Don Giuseppe Ferretti – Dialoghi; Siracide CAP. 3 versetti 1 – 9

2020/02/29, Vergato – Sesto appuntamento con don Giuseppe Ferretti e il suo gruppo che si occupa di leggere e meditare la Sacra Scrittura in particolare il libro del SIRACIDE.

I “dialoghi” pubblicati ora si riferiscono al 2011 ma tuttora sono in corso ogni martedì dalle 18.15 alle 19.30 a Grizzana … è possibile partecipare.

1Figli, ascoltate me, vostro padre,
e agite in modo da essere salvati.
2Il Signore infatti ha glorificato il padre al di sopra dei figli
e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
3Chi onora il padre espia i peccati,
4chi onora sua madre è come chi accumula tesori.
5Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli
e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
6Chi glorifica il padre vivrà a lungo,
chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.
7Chi teme il Signore, onora il padre
e serve come padroni i suoi genitori.
8Con le azioni e con le parole onora tuo padre,
perché scenda su di te la sua benedizione,
9poiché la benedizione del padre consolida le case dei figli,
la maledizione della madre ne scalza le fondamenta.

Don Giuseppe Ferretti
Don Giuseppe Ferretti

SIRACIDE

Siracide

CAP. 3 versetti 1 – 9 Martedì 29/11/2011

Figli, ascoltate me, vostro padre, e agite in modo di essere salvati. Il Signore infatti ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati,chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre. Chi teme il Signore, onora il padre e serve come padroni i suoi genitori. Con le azioni e con le parole onora tuo padre, perché scenda su di te la sua benedizione, poiché la benedizione del padre consolida le case dei figli, la maledizione della madre ne scalza le fondamenta.

Francesca:.In questo pezzo è messo in luce il compito di un padre che teme il Signore. Quindi un uomo di fede che desidera trasmettere il bene della fede ai suoi figli e li esorta ad ascoltare con attenzione i suoi consigli paterni per conoscere il Signore in profondità per amarlo e servirlo con le azioni e le parole; è un anticipo della missione apostolica della Chiesa. Il passo (Mt 21, 28-30): i due figli insegnano com’è importante il timore del Signore nella prova della vita, anche della fede. Il primo figlio dice al padre che non ha voglia di andare a lavorare nella vigna, ma poi si pente e ci andrà. Questo percorso interiore segna la fatica, la lotta che ci può essere prima di obbedire, ma la supera perché teme il Signore e sceglie di obbedire. Il secondo figlio dice: “Sì signore”, ma poi non andò. Si coglie che non vive nel timore del Signore. Infatti il suo cuore non è libero, è mosso dall’ipocrisia, l’opera delle tenebre e le tenebre non portano al bene e sceglie di non obbedire. V. 3: Chi onora il padre espia i peccati . La nota del testo approfondisce il versetto dicendo: “espia i peccati perché li evita con la preghiera quotidiana, l’obbedienza e l’amore. Chi onora la madre accumula tesori”. Ripete quello che è stato detto in precedenza perché espiare i peccati e accumulare tesori sono in armonia con il frutto dello Spirito. V, 7:Chi teme il Signore onora il padre e serve come padroni i suoi genitori. (Luca 2,51) segna il bellissimo esempio di Gesù, scese dunque con loro e venne a Nazareth e stava loro sottomesso. V. 9:La benedizione del padre consolida le case dei figli. (Gen. 27, 27-30) Ricorda Isacco quando trasmette la benedizione del Signore al primogenito Esaù, ma qui per rivelazione la benedizione cade sul figlio minore Giacobbe ed è una benedizione potente, gloriosa, di signoria e di sovranità e veramente consolida le case dei figli. Infatti si legge: “Popoli ti serviranno e genti si prostreranno davanti a te. Sii il Signore dei tuoi fratelli e si prostreranno davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto, chi ti benedice sia benedetto” Domanda: ma oggi come dobbiamo accogliere la benedizione del Signore? V. 9: la benedizione della madre ne scalza le fondamenta. Ho pensato alla storia di Rebecca (Genesi 25) quando nella sua gravidanza Dio stesso le rivela: “due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si divideranno; un popolo sarà più forte dell’altro e il maggiore servirà il più piccolo”. La rivelazione del Signore è molto chiara in Rebecca e fa di tutto perché la benedizione di Isacco? cada sul figlio più piccolo, Isacco. Penso che la scelta di Rebecca sia molto dolorosa perché tutti e due sono i suoi figli, e il maggiore ne aveva il diritto. Ma Rebecca non si ferma al suo dolore, al suo sentire e si muove come Dio ha disposto. E come dice anche il Vangelo(Luca 14,26) “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo figlio non può essere mio discepolo”.

