Rino Nanni – Vergato alla Liberazione: Io fui addetto alla cremazione dei cadaveri e delle carogne… il 1° sindaco fu Giovanèi Catùra

2023/03/18, Vergato – VERGATO ALLA LIBERAZIONE

Dopo l’aprile 45 si pone per la nostra famiglia il problema dell’inserimento nel nuovo tessuto urbano.

Foto: Maurizio Nicoletti – Via Bacchetti – Carrelli su rotaia per il trasporto delle macerie

64 – Già da tempo presa la decisione di abbandonare la mezzadria, che si è rivelata, soprattutto in montagna un istituto arcaico e miserevole, dominata da un proprietario in genere sfruttatore, priva di libertà di iniziativa, pesante per un lavoro che non si misura a ora e che a quei tempi richiede un’opera quasi esclusivamente manuale, facciamo la scelta che, nei decenni futuri, sarà di massa, di lasciare la terra per cercare un lavoro dipendente in altri settori.
Per noi c’è un problema in più. Abbiamo perso il bestiame, gli attrezzi, le scorte, i beni di casa, siamo completamente senza soldi e dobbiamo ricominciare da capo. In famiglia siamo in tre che possono trovare occupazione: io, il fratello maggiore Renato, nostro padre. Franco è ancora all’Ospedale e non è in età adeguata. Fonsino deve ancora cominciare la scuola.

Troviamo un piccolo alloggio presso Rubini alla Ghiaia ove ci trasferiamo quasi subito e vi resteremo qualche anno fino al trasferimento nelle case popolari costruite sulla nuova via di circonvallazione. Qui resteremo finché ognuno dei quattro figli non arriverà alla decisione di farsi una famiglia propria. Qui finiranno i loro giorni babbo e mamma a poca distanza l’uno dall’altra. E’ una casa aperta. La chiave resta fissa sulla porta per anni. Vengono compagni a dormire, a scaldarsi la minestra o a mangiare con noi senza nessuna regola o condizione.

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Foto: Maurizio Nicoletti – Chiesa e Palazzo Comunale bombardati

Vergato è semplicemente un cumulo di macerie. Distrutta la ferrovia, la stazione e tutti i ponti. Distrutto il ponte sulla Porrettana vicina all’Ospedale, tanto che il traffico si svolge con deviazioni Via Minghetti, Ponte Brascaglia, Asina, Fornace per rispuntare vicino all’Ospedale oltre il Vergatello, oppure si attraversa il Vergatello vicino alla casa di Rubini, quando non c’è piena.
Completamente crollati il Palazzo Comunale e la Chiesa che vi è attaccata ove ora sorge il caffè Gatti e con questi il carcere e la Pretura.
Tutte le case che sorgono ove c’è ora la Piazza dei Capitani (allora inesistente) sono un cumulo di macerie. Nella zona del centro sulle strade vi sono fino a 4 metri di macerie e detriti. Vergato allora era più piccolo: la zona di via Monte Grappa era completamente agricola, cosi tutto il territorio a monte della Nazionale tranne via Minghetti. Alla Campana ove sorgono le case ( UNRRA e più su le case popolari erano i famosi orti dei Canarini. Oltre il Vergatello esistevano solo la casa del fabbro Vignudelli, quella di Rubini, le vecchia case della Ghiaia e il podere agricolo alle spalle dell’attuale sede del PCI. Tutta la piana verso l’ILM, il cimitero e le fornaci erano poderi agricoli.
Il paese in fondo era contrassegnato da Via Bacchetti, via Nazionale con una punta su via Minghetti, il monumento ai caduti del 15-18 e la stazione ferroviaria. Questa zona è rasa, al suolo. Bruciato l’archivio comunale che conteneva molti atti della storia dei Capitani. Distrutte anche molte frazioni e in particolare Tolè, oltre alle case sparse e alle varie borgate.
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E’ una visione raccappriciante, scoraggiante e soprattutto penosa perchè i superstiti, man mano che tornano devono adattarsi a sistemazioni indegne, malsane, insicure che purtroppo dureranno a lungo.
Ma non esiste solo questo. Le zone attorno sono minate, sia con mine anticarro che antiuomo, che i tedeschi hanno disseminato senza lasciare alcuna indicazione sulla loro delimitazione. A decine si contano i morti e i mutilati fino al compimento della bonifica che richiederà un anno e mezzo di lavoro, con squadre appositamente addestrate che ogni giorno lasciano sul terreno qualche loro componente perchè i tedeschi hanno lasciato anche trappole, i cui meccanismi sono sconosciuti. Qualcuno fra la popolazione viene colpito anche per la non osservanza delle regole di prudenza che vengono impartite, o perchè cerca di recuperare i metalli per venderli guadagnando qualche lira. Così avviene per le armi e i proiettili che a cataste sono stati abbandonati all’inizio dell’offensiva di aprile.

