Famiglia Garruti – Da quattro generazioni a Vergato con il ferro e i motori nel cuore
2015/08/27, Vergato – La storia dell’Officina Garruti di Vergato tratta da;
BOLOGNA economica, Aprile 2011 Periodico della Camera di commercio di Bologna, Aziende
(per gentile concessione di; Rosanna Petroni Garruti)
Da quattro generazioni a Vergato con il ferro e i motori nel cuore (di Patrizia Zini).
La storia dell’Officina Garruti comincia nel 1890. La storia di un barca metallica sul Reno
HA VISTO PASSARE davanti alle sue serrande la storia della Porrettana dal 1890. È l’Officina Garruti di Vergato. Quattro generazioni di passione per il lavoro artigiano. Il 17 marzo hanno ricevuto dalla Presidenza della Repubblica un riconoscimento per essere un esempio di quelle piccole imprese famigliari che hanno costituito l’ossatura della storia della nazione.
Il testimone in casa Garruti passa di padre in figlio. Due avi di nome Giacomo, poi Ettore Secondo, padre di Giovanni che assieme alla moglie Rosanna gestisce ora l’attività <iniziò il mio trisavolo a Marzabotto, era un fabbro. Poi si trasferì a Vergato dove non si pagavano le tasse. Da allora non ci siamo più spostati. Sotto l’officina, sopra la casa. E sul retro nel tempo abbiamo costruito un altro capannone. L’attività è cambiata profondamente man mano che le varie generazioni si sono susseguite. <Nasciamo come fabbri. Tuttora in tanti ci portano da riparare letti in ferro o altri oggetti>. Alla capacità delle officine Garruti di lavorare i metalli è legata anche una parte della storia di queste vallate. <Nel 1912 il padre di mio nonno costruì una barca in ferro che serviva da traghetto fra le due rive del Reno. Il traghetto ebbe molto successo e così ne costruirono un altro per la zona della Carbona. La capacità dei Garruti nella lavorazione del ferro, e la tenacia con cui Ettore Secondo studiò da autodidatta il disegno tecnico li portarono ad avere commesse importanti dall’allora Società Bolognese di Elettricità, poi assorbita dall’Enel, per la costruzione di tralicci in ferro per l’elettrificazione della montagna <ce ne sono ancora con la nostra targa in alcune linee secondarie. Durante la seconda guerra mondiale l’azienda viene militarizzata e utilizzata dai tedeschi. <Il nonno era riuscito a comprare un tornio americano e una fresa tedesca. Vennero usate nella costruzione di pezzi da montare sulle bombe. La linea del fronte è molto vicina e vengono bombardati i ponti sul Reno. Vergato ha attività e scuole sulle due rive e così Ettore Secondo costruisce una nuova barca in ferro utilizzata soprattutto dagli operai della fabbrica Baruffi, che produceva acidi, e dalle donne che lavoravano nella filanda della famiglia Senni famosa per la produzione di un tessuto a righe, il vergatino.
Con la ricostruzione i Garrutti affiancano all’attività di fabbri quella di meccanici: <Sin da piccolo son sempre stato in officina dalla mattina alla sera. Più che la scuola sono stati mio nonno e mio padre ad insegnarmi tutto. Ora non è più possibile, ma prima potevamo costruire un motore da zero. Ora i meccanici non sono più così. Siamo diventati dei montatori. Ho fatto tantissimi corsi di elettronica, elettrotecnica. All’inizio rifiutavo la strumentazione elettronica. Il primo apparecchio lo comprammo negli anni ’80 per i “bollini blu”. E da lì abbiamo sempre investito. Lavoriamo anche per Hera, l’azienda sanitaria locale, e tante altre istituzioni.
Per due volte, nel 1912 e nel ‘44 le barche di ferro unirono le due sponde.
Un passaggio delicato è nel 1989 quando precocemente muore il padre del signor Giuliano <Io e mia moglie avevamo trent’anni. Abbiamo dovuto innescare subito la marcia, ma ce l’abbiamo fatta> tutti insieme, come famiglia. E’ questa la nostra forza. Anche la nonna lavora ancora per noi timbrando le fatture. Tanto lavoro viene affrontato dai Garruti anche con dipendenti e ragazzi dei Salesiani che seguono stage: <Abbiamo sempre avuto delle belle esperienze. Sono giovani che si alzano presto, prendono il treno delle sei da Bologna. E finita la scuola di solito vanno a lavorare nelle grandi aziende. Finché sono con noi siamo per loro come un surrogato della famiglia. Se non hanno mangiato gli scaldiamo un piatto di maccheroni. E molti ricordi come quello di un importante dirigente preoccupato per il figlio che non aveva voglia di studiare: <Era disposto a pagarci perché lo facessimo stancare in officina. Andò però a finire che si appassionò …>. O quello di Guido uno dei “loro” ragazzi, diventato collaudatore della Ducati, scomparso troppo presto.
L’officina è insieme fucina di esperienze e una grande famiglia per i ragazzi dei Salesiani
Per ora una delle difficoltà più grandi è la pressione fiscale: Soprattutto quando le scadenze sono ravvicinate, come in dicembre, quando per ogni operaio devo pagare stipendi e tredicesime, contributi doppi e l’acconto dell’ottanta percento sull’Iva>.
Il paessaggio del testimone è ancora in divenire: <Nostro figlio lavora in officina da quando aveva quindici anni. Ha iniziato tenendo la contabilità e man mano ha iniziato a seguire un po’ tutto. E’ suo il giro della mattina per reperire i pezzi di ricambio. Ha una grande passione per le lingue straniere. Si vedrà.>