Don Giuseppe: Figli ascoltate me vostro padre e agite in modo da essere salvati Dopo averci parlato del timore di Dio nei primi due capitoli come fondamento saldo della vita spirituale della vita dell’uomo, ora nel testo l’autore sacro affronta un altro punto saldo della vita: il rapporto coi genitori e si mette nelle vesti del genitore: “Figli ascoltate me vostro padre” e qui la paternità intende sia quella fisica sia quella spirituale dell’insegnamento. Il Maestro è padre dei suoi discepoli perche la parola è un atto generativo. Nel testo latino, quello che noi abbiamo ancora come normativo nella nostra Chiesa latina, c’è un versetto precedente che dice così: “I figli della sapienza sono l’assemblea dei giusti e la loro progenie è obbedienza e amore” quindi mette la premessa che il rapporto è basato sull’obbedienza e sull’amore ed è questo rapporto di obbedienza e di amore che costituisce l’assemblea dei giusti che a sua volta sono definiti figli della sapienza. Quindi voi notate come la sapienza passa attraverso dei canali ben precisi che sono quelli della trasmissione della vita, quindi la sapienza si lega profondamente all’atto generativo. Ascoltate me e agite all’ascolto segue l’operare, come insegna Gesù nel Santo Evangelo, quando alla conclusione del discorso della montagna, al capitolo settimo, Egli presenta le due case: la casa fondata sulla roccia e la casa fondata sulla sabbia. “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia: cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde perché era fondata sulla roccia, contrario è l’altra casa: crolla”. Quindi l’ascolto esige l’operare agito in modo, dice, da essere salvati, cioè che non siate condannati. Il Signore infatti ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Il Signore stesso ha glorificato il padre sopra i figli cioè nel senso che i figli sono l’onore del padre ed essi devono onorare il loro padre. Su questo dato il Signore ha fondato il rapporto padre e figlio, sull’onore, sull’essere glorificato; un figlio non può mai disprezzare i suoi genitori. E ha stabilito il diritto della madre sulla prole.

Che cos’è questo diritto di il cui testo parla: è il comando, ha stabilito, ha reso stabile il comando della madre sulla prole, cioè la madre ha questo dono e potere di comandare i figli e quindi lo stesso Signore, ecco un’altra sfumatura di questo testo, vuol dire che ha comandato che i figli onorino la madre e su questo punto egli opera il giudizio dei figli in rapporto a sé stesso. Chi onora il padre espia i peccati. Ora qui il tema che sta trattando fino al versetto sette è proprio quello della ricompensa per chi onora il padre e la madre. Il primo dato è che espia i peccati, cioè cosa significa questo discorso? Significa che l’onore dato al padre e, quindi s’intende anche alla madre, è simile a quel sacrificio offerto al tempio in espiazione dei propri peccati, per cui quel rapporto di obbedienza che il figlio istaura con il padre e con la madre e che costituisce per il figlio un sacrificio, il sacrificio di se stesso, è in realtà un’offerta sacrificale a Dio in cui egli espia i propri peccati e chi onora sua madre è come chi accumula tesori, cioè ripone i suoi tesori in cielo. Infatti il Signore dice sempre sul discorso della montagna al Cap. 6 v. 19 “Non accumulate per voi tesori sulla terra dove tarme e ruggini consumano e dove ladri scassinano e rubano, accumulate invece per voi tesori in cielo dove né tarme, ne ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano perché dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. E’ chiaro che qui l’autore sacro dice al figlio: Fai attenzione perché tu che sei preoccupato di accumulare tesori cioè di farti, diremmo noi, una posizione sicura, avere uno stipendio saldo che ti possa permettere di vivere, ricordati che il punto di partenza di tutto è nel tuo rapporto coi tuoi genitori, se cioè tu onori tuo padre e tua madre. Noi non cogliamo questo nesso nell’immediato, ma l’uomo è un essere spirituale e come tale la dimensione spirituale è primaria su tutto e su tutti, pertanto quei rapporti fondanti la sua esistenza sono primari su tutto e su tutti e come tali sono sorgente, come dirà poi alla fine del brano che oggi abbiamo letto, di benedizione o di maledizione, quindi di ricchezza e di povertà. È su questo punto che bisogna concentrare le nostre energie spirituali per capire e leggere la situazione attuale, perché la vera crisi oggi è nella disgregazione del tessuto familiare, non solo nell’immediato di questo tessuto i rapporti che non reggono, ma proprio nella struttura di fondo perché è persa quell’identità di rapporto che costituisce nel disegno di Dio la natura di questo rapporto stesso, come qui mette in luce: chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.

