Dieci innocenti trucidati dalla barbarie tedesca nel Vergatese, i misteri della strage di Boschi di Ponzano
2016/04/20, Vergato – La notizia della tragica morte di Ettore Bortolotti dal giornale “Rinascita” del 15 maggio 1945. In questo articolo contrariamente agli articoli precedenti si parla di; ho preso loro le borse dei denari e le ho messe nella sportina di pelle… Ricordiamo che questa strage era apparentemente senza movente, i tedeschi o presunti tali cercavano i maiali o i soldi? è perchè non li hanno presi al momento dell’uccisione? Cosa li aveva fermati? E i denari, quanti erano? Quali misteri si aggirano attorno a queste vicende?
Il ritaglio del giornale è stato conservato da don Dario Zannini, il parroco di Sasso Marconi che indagò su questa vicenda dai risvolti ancora oscuri, e inviato ad Alfredo Marchi che a sua volta scrisse diverse pubblicazioni su Nuetèr in merito.
Dieci innocenti trucidati dalla barbarie tedesca nel Vergatese.
Da una lettera indirizzata dalla signora Ada Marchetti (NB:si tratta di Emma, ADA mori col marito Ettore) alla cognata, e quindi pervenuta alla signora Ludovica Biachese si apprende la notizia di una tragica scena avvenuta in località Boschi di Ponzano (Vergato) in cui dieci innocenti vennero trucidati dalla ferocia tedesca.
Una mattina, avendo ricevuto l’ordine di sfollare, i contadini partirono per varcare la linea del fronte. .Nulla più si seppe di loro. La lettera poi prosegue:
« Noi: io, Ettore, la vecchia contadina nostra, due coniugi sfollati, tre padroni di casa e due coloni formavamo una famiglia di dieci persone.
I tedeschi erano venuti a prendere maiali. Erano quattro soldati e, senza motivare parola, a colpi di pistola ci hanno freddati tutti all’infuori di me, rimasta gravemente ferita. Io, svenuta, dopo parecchie ore. che giacevo nel sangue, mi sono decisa, con sforzi sovrumani e con l’aiuto divino, ad alzarmi e recarmi nella cantina dove giacevano ancora nel letto, ma freddi, due miei cari. Li ho soltanto accarezzati: la mia bocca disfatta non è riuscita a dar loro l’ultimo bacio, ho preso loro le borse dei denari e le ho messe nella sportina di pelle e dopo parecchie cadute e riprese di svenimenti, mi sono incamminata, passo passo, verso un bosco dove dovevo trovare ancoro una donna sfollata. Dopo pochi passi mi sento chiamare e sparare ancora. Mi lascio cedere a terra di colpo, come morta. I tedeschi mi si avvicinarono, mi presero tre borse e mi lasciarono, convinti che io fossi morta. Appena potei, con l’aiuto divino mi alzai e giunsi a Cuto(?) trascinandomi a terra moltissime volte, sotto la pioggia e senza scarpe.
Passai la prima notte In questa casa senza cura. La mattina presto questa donna sorreggendomi mi portò verso il Comando lontano 4 chilometrl, ma mi lasciò sola a mezza strada. Vi giunsi a stento di là mi trasportarono all’ospedale di Roffeno Musiolo, con la Croce Rossa. Giunsi, a sera, irriconoscibile ».
Purtroppo, anche la scrivente decedeva all’ospedale di Roffeno, pochi giorni dopo il suo ricovero.