Rino Nanni – Vergato e la sua origine – Furono feudi: Prunarolo, Sanguineta, Liserna, Tolé, Capriglia, Monte Cavalloro e Castelnuovo, sempre in lotta fra di loro…

2023/02/11, Vergato – Ritorna fuori il nome di Monte Cavalloro sui libri di storia. Ora il complesso parrocchiale è in rovina e rischiamo di perdere le ultime immagini di un sito tra i più carichi di storia dell’Appennino. Forse la prima scuola di medicina, luogo di passaggio di eserciti e pellegrini, signori feudali e briganti all’epoca napoleonica, partigiani della seconda guerra mondiale… poi abbandono e pericolo di crollo.

In questo capitolo Rino Nanni ci parla della nascita di Vergato ma non esclude la storia delle Frazioni limitrofe. Cinque paginette del suo libro da leggere tutte d’un fiato.

Vergato sorge ed assume un ruolo da “capitale” della vallata in pieno medio evo. Le testimonianze visive sono disseminate largamente sul territorio: Costonzo, Monzone, Roffeno, Liserna, come del resto viene largamente documentato sulle ricerche condotte dall’Istituto Regionale dei beni culturali….
Sul piano della conservazione di tali beni, maggiore ricchezza l’abbiamo nella zona di Campolo, Vimignano, Affrico, Palazzo.
28
Ma ciò è anche dovuto al fatto che Vergato nel tempo ha subito maggiori distruzioni, ed anche in periodi normali l’attività di crescita edilizia si è sovrapposta all’esistente.
Verso il 1000 tutto il territorio è dominato dai signori feudali.
Il feudo nel diritto di allora era tutto: giurisdizione, immunità, dominio. Furono feudi: Prunarolo, Sanguineta, Liserna, Tolé, Capriglia, Monte Cavalloro e Castelnuovo, sempre in lotta fra di loro, ed in particolare contro i Conti di Panico che compirono per lungo tempo scorribande e guerriglia in tutta la valle. Un feudo importante, perchè oltretutto dominava le vie di comunicazione fra Emilia e Toscana (la porrettana di allora si inoltrava lungo il Limentra, fu quello di Savignano Longareno (Rocchetta Mattei) anche se il castello è stato rifatto in epoca molto più recente. Il feudatario fu per lungo tempo soggetto a Matilde, e poi investito direttamente dal governo imperiale di Federico Barbarossa. Comprendeva 14 case, la Torre e la Rocca.
In quei secoli abbiamo veri e propri periodi di guerra. Basti ricordare: l’invasione degli Ungari, l’assedio del Conte Ugolino a Montovolo, la battaglia di Rodiano e la lotta del governo Bolognese contro i feudatari ribelli alle nuove forme Comunali che andarono sorgendo sulle rovine della società medioevale.
In questi secoli non esiste più la schiavitù. A questa si è sostituita la servitù. Alcuni erano obbligati a servizi militari, altri erano addetti a lavori manuali, agli uffici e alle Corti signorili, ma i più erano adibiti alla campagna e furono chiamati ” i servi della gleba “.
29

La categoria dei “servi” si divideva in “qualifiche” :

Manenti – coloro che non potevano abbandonare il fondo senza il consenso del padrone.

Condizionali – coloro che avevano obblighi personali perpetui.

Arimanni – coloro che erano legati da vincoli servili di natura militare.
Il Pascoli, nella canzone del Paradiso, così li ricorda:
” …. vi sono uomini astretti al suolo altrui, come le quercie e gli olmi; sì che nè a loro nè a lor figli è dato lasciar quel suolo, se il signor non voglia.
Uomini schiavi ha questa dolce terra di libertà, manenti ed ascriptizi ed arimanni, gente di masnada.
Li può bollare sulla faccia il donno; legar li può sul cavaletto al sole, onti di miele, e tórre lor la vita .”

La servitù della gleba fu poi riscattata dalla Repubblica Bolognese con decreto del 26 agosto 1256. Il prezzo del riscatto fu di lire 10 bolognesi per ogni servo al di sopra dei 14 anni e di 8 per gli altri. A quei tempi un bue costava mediante 15 lire bolognesi. Un uomo (e peggio ancora per la donna) costava meno di un bue!
La cerimonia del riscatto che avveniva nelle chiese, mediante un rito lungo e complicato, non fu di per se liberatrice. Molta altra strada dovette essere percorsa per affermare, nei fatti concreti, la libertà dell’uomo.
30
Bologna, anche in quella circostanza assolse ad un avanzato ruolo di progresso, e fu appunto per questo avvenimento che alla città venne conferito il motto “Libertas” che appare ancora oggi sul suo gonfalone .
Nel 1303 il territorio di Vergato (il centro come tale non esiste ancora e capoluogo è Liserna) era diviso in tanti piccoli comuni:

Frazione di VergatoFumanti (famiglie-Camini
1Sanguineta13
2Capriglia15
3Prunarolo27
4Liserna19
5Susano39
6Cereglio47
7Pieve Roffeno14
8Castel Nuovo18
9Lissano25
10Monte Cavalloro27