Onorare il padre, dice: avviene quella che è chiamata la legge del taglione, cioè del tale e quale, hai onorato tuo padre e tua madre, sarai rallegrato dai tuoi figli. Quella gioia che tu hai dato ai tuoi la riceverai dai tuoi figli, questo dice la parola del Signore e quando pregherà la sua preghiera non sarà inefficace, ma sarà esaudita. Chi glorifica il padre vivrà a lungo, ora questa parola è scritta già nella legge perché al comandamento di onorare i genitori è legata la promessa, come dice lo stesso apostolo, basta leggere il cap. 20 dell’Esodo dove c’è la tavola dei comandamenti al versetto 12 che noi troviamo subito scritto “Onora tuo padre e tua madre perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore tuo Dio ti dà” Ecco un altro caposaldo per la vita longeva: è espresso in questo testo e chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre. Quando la madre vede che i figli obbediscono al Signore, cioè lo temono, accolgono in sé il giogo della sua legge, allora si acquieta nelle preoccupazioni che ha nei loro riguardi e quindi la madre trova riposo quando vede il figlio obbedire al Signore perché sa che in quel rapporto si fonda l’esistenza e quindi non teme. Perché mai possiamo anche chiederci, nella sua finezza psicologica e umana, il testo pone nella madre questo acquietarsi? perché la madre ha portato il figlio per nove mesi dal concepimento al parto, quindi la madre ha un rapporto viscerale, unico col figlio suo e come tale vibra più profondamente per le vicende del figlio che non il padre, per cui quando lo sente sicuro nel suo rapporto di fondo allora la madre si sente serena e qui è un invito grande per le madri: appoggiarsi molto sul Signore e avere in sé proprio questa speranza fondata sulla promessa del Signore che appunto non delude la preghiera della madre in rapporto ai figli e nel rapporto che essi hanno col Signore, la esaudisce, porta a compimento le sofferenze e le aspirazioni di una madre. Chi teme il Signore, onora il padre . Voi sentite che ripete praticamente ciò che ha già detto in precedenza, ribadisce e unisce le due tematiche che per ora ha affrontato nel libro: il timore del Signore e l’onore ai genitori ed Egli serve come padroni i suoi genitori. E qui usano un termine forte come lo schiavo serve i suoi padroni. A questo rapporto profondo si giunge con i genitori da sentirli nostri signori. Il talmud babilonese, che è un testo fondante la tradizione ebraica, in un trattato che si chiama Kadushin dice:

“Onorare il padre e la madre significa nutrirli, dissetarli, vestirli, coprirli, farli entrare e farli uscire come loro hanno fatto con noi quando eravamo bambini”. È sempre la legge del taglione che domina il rapporto, tale e quale, e quindi il testo invita a una profonda riflessione, proprio perché vuole che noi sentiamo questo rapporto così viscerale con i nostri genitori come loro hanno sentito con noi nell’atto generativo e della crescita. Con le azioni e con le parole onora tuo padre perché scenda su di te la sua benedizione .Qui prende un nuovo tema, la benedizione del padre e la maledizione della madre: con le azioni dimostra quello che fai, che lo onori e anche con le parole buone, le parole di un sentire amabile nei loro confronti perché scenda su di te la Sua benedizione, perché il padre ti benedica e ti ricolmi di quella benedizione nella quale come vediamo nei testi patriarchi, noi abbiamo la successione proprio attraverso la benedizione: Abramo benedice Isacco, Isacco benedice, come è già stato ricordato in modo furtivo, Giacobbe e quindi trasmette a lui la benedizione che ha ricevuto e Giacobbe benedice i dodici figli puntando particolarmente su Giuda e su Giuseppe, e quindi la benedizione è fondamentale come la trasmissione non solo di un patrimonio, ma anche di una eredità spirituale ricevuta e trasmessa. E continua poiché la benedizione del padre consolida le case dei figli, cioè rende salde le loro famiglie e le loro case nonostante che esse siano scosse; la maledizione della madre ne scalza le fondamenta, cioè sradica la casa al punto da scalzarne le fondamenta e quindi distruggerla. Ecco abbiamo sentito perciò questa parola di Dio che ci ha illuminato attraverso il suo saggio su questo rapporto profondo che dobbiamo esaminare e salvaguardare al di fuori, cioè contro tutte le tendenze culturali che si propongono oggi nel rapporto genitori figli, e anche quindi contro le scuole a carattere sociologico, psicologico, politico che tendono a imporre modelli familiari che in realtà sono distruttivi del nucleo essenziale fondante il rapporto, che è l’atto generativo. E come questo atto generativo è fondamentale perché implica la trasmissione di un patrimonio non solo fisico, psichico, ma anche spirituale e perciò vuol dire dare un’identità, vuol dire dare una trasmissione, vuol dire dare un rapporto di fondo ai propri figli, quindi dare loro una relazione che a sua volta ricreino nella loro trasmissione della famiglia, questo vuol dire, che i genitori devono essere ricchi di un patrimonio spirituale che devono trasmettere. E così avviene anche nell’ambito dell’insegnamento, l’insegnamento non è qualcosa di asettico, ma è una trasmissione di vita per cui ognuno di noi ha ricevuto l’insegnamento da maestri ben precisi che sono suoi padri nei quali si riflette la loro personalità, il loro modo di vedere la vita, il loro sentire e giudicare i fatti ecc, ecc. Pretendere di non dare ai figli nessun insegnamento perché saranno loro a fare le scelte, vuol dire obbligarli al suicidio perché sarebbe come che i genitori dicessero arrangiatevi a mangiare a bere e a vivere perché noi non vi diamo nulla. La trasmissione non è solo fisica, è spirituale, in tutti gli ambiti c’è il dono della vita e quindi è quello che è importante, per cui i genitori devono molto preoccuparsi della formazione dei loro figli: chi li educa, che cosa insegnano, devono essere i primi a intervenire, non si può demandare a nessuno o meglio si demanda a maestri che siano in grado di un’autentica trasmissione di vita per i figli. Questo è fondamentale, quindi non c’è nessuna delega se non in quanto c’è una garanzia che la trasmissione è veramente valida. Questo è importante, è importante nella Chiesa per cui la vera debolezza. anche in mezzo a noi, è la mancanza di maestri e di padri spirituali. Il rischio che ci siano dei burocrati e non ci siano dei maestri di vita spirituale è un rischio reale per la Chiesa, per la comunità cristiana proprio perché il molto fare, il volere intraprendere tante iniziative svuota poi di quella capacità spirituale che rende sterili.

