Rita Ciampichetti – Al pulizî dal prît

2024/02/26, Vergato – Sempre attesi con impazienza i racconti e raccontini di Rita Ciampichetti portano una ventata di serenità in questo mondo torbido. Grazie Rita!

Una novità per Vergato, il nuovo parroco don Franco Lodi che, a tema, ha scelto di andare da solo nelle case per avere un rapporto più diretto con i parrocchiani, chissà se ne terrà conto: 

Al pulizî dal prît

Questa mattina, appena alzata dò una sbirciatina al calendario appeso in cucina dove annoto, come si faceva una volta quando non esistevano altri e più evoluti sistemi, le cose da ricordare: compleanni, visite mediche e vari impegni.

Nel quadratino di giovedì 29 febbraio ho scritto “Benedizione” ed istintivamente per una atavica usanza il mio sguardo si è spostato ai vetri, ai lampadari e agli angoli del soffitto dove qualche ragno infreddolito ha eletto domicilio.

Quando arriva la primavera e le giornate iniziano ad allungarsi è usanza, in diversi paesi del mondo, di dare l’avvio a quelle che giustappunto si chiamano “pulizie di Primavera”.

Probabilmente anche nella preistoria, finito l’inverno che aveva costretto i nostri antenati a starsene rintanati al riparo dal freddo, si salutava il ritorno del bel tempo dando una bella riassettata alla caverna.

In realtà un mio ex collega, che ha la moglie di religione ebraica, mi ha raccontato che le pulizie di primavera è una tradizione della Pasqua ebraica.

In tale periodo sussiste il divieto di cibarsi di cibi lievitati, pertanto c’è l’esigenza di eliminare qualsiasi presenza di sostanze lievitate dalla casa nei sette giorni precedenti la celebrazione della Pasqua. L’abitazione viene così sottoposta ad una pulizia approfondita in ogni singolo centimetro quadrato compresi mobili, suppellettili  ed elettrodomestici al fine di far sparire qualsiasi traccia persino della più piccola briciola di pane.

Nella nostra realtà questa attività veniva semplicemente chiamata “Al pulizî dal prît”, assumendo così anche in questo caso un significato religioso.

Le “pulizie del prete” erano infatti finalizzate ad accogliere in un ambiente il più possibile pulito, lucido e splendente l’annuale  benedizione pasquale a cura del Parroco del paese ed ogni “arzoda” ci teneva in modo particolare a presentare la sua casa nel suo aspetto migliore.

Non pensate certo, giovani generazioni, che tali pulizie consistessero allora in una semplice scopata, stracciata e spolverata della propria casa il giorno prima dell’evento……. scordatevelo!

Ricordo ancora il terrore che mi assaliva da ragazzina quando mia mamma mi diceva con il tono che già escludeva di partenza anche solo l’idea di una rimostranza: “Il prete viene a benedire il tal giorno, occorre iniziare le pulizie e mi devi aiutare!”, sapevo già come avrei impiegato il mio tempo libero dalla scuola e dai compiti per almeno una settimana.

Anche dopo sposata, in famiglia, le pulizie di Pasqua non erano uno scherzo.

Io e mia suocera armate di scope, scoponi, stracci, piumini si iniziava dal soffitto per finire ai pavimenti tirati a cera, senza trascurare nemmeno gli interni dei mobili: i cassetti venivano completamente svuotati per “cambiare la carta”, lavati con cura “i servizi belli” di piatti e bicchieri che non erano mai usati, le tende lavate e stirate,  centri e centrini lavati e inamidati,  i vetri resi splendenti, materassi sbattuti con forza con il battipanni, insomma  un impegno che durava giorni e giorni che dipendevano dal numero di stanze dell’appartamento, una confusione generale che naturalmente non era particolarmente apprezzata dagli uomini di casa.

Quànd as mâgna in sta cà qué? Ancora al scrann in vétta a la tèvla?”, esordiva di solito mio suocero Gino dal ritorno dal bar e noi svelte a tirare giù le sedie, ad apparecchiare velocemente e a scodellare la minestra chiedendo di fare in fretta a mangiare perché avevamo tanto da fare con le pulizie.

Lui scuoteva la testa e diceva: “A stèr a tèvla an s’dvanta vic  e po’ Crest non è ned in t’una stala?? Guèrda que l’é tôt un sgumbèi!” e dopo, finito di mangiare un parco pasto perché non c’era nemmeno il tempo di cucinare in modo elaborato,  brontolando si eclissava un’altra volta.

Sovente, se il tempo era particolarmente bello e se ce n’era bisogno, era l’occasione per rinfrescare  la casa tinteggiando anche le pareti, lascio a voi immaginare il lavoro aggiuntivo di pulizia delle gocce di tinta sfuggite al pennello.

Per giorni quindi era tutto un lavare, un pulire, un lucidare fino a quando la casa era splendente.

Il giorno della benedizione rappresentava l’appagamento di tutti gli  sforzi fatti, mia suocera stendeva sui tavoli i tappeti più belli, allestiva un crocefisso in legno, il candeliere d’ottone con la candela ed, immancabile,  il cestino delle uova fresche da fare benedire che sarebbero state poi bollite e mangiate con devozione a colazione la mattino di Pasqua.

Confesso, a distanza di anni, che durante la benedizione osservavo con apprensione l’agitarsi dell’aspersorio da parte dell’Arciprete che spandeva per tutta la casa gocce di acqua benedetta che avrebbero inevitabilmente macchiato il pavimento di marmo tirato a cera con tanta cura!

Con il passare degli anni l’orario di  lavoro da pendolare che mi costringeva a  prendere il treno la mattina presto e tornare alla sera ha limitato considerevolmente  il tempo per “pulizie del prete” così scrupolose e confesso che spesso  mi sono effettivamente limitata alla sola scopata, stracciata e spolverata del giorno prima, diluendo poi successivamente nel tempo i lavori di pulizia più impegnativi.

Anche adesso che sono pensionata e forse di tempo ne ho di più proseguirò con lo stesso metodo con la scusa, per altro reale, che essendo ancora acceso il riscaldamento non vale certo la pena lavare le tende e pulire i termosifoni.

Comunque con l’avanzare dell’età sono sempre più convinta che  certi atteggiamenti ossessivi per la pulizia e l’ordine non hanno poi molto senso, essere e sentirsi “puliti dentro” è la cosa più importante, un po’ di polvere e qualche ragnatela in fin dei conti non hanno poi mai fatto gran male a nessuno e penso che se credenti si accoglie con devozione la benedizione pasquale nostro Signore non fa molto caso a vetri non perfettamente puliti.

Buon fine settimana!

Fonte e immagini: Rita Ciampichetti 2024

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