Una anomala escursione alle Grotte di Soprasasso – Gianna Vannini con le Foto di Graziano Pederzani
2023/04/07, Vergato – 44° Sagra della Sfrappola a Riola, anno 2000. Guida alla manifestazione in preparazione, servono foto e fotografo… ci pensa il fotografo d’autore Graziano Pederzani che con macchina e figuranti si avvia lungo un sentiero a volte impraticabile ma l’obbiettivo è importante e non ci si può fermare.
Le Grotte di Soprasasso, ancora sconosciute alle grandi masse di visitatori che si recano ora quasi quotidianamente a visitarle, aspettano. Set ideale per foto che raccontano l’evento e il paesaggio attorno, dopo le immagini ormai super sfruttate della Rocchetta Mattei già coinvolta nella manifestazione caratteristica di Riola; La Sagra della Sfrappola.
L’avventura la racconta con dovizia di particolari Gianna Vannini autrice di questo racconto.
E’ una bellissima giornata di settembre. Dopo il caldo eccezionale dell’ultima estate del secolo, queste giornate limpide, ma senza un filo d’afa e con un bel sole che accarezza la pelle, sono ideali per escursioni anche inconsuete come la nostra.
Fino al campo base arriviamo in auto perchè abbiamo degli zaini pesanti il cui contenuto è…top-secret! Lasciamo la macchina all’ombra in un ridente altopiano con qualche casa quasi avvolta dal verde di alberi annosi. Cominciamo a scendere e poco dopo il sentiero si allarga in una “cavedagna” che attraversa campi coltivati mentre sotto i nostri piedi il fìtto manto erboso ci dà l’illusione di camminare su una guida di velluto.
GROTTA DEI TRONI O DEI CONFESSIONALI
Abbandoniamo i campi e risaliamo fra alberi di castagno rigogliosi e potati: c’è ancora qualcuno che si cura di questo angolo di mondo. Ma oltre ai castagni maestosi ci colpisce il tappeto rosa e lilla di erica e ciuffi di altri fiori che farebbero la gioia di un botanico. Noi possiamo solo constatare di essere avvolti da una bellezza incomparabile.
Voltiamo a sinistra ed inizia la discesa per un sentiero ripido e scosceso dove cespugli vari di piante si alternano a enormi mazzi di pungitopo verdissimo.
Siamo quasi arrivati: c’è un ultimo strappo in salita ed abbiamo raggiunto lo spiazzo antistante le Grotte di Soprasasso. La prima è quella “dei troni”, un incavo non molto profondo e arricchito da queste sculture create dal vento che assomigliano appunto a dei troni (ma in vecchie pubblicazioni venivano anche chiamate “dei confessionali”).
Questa grotta ha una luminosità particolare;
sembra quasi che invisibili faretti evidenzino le scabre pareti dal caldo colore dell’oro antico.
Poco più avanti c’è la grotta “dei piatti”, un pò più profonda e con innumerevoli cavità levigate da secoli di vento. Si mormora che qui, alcuni improvvisati archeologi, abbiano scoperto reperti fossili di conchiglie e chiocciole di mare (ma chissà se erano semplici lumache di terra?).
Ancora pochi passi ed ecco la terza grotta, quella vera, detta grotta “Buia” o “del Vento”. L’ingresso, angusto e sopraelevato, bisogna raggiungerlo con una rudimentale scala a pioli.
Dicono sia lunga 30 metri, ma noi non possiamo giurarlo, perchè alla prima ragnatela che ci ha accarezzato il viso siamo arretrati precipitosamente mentre lo stridio di un pipistrello svegliato dal sonno dei giusti, ci ha fatto gridare di terrore come in un film di Dario Argento.
Meglio ammirare il panorama che dal belvedere naturale, antistante le grotte, si offre alla nostra vista quasi fossimo a bordo di un aereo. Dai monti Vigese e Ovolo, alle rocce di Vigo si ammira poi, più in basso, la Rocchetta Mattei, fino al nastro argentato della superstrada, sulla quale sfrecciano auto, camion e moto che guardiamo come un film muto, poiché quassù c’è silenzio assoluto, rotto solo a tratti, dal grido della poiana che si libra nell’azzurro planando e risalendo maestosa e solitaria.
In terra qualche orma di volpe e di tasso ci parlano di predatori notturni in cerca di cibo; e chi altri può giungere fin quassù?
Siamo orgogliosi di essere arrivati in questo luogo ed è ora di disfare i bagagli.
Ed ecco che come per incanto le grotte diventano un fiabesco fondale per foto assolutamente uniche. Dame e cavalieri in costume medievale fanno da corollario alle sculture delle Grotte, ed ogni angolo diventa per il nostro fotografo Graziano Pederzani, il set di un film senza precedenti.
Esauriti tutti i clic, ripieghiamo i costumi di scena, ci infiliamo le nostre tute e le scarpe da ginnastica e con un ultimo sguardo ci congediamo alle grotte per tornare al nostro “travaglio usato”.
Foto di: Graziano Pederzani.
Figuranti:
Massimiliano Bettucchi
Eva Francesconi
Martina Raimondi
Articolo a cura di: Gianna Vannini
GROTTA BUIA O DEL VENTO