Il secondo problema è dato dai cadaveri delle persone e dei resti di capi di bestiame morti durante l’inverno. Le persone sono insepolte, oppure appena coperte da pochi centimetri di terra. In maggioranza sono soldati tedeschi, ma vi sono anche civili e qualche militare alleato. Il bestiame è morto di fame dove si trovava, nelle stalle o nei campi ed è quella parte che i tedeschi non sono riusciti a consumare e che non hanno avuto il tempo di portare con se.
Questo problema è assai grave. Siamo alla fine di aprile, lo stato di putrefazione in molti casi è avanzato col caldo imminente c’è il rischio di epidemie.

NB: “pizzini” più volte citati da Gino Costantini (Comando Partigiano Pilota) – Le ricevute per soldi o materiali presi dai civili o aiuti alle famiglie dei partigiani o collaboratori
Documento firmato dal comandante partigiano Sarti Gino per compilazione schede riconoscimento partigiani. Un 1° elenco riporta oltre 90 famiglie che hanno ricevuto un contributo…

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Le prime autorità locali sono già entrate in funzione. Il CLN diretto da Quadri ha costituito un gruppo di partigiani che svolgele funzioni di polizia, raccoglie le armi e gli esplosivi, concede le varie autorizzazioni, vaglia le responsabilità dei fascisti che gradualmente tornano, proponendo le necessarie epurazioni che durano poi qualche mese appena se non in casi del tutto eccezionali.
Il servizio durerà pochi mesi. Il ritorno dei Carabinieri e il ripristino della Stazione comportano la smobilitazione di tale servizio. C’è da dire che anche in quei mesi a Vergato non si verificano vendette o incidenti. Qualche fascista riceve una meritata lezione, un paio vengono arrestati e incarcerati e saranno poi liberati dalle nuove autorità civili. I maggiori responsabili si danno prigionieri altrove (Cristalli, Pancaldi, Calzolari, ecc.) e alcuni di loro tarderanno almeno 10 anni prima di rimettere piede in paese. La giustizia comune è stata molto benigna nei loro confronti. Il caso emblematico è quello di Cristalli che dopo essere stato condannato a morte, in appello a Viterbo, fu assolto per “non aver commesso il fatto”, fatto da tutti conosciuto fin nei minimi particolari. C’è ancora chi lo ricorda nella scuola di Tolè, con le mani insanguinate mentre torturava i fratelli Benassi e Lolli prima di fargli scavare la fossa e fucilarli nel castagneto, sulla strada che porta a S.Lucia, ove è stato collocato il cippo ricordo.
Molti si mossero a loro difesa, anche da parte di uomini della Chiesa. Molte pressioni furono fatte sulle famiglie. La necessità della riconciliazione fece il resto. Tuttavia molte ombre continuano ad offuscare alcune di queste vicende.
Ricordo comunque che Cristalli, nella prima metà degli anni 50, chiese a me, quale Sindaco del Comune, un certificato di buona condotta che decisamente rifiutai.

Foto: Maurizio Nicoletti – Macerie dell’Asilo Burdese (comunale) completamente distrutto. Balaustra del Pincio a sn.

