Una capanna per la Natività di Labante
151205, Vergato – NATIVITA’ DI LABANTE – L’idea di costruire una capanna che coprisse il gruppo scultoreo della Natività di Labante è sorta da un motivo pratico: quello di proteggere dalle intemperie l’opera. Infatti, dal 2007 ad oggi la bella e bionda pietra arenaria proveniente dall’antica e ora dismessa cava di Casa Barili in Vergato, si era notevolmente sporcata da licheni e polveri che la pioggia e l’umidità avevano, col tempo fatto prosperare.
Ora, a lavoro fatto, possiamo però dire anche che la capanna è servita anche a far risaltare il gruppo di sculture, le ha, come dire, incorniciate e raccolte in uno spazio loro proprio. Da un’idea progettuale di Carlo Mezzini, si è passati alla compilazione di un vero e proprio progetto grazie alla professionalità di Lorenzo Colombarini (figlio di Stefano). Prima della costruzione della capanna le sculture sono state pulite con l’intervento di Mauro Quadri, sempre pronto ad intervenire gratuitamente con la sua idropulitrice per le varie opere di restauro su pilastrini o manufatti in pietra.
I travi, preparati dalla ditta Soleve di Vergato, sono stati da noi tagliati a misura e, con il tavolame e la guaina protettiva, messi in opera dal sottoscritto e da volontari della Pro Loco di Labante che meritano di essere nominati per la loro maestria e gratuità. Sono, in ordine sparso,: Guido Venturi, Stefano Colombarini, Saverio Paltretti, Domenico Troiani, Luigi Fornelli, Giorgio Chiari.
La forma della capanna si inserisce anche come parte dell’intera opera che vorrebbe contenere vari significati simbolici di cui, per stimolarne la ricerca personale di ognuno, ne indicherei qualcuno da me riconosciuto.
L’idea guida è quella del presepe, ma se osserviamo i personaggi hanno tutti forme o pose particolari che di diversificano dalle rappresentazioni tradizionali.
Partiamo dalla capanna che, nella sua forma ci riporta al simbolismo universale del triangolo, ma in particolare all’ascesa dal molteplice all’uno. Se osserviamo poi il gruppo famigliare vediamo che il padre non ha corpo, ha solo testa e mani. E’ sollevato da terra e il mantello che funge da riparo alla madre e al figlio ha inciso stelle ed astri, come un cielo o un Dio che li avvolge.
La madre, appoggiata a terra, ha un mantello sulle spalle, ma davanti è nuda perché è senza peccato, come lo era Eva prima di disobbedire a Dio, fu il peccato che la spinse a coprirsi!
Il bambino è nella nobile pietra del marmo, sollevato da terra, ovviamente nudo, offerto dalle mani della madre.
L’uomo e la donna a destra e a sinistra della “famiglia” sono piantati a terra, coperti da vestiti che rappresentano il nostro involucro di condizionamenti, paure, vizi. Non stanno offrendo un dono, come in un tradizionale presepe, ma chiedono un dono mostrando le loro mani vuote.
Labante, 4 dicembre 2015 – Alfredo Marchi
Foto; Alfredo MArchi