Frange di territorio appartengono ancora a quel che resta dei feudi. Le poche case edificate in Vergato dipendono da Liserna.
Anche allora la miseria era di casa nella valle. Per farsi portare da Porretta a Bologna ci volevano 6 lire, mentre il salario annuo di un servo era di 4 lire e una giornata di lavoro di un muratore era compensata con 4 soldi.
Col tempo il centro commerciale più importante della vallata divenne Vergato che fin dalla metà del 12“ secolo aveva una tessitoria famosa che dette il nome al paese.
Infatti essa produceva il “vergato”, un tipo di stoffa finissima destinata ai signori feudali. La fabbrica fu aperta dai Conti di Panico che dominavano tutta la zona di Carviano. Il paese inoltre collocandosi a capo della vallata del Vergatello, in un centro stradale che si irradia in tutta la montagna, sulla sponda del Reno ( un fiume particolarmente adatto ad imbiancare le tele) assunse sempre più le caratteristiche di centro naturale del territorio. Già nel 1370 vi troviamo una ditta Ravagni e Soci per il commercio del vino, un’appaltatrice dei Dazi, l’Albergo Montone che, almeno di nome esiste ancora.
Nel 1265 con un provvedimento della Repubblica Bolognese furono istituiti, con pieni poteri di governo, i “Capitani della montagna”. Tre furono le prime Capitanerie: Castel di Casio, Castel Leone e Scaricalasino (Monghidoro). Ma nel 1276 un solo Capitano, con un buon numero di soldati, reggeva tutte le terre . In questo tempo il Capitano non ha residenza fissa, perchè deve percorrere le contrade e combattere i rivoltosi, ma il luogo ove maggiormente si fermava, era Castel di Casio.
Nel 1433 i Comuni comprarono l’attuale palazzo Comunale di Vergato , ma i Capitani vi si trasferirono qualche anno dopo, ed intanto davano udienza il lunedì, fin da allora giorno di mercato settimanale ( che continua ancora) e amministravano la giustizia.
Il Capitanato di Vergato inizia in pieno la sua attività nel 1447 e vi rimane per molto tempo. Il Capitano era eletto dal Consiglio dei 4000, restava in carica sei mesi doveva avere un’età superiore ai 30 anni, essere nobile e forestiero.
Era prescritto che tenesse presso di se un giudice o vicario per amministrare la giustizia, un carnefice per eseguire le condanne, due buoni ed esperti notai, cinque cavalli e due ronzini, due donzelli armati, due servi ed un cuoco.
I compiti del Capitano erano numerosi: curare la sicurezza della popolazione, inseguire gli assassini, incendiari, ladri e malviventi, vigilare sull’ordine pubblico, determinare i prezzi, regolare gli scambi, eseguire i lavori pubblici, fissare le tasse e provvedere alla riscossione.
32

I Capitani erano nobili, cosicché alla scadenza di ogni mandato, gli stessi facevano murare lo stemma del loro casato nella facciata del palazzo. 109 erano in totale questi stemmi, di notevole valore storico, al momento della distruzione sotto un bombardamento del palazzo stesso. Di questi, 97, anche se un pò rabberciati sono stati ritrovati sotto le macerie e rimessi al loro posto.
La lapide che ricorda l’acquisto del palazzo da parte dei Comuni recita testualmente:
” Arma de li Comuni de la montagna de Casi li quali hanno comperato questo palazzo de suoi pròpri denari per opera del Magnifico Mister Galeazzo Marescotti suo Capitano questo anno MCCCCXXXIII et factolo rèparare a perpetua memoria per uso de li Capitani “
Lo stemma del Comune invece vi fu portato da Castel di Casio, in occasione del trasferimento della sede dei Capitani ed è così spiegato :
” Lo stemma di Vergato è un cignale nella palude, circondato da una treccia di spighe a mezzo n corpo e contornato da una corona di foglie, di quercia colle ghiande, lo che dai corografi e degli storici antichi intendesi per simbolo di abbondanza e di feracità del suolo. Vi fu recato da Casio Castello, comunità subappennina circa l’anno MCCCXXXIII. “

33
Mai descrizione fu meno appropriata. Vergato ha conosciuto solo miseria, emigrazione all’estero e all’interno, disoccupazione e questo nel corso di tutta la sua storia.
Tuttavia queste sono le origini, la crescita e lo sviluppo che Vergato ebbe sul finire del feudalesimo. Con l’avvento della civiltà comunale e poi ancora con l’unità d’Italia, gli vengono riconosciute il rango di “Mandamento” di “sottoprefettura”, e quindi vi hanno sede le Carceri mandamentali, la Pretura, gli uffici distrettuali delle imposte e del catasto e poi via via le sedi periferiche delle nuove istituzioni che andranno sorgendo.

Continua…

Guarda gli articoli precedenti; https://vergatonews24.it//?s=rino+Nanni

Nella prossima puntata: VERGATO NELLA TRADIZIONE LIBERALE

© Riproduzione riservata – Pubblicazione inedita.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella privacy policy.<br>Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera,<br>acconsenti all'uso dei cookie.<br> Maggiori informazioni

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi

  • Statistica - Wordpress Stat
    Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
La privacy policy completa può essere consultata alla pagina dedicata.

Chiudi