C’è una sterilità fisica che aumenta, dovuta allo stress, al tipo di vita che stiamo facendo per cui cala la potenzialità della trasmissione della vita, così c’è una sterilità spirituale, c’è una mancanza di autentica trasmissione della vita e quindi c’è un bisogno di ritornare a quei fondamenti saldi del rapporto che sono quei fondamenti obbliganti la relazione, per cui nessuno di noi può scappare da quei determinati rapporti, ma li deve vivere fino in fondo. È qui che risiede il rischio per la generazione dei più giovani, di essere una generazione senza genitori proprio perché i genitori li hanno mollati presto, oppure sono stati protezionisti al massimo perché hanno scaricato su di loro le loro paure, non li hanno svezzati, rischiando così di abortire nel grembo materno e paterno e quindi non c’è la verifica di un rapporto reale che dia identità, per cui questi più giovani a volte sono in balia di tutti i movimenti, come dice il Libro dei Proverbi, della donna straniera, dell’uomo forte che li seduce, li inganna poi li uccide come sono diverse espressioni della nostra società che sono veramente espressioni omicide, che uccidono non solo una vita fisica, ma una vita interiore, una vita di rapporto, una vita capace di cogliere dei valori, di arrivare a un discernimento del bene e del male e quindi c’è proprio una situazione di crollo delle strutture fondanti la nostra vita. Per questo bisogna stare molto attenti su questo punto, cioè non è tanto la nostalgia per forme familiari passate con i loro forti limiti e un autoritarismo basato a volte sulla paura, sull’affermazione di sé piuttosto che sui valori fondanti del rapporto stesso, ma bisogna tornare a questi punti, a queste parole fondanti il rapporto genitori e figli, che a sua volta come inizio ha il timore per il Signore: la sorgente di tutto sta lì. E se si sgancia il rapporto genitori e figli dal timore del Signore è inesorabile che sia un rapporto dialettico di tensione e quindi di sganciamento. I genitori da una parte vogliono seguire le loro comodità, i loro stili di vita, ecc perché in fondo non si sono mai incontrati né con la moglie né col marito e non si sono mai incontrati coi figli in verità nell’intimo della loro persona da sentirsi coinvolti al cento per cento nei loro rapporti, per cui i figli anche loro avranno sempre rapporti superficiali, fortemente emotivi eventualmente ma non coinvolgenti la loro vita nel rapporto con gli altri. Ed è questo il punto debole, diremmo oggi: una società fracassona fitta come sardine negli autobus, nelle strade, negli stadi, nelle discoteche, nel lavoro; una società fatta di persone sole che non riescono a comunicare le une con le altre nella profondità della loro persona perché sono incapaci di un autentico dialogo. Ecco quindi qui lavora la grazia del Vangelo, il Vangelo che noi annunciamo nella Chiesa, quella parola di Dio che noi trasmettiamo è proprio quella che dà l’energia perché si superino questi blocchi di morte, queste forze introverse, suicide e omicide che sono in atto per portare contro di esse l’energia dell’amore, quell’amore che il Signore Gesù ci ha manifestato e ha trasmesso a noi in quel comandamento nuovo che è il fondamento della Chiesa e dei nostri rapporti come cristiani. Bisogna procedere con grande chiarezza, lucidità e forza nel nostro cammino.

Prossima volta Martedì 06/12/2011

SIRACIDE CAP 3 Versetti 10-16

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