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Egli che viveva nella Città del Vaticano, ricorse al Prefetto, l’allora generale De Simone, avvertendomi dei diritti del Cristalli in quanto assolto dal tribunale. Risposi al Prefetto che noi non l’avevamo assolto e De Simone precisò che aveva respinto il ricorso del Cristalli.
Il C.N.L. ha inoltre nominato un consiglio comunale provvisorio e Sindaco è stato designato Giovanni Sabattini ( Giovanei Catura) socialista della vecchia guardia, falegname di professione, galantuomo molto stimato. Si cerca di rimettere in piedi il Comune nell’edificio della scuola elementare, una delle poche costruzioni non crollate. C’è tutto da rifare: dall’anagrafe, allo stato civile, dal conto dei morti a quello dei nati perchè anche i registri in gran parte sono bruciati. Nessun servizio funziona. Nè i trasporti (la ferrovia tarderà, molti anni prima di essere riattivata) per i quali si usa qualche camion militare, nè l’acquedetto, nè le fogne e così per il resto. Il Comune non ha bilancio, non ha fondi, non può fare mutui o anticipazioni.
L’avvio è dato da miseri stanziamenti che giungono dalla Prefettura e che hanno carattere di interventi di emergenza, ma dureranno appena un anno e serviranno solo ad eliminare le macerie dal centro, raccogliere i morti, togliere le mine dal terreno.
Si formano così delle squadre di operai, alle dipendenze del Comune, pagati miseramente (dalle 12 alle 15.000 lire al mese) senza assicurazioni nè previdenza, che cominciano lo sgombero delle macerie e la riattivazione dei servizi. Ma non c’è lavoro per tutti, vi sono anche qui dei limiti nelle assunzioni per cui si comincia con l’occupare qualche membro della famiglia a turno, cosicchè qualcuno lavora e quacunaltro aspetta il momento di dare il cambio ai primi.
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Questo sistema dei turni non sarà un fatto contingente, ma si protrarrà, diventando elemento di sempre maggiore esasperazione, fino al 54 – 56, e coprirà tutto l’arco della guerra fredda e della più scoperta discriminazione anti comunista.
Ricordo che lavorai in una squadra fino al tardo autunno e quindi non più di qualche mese. Così fece Renato e per un pò mio padre. Io fui addetto alla cremazione dei cadaveri e delle carogne di bestiame. Ne dissepellimmo a decine nella zona dell’Aneva (Mulinello) del Vergatello (Casoncello e più su) a Casa Fanelli, verso Spezzola e altrove. Avevamo una maschera antigas, residuo di guerra e usavamo i contenitori catramati dei proiettili da cannone per alimentare il fuoco. Non avevamo benzina. Ogni cadavere richiedeva quasi una giornata di lavoro.
Non ne ero particolarmente impressionato. La pulizia era necessaria e non avevamo riserve nel compierla fino in fondo.

Ci dava molta più noia la politica di aiuti USA (non eravamo ancora al Piano Marshall o alla dottrina Truman) che consistevano in coperte militari vecchie, in vestiti scartati e sporchi, sul cui uso e distribuzione cominciarono subito le polemiche, i malcontenti e le critiche. Eravamo privi di tutto: ma la parte del mendicante che si accapiglia per i rifiuti non la potevo.sopportare. Le accuse che venivano fatte agli amministratori comunali di aver privilegiato tizio, perchè magari aveva avuto un giubbotto con tutti i bottoni, era umiliante ed insopportabile. Sono sempre stato contento che a noi non venisse dato nulla. Allora perchè qualcuno in famiglia lavorava, in seguito perchè ci eravamo impegnati nell’attività politica e volevamo ad ogni costo essere puliti fino in fondo. Eravamo alla pari con molti altri che ricevevano qualcosa e non sempre babbo e mamma comprendevano la giustezza della nostra posizione. Così è stato sempre dal 45 ad oggi in ogni cosa.
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Devo dire che alla fine i nostri genitori hanno apprezzato e sono stati orgogliosi di questo.

Guarda gli articoli precedenti; https://vergatonews24.it//?s=rino+Nanni

Nella prossima puntata: L’ISCRIZIONE AL PARTITO

Tratto dal manoscritto: Rino Nanni – ESPERIENZE E RICORDI DEL PASSATO – Aprile 1945 – Ottobre 1981

© Riproduzione riservata – Pubblicazione inedita.

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