Officina Garruti – Metti una stufa nel motore la tua auto andrà a carbone
2015/12/07, Vergato – Riproposto al pubblico durante la manifestazione “Vergato è il mio paese”, di Silvano Monti, il motore a carbone di Giuliano Garruti e Rossana Petroni ha suscitato incredulità, ma il ritaglio di giornale alle spalle delle “pentole” ci conferma quanto detto a voce;
Sabato 18 agosto 1979 da Il Resto del Carlino, cronaca di Bologna.
I bolognesi inventano un nuovo «carburante»; Metti una stufa nel motore la tua auto andrà a carbone a firma Giacomo Calistri
E’ la «scoperta » di una famiglia di meccanici di Vergato – Sotto la targa una griglia attraverso la quale si accende il fuoco • La velocità della macchina sfiora i cento chilometri all’ora.
Giovanni Garruli, 57 anni, che ha l’officina a Vergato in Via De’ Cristoforis 34, insieme col figlio 27enne Giuliano ha messo a punto un marchingegno che consente di mettere in azione un’automobile con una sostanza diversa dal ricercatissimo carburarne. La macchina può andare a carbone di legna; con un pieno di circa 40 chili si percorrono un centinaio di chilometri a una velocità che rasenta i cento orari. Ad onor del vero simili « macchine » esistevano già prima della guerra (l’ultracentenaria ditta Garruti venne premiala dalla Camera di commercio, bolognese proprio per aver montato, apparecchiature a carbone sopra le FIAT 309 e le Balilla, ma indubbiamente fa tentazione aver riproposto l’originale dispositivo a bordo di una moderna Fiat 124 nell’epoca in cui il dominio della benzina sembra in crisi.
E’ stata una vignetta di Fremura apparsa sul nostro giornale ad invogliare i Garruti, in particolare la nuora 25enne del titolare Rosanna Petroni che fa da segretaria dell’aziendina a scrivere al Carlino per segnalare l’invenzione. Era raffigurata nella vignetta una non troppo avveniristica stazione di servizio con l’insegna « Carbon » e al posto delle colonnine del carburante due distinti mucchi di carbone con su scritto “normale” e “super”. Ed infatti, la prima cosa che ha colpito l’attenzione nell’entrare nell’Officina vergatese è stato appunto il ritaglio del disegno che viene tenuto in bella mostra: in un posto di tutto riguardo, fra le numerose auto in riparazione, troneggia invece l’automobile del domani, la 124 a carbone. A vederlo, il davanti sembra normalissimo; ma è a guardarla da dietro che appaiono le novità, il serbatoio per il carbone è venuto un po’ alto, spiega Giovanni Garruti, ma volendo lo si può benissimo abbassare ed includere nel bagagliaio.
Per avere un’idea della creazione, paragonate il serbatoio ad una stufa. Sotto la targa è situata la griglia attraverso la quale si dà fuoco al gasometro; un ventilatore spinge in alto la fiamma che accende il carbone e da quell’istante nel serbatoio comincia a sprigionarsi ossido di carbonio. Il gas viene fatto passare attraverso due filtri sistemati di fianco al contenitore; il primo filtro è pieno di trucioli di ferro, l’altro è riempito per due terzi di lana di acciaio (la comune paglietta delle massaie) e per un terzo da pagliuzza di legno. Dal secondo cilindro si diparte un tubo che raggiunge nella parte anteriore dell’auto il motore al quale è stato sostituito il carburatore tradizionale con una valvola a farfalla, che ha il compito di miscelare l’aria esterna con l’ossido di carbonio. Dal momento in cui si dà fuoco alla stufa all’attimo in cui l’autista innesta la marcia per partire sono passati circa una quindicina di minuti.
E’ il tempo ohe abbiamo dovuto attendere anche noi prima di salire a bordo per fare un giretto di prova assieme agli « Inventori » e agli amici.Pensavamo di viaggiare sopra un rumoroso automezzo e di lasciare dietro una lunga scia fumosa. Tutto funziona, invece, come in una macchina normale.
Metterete il gasometro in produzione? e per amor del cielo — Garruti padre — il nostro è un hobby e basta. Sarebbe triste se dovessimo, sul serio ritornare al carbone. Certamente ci divertiremo a perfezionare l’apparecchio ma niente di più. Nel frattempo, il figlio Giuliano, che è al volante, si volta con aria compiaciuta e ci fa notare la lancetta del contachilometri che ha raggiunto i 95.
Giacomo Calistri