, Vergato – Un racconto breve? Una considerazione sui tempi attuali? Tempo di bilancio o è il tempo di pagare “la bolletta” per gli errori di una generazione?

La mia generazione ha perso… l’Album del mitico Giorgio Gaber:

GIORGIO GABER – VERSO IL TERZO MILLENNIO in questo brano c’è tutta l’amarezza di una generazione che “ha perso”, ma una piccola speranza alla fine affiora nella frase “ma io ti voglio dire che non è mai finita, che tutto quel che accade fa parte della vita” che nel video il signor G rivolge al piccolo nipote.

Rita Ciampichetti allarga il discorso con alcune attualizzazioni che vale la pena dedicare cinque minuti;

Quando si è costretti a tornare indietro

L’inverno ormai è alle porte e penso che la maggior parte di noi sta vivendo un periodo di ansia e preoccupazione.

Ci siamo appena risollevati, almeno pare, da due anni di costrizioni dovute alla pandemia Covid per trovarci in piena crisi energetica e con sopra la testa il timore di una guerra a livello mondiale.

L’energia elettrica, il metano hanno raggiunto costi di mercato quasi surreali e la gente si domanda smarrita come potrà fare fronte al pagamento delle prossime bollette rendendosi poi conto tutti i giorni come  l’impatto di questi aumenti stratosferici  incide inevitabilmente anche sulla spesa alimentare, sui trasporti e tutti i servizi con un indice d’inflazione a settembre dell’8,9%.  Molti purtroppo si troveranno di fronte alla scelta: mangio o mi scaldo?

Come durante il periodo di lockdown 2020 i social traboccavano di consigli su come fare il pane in casa, di suggerimenti per passare il tempo, di tutorial con lezioni di yoga e ginnastica domestica, ora, direi con un impatto più inquietante, iniziano a imperversare suggerimenti per comportamenti di risparmio energetico: come cuocere la pasta e lavare i piatti, annunci per l’acquisto di lavastoviglie e lavatrici a mano, come risparmiare sulle bollette luce e gas, facendoci già intravedere i possibili scenari di inevitabili sacrifici o comunque di adozione di abitudini all’insegna di un rigoroso  risparmio a cui non siamo più abituati.

La mia generazione è quella degli anni del boom economico che ha vissuto una escalation della qualità di vita. Gli anni della nostra infanzia sono stati certo all’insegna di una vita moderata, i nostri genitori avevano vissuto le privazioni della guerra, la durezza del lavoro e quindi ogni attività familiare era svolta tenendo ben presente i principi del risparmio, della semplicità, della previdenza.

Però è innegabile che successivamente abbiamo vissuto lunghi periodi di benessere caratterizzati da pace, prosperità con ampie prospettive sulla loro durata. I nostri figli sono cresciuti protetti, li abbiamo aiutati a farsi una famiglia magari comprando loro l’abitazione, i nostri nipoti saranno quelli che si dovranno svegliare dall’illusione di riuscire a mantenere lo stesso progresso della qualità di vivere. Sarà  purtroppo la generazione dei  passi all’indietro e nostro malgrado con un esame di coscienza dobbiamo anche assumercene la colpa perché in tutti questi anni presi dalla sfrenatezza dell’avere ancora, anche se non ne sentivamo la necessità, abbiamo consumato di più rispetto a quanto prodotto. L’inettitudine di leader non degni di tale nome, la sete inesauribile di potere di lobbies a livello mondiale, interessi economici che travalicano il bene comune hanno fatto il resto, consegnandoci l’attuale realtà.

La Storia lo insegna che dopo periodi di benessere possono succedere anni di inevitabile declino, pensiamo alla caduta dell’impero romano con l’inizio del Medioevo, nel secolo scorso la grande crisi del 1929 negli Stati Uniti con nefaste conseguenze sulle economie del resto del mondo.

Circa cinquanta anni fa abbiamo vissuto un altro, per fortuna breve, periodo di crisi energetica. Infatti nel  1973 quando i paesi esportatori del petrolio aumentarono il prezzo del greggio del 70%. l’allora governo italiano impose un periodo di severa austerità durato dai primi giorni di  dicembre 1973  fino al 2 giugno del 1974.

Le domeniche e i giorni festivi fu vietata la circolazione delle auto, l’illuminazione pubblica fu ridotta del 40%, le luci delle insegne delle attività commerciali dovevano restare spente, i negozi chiudevano alle 19, i bar e i ristoranti a mezzanotte, gli uffici pubblici alle 17.30.

Per invogliare la gente ad andare a letto prima la televisione alle 22,45 massimo alle 23 interrompeva le trasmissioni, l’Enel ridusse la tensione del 6-7% dalla 21 alle 7, limitando così la possibilità di usare elettrodomestici nelle case. Furono mesi bui a tutti gli effetti.

L’embargo del petrolio fortunatamente terminò a marzo 1974 e quindi la crisi energetica rientrò un po’ed iniziò il periodo delle domeniche con le targhe alterne pari e dispari.

Fu un breve assaggio di quelle che potevano essere le conseguenze di una crisi energetica, ma come sempre succede la cicala che in ognuno di noi cantò e ci fece presto dimenticare questi sacrifici e fummo tutti di nuovo travolti dal consumismo degli anni ottanta.

Ora ci risiamo e l’altra sera ripensavo agli anni dell’infanzia quando d’inverno il riscaldamento era la stufa economica che ardeva in cucina ed assicurava in quell’ambiente una temperatura di circa 30°, mentre nel resto dell’appartamento giravano i pinguini, quando andavi a letto presto sotto una coperta imbottita di 10 chilogrammi a decimetro quadrato che ti piegava le dita dei piedi dopo avere riscaldato le lenzuola con il prete e la suora, ricordo che fumavano per l’umidità prodotta, a come al mattino eri svelta a lavarti l’indispensabile e  a vestirti per correre subito in cucina a fare colazione, al dolore dei  geloni che ti venivano alle mani e ai piedi provocati dal freddo, alle urla della mamma quando lasciavi la luce accesa un istante di più del dovuto.

Dobbiamo tornare indietro, rispolverare le raccomandazioni e le abitudini di nonni e bisnonni, quelli che hanno vissuto gli anni bui della guerra con le conseguenti infinite privazioni.

Riprendo un proverbio orientale che dà il senso di quello che ciclicamente si ripete nella Storia:

“Tempi difficili creano uomini forti, uomini forti creano tempi facili. Tempi facili creano uomini deboli, uomini deboli creano tempi difficili.”

La mia generazione è stata quella degli uomini deboli che vivendo i tempi facili del boom economico hanno inevitabilmente creato tempi difficili.

Sento in me un’unica Speranza che questi tempi difficili possano trasformare i nostri nipoti in uomini forti capaci di cambiare in meglio quel futuro colmo di incertezze e criticità che purtroppo gli stiamo lasciando.

Rita Ciampichetti 2022

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