Luciano Marchi – Nwl nr° 73 25 aprile, Festa della Liberazione

NEWSLETTER DEL 11-04-17
25 aprile, festa della liberazione. 

Da Bologna a Porretta sul treno a vapore.

Da Bologna a Porretta, andata e ritorno, viaggiando su un treno a vapore: l’evento, patrocinato dal Comune dell’Alto Reno, si svolgerà in occasione della festa della Liberazione, il 25 aprile. Partecipare vorrà dire trascorrere una giornata piacevole, ripercorrendo il fascino della storia. Dobbiamo molto alla “Ferrovia Porrettana”, a iniziare dalla modernità che ha invaso le nostre valli dalla seconda metà dell’800. Uno sguardo al passato rappresenta un segno di dovuto rispetto.

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ORARI, PARTENZA

Bologna C.le 07.50
Casalecchio di Reno 08.23
Sasso Marconi 08.41
Marzabotto 08.57
Porretta Terme 09.45
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ORARI, RITORNO

Porretta Terme 18.45
Marzabotto 19.40
Sasso Marconi 19.52
Casalecchio di Reno 20.05
Bologna C.le 20.25

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PRENOTAZIONI:  

Ariminum Travel srl, Via IV Novembre 35, Rimini

– Tel. 0541 539560541 57679

ariminum@ariminum.it – www.ariminum.it

Posti limitati – prenotazione obbligatoria 

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IL TRENO A VAPORE 

Conosceva già il posto, e ne approfittava sempre: tutte le volte che un treno a vapore si fosse messo a salire da Bologna a Porretta.

Anche quella mattina si era svegliato presto, emozionato e curioso. Prese la Porrettana verso Bologna e osservava il paesaggio ormai estivo, con la ferrovia che spesso correva al suo fianco, per poi scomparire dentro la montagna.
Il fiume brillava e l’aria era tersa, pulita. Della ferrovia riconobbe i caselli, i ponti e anche quel tratto rettilineo che, soprelevato, correva lungo la dritta di Vergato.
Dopo Marzabotto, ecco il bivio per Panico. Era quasi arrivato.
Si sistemò, con puntiglio. Due macchine fotografiche, una delle quali sorretta dal treppiede. Bastava aspettare.
Per lui, Giulio Marchetti fotografo, quegli istanti erano i migliori.
L’attesa stimolava la creatività, e anche i pensieri. Sotto di lui, il ponte con i binari esaltava il silenzio.
L’acqua era lontana, troppo; e lo sciabordio diventava quasi impercepibile. Aspettava una magia, un sapore d’altri tempi, un ricordo mai visto e sentito solo raccontare.
Cosa fotografa?”, si sentì chiedere.
Tra poco passerà il treno a vapore”, rispose senza voltarsi.
E’ venuto sin qui per cercare un cimelio?”, fu la seconda domanda dello sconosciuto.
Giulio si voltò di scatto. Ancora non sapeva cosa rispondere, eppure si sentì toccato, nel profondo.
Sono un fotografo e mi piace raccontare”, disse Giulio; poi s’interruppe. Il volto dello sconosciuto era tranquillo, sereno, fin troppo consapevole.
Si segga”, pronunciò lo sconosciuto, “Sono io che voglio narrarle qualcosa”.
Circa la ferrovia?”
Sì, ma non solo”. Era sempre lo sconosciuto a parlare.
Io mi chiamo Giulio, Giulio Marchetti”, azzardò il fotografo.
Io Frank”.
Frank?”.
Frank e basta, non occorre altro”.
Mi dica”, disse Giulio con aria di sfida.
Ci sono cose che non potrà mai fotografare”, continuò Frank. “Qui vicino passava la linea Gotica e i tedeschi, ormai in ritirata, seviziarono quella linea laggiù”.

Quando la pace aprì gli occhi alla gente, si accorsero che, tra Bologna e Pracchia, furono fatti saltare 29 ponti, 8 gallerie, 10 stazioni, 45 caselli, senza contare i 52 Kilometri di binario”.
La guerra …”
Furono anche fatte scontrare frontalmente due locomotive, dentro una galleria”, concluse Frank.
Me l’hanno raccontato”, aggiunse Giulio.
Sì, probabile”, rispose Frank, “Ma non è questo il punto”, aggiunse. “Abbiamo sempre trattato male questa ferrovia, e continuiamo a farlo anche oggi”.
Solo in pochi sono stati riconoscenti a quei binari, e solo all’inizio”.
Giulio li guardò, i binari. Ripensò al padre, ai nonni, alle leggende ascoltate e ritenute plausibili. Non sapeva cosa dire. Sentiva solo un peso che saliva su dallo stomaco.
Avrebbe voluto prendere appunti su quanto i vecchi gli avevano raccontato e oggi si trovava lì, quasi a carpire un istante ricreato e per questo finto, ingannevole.
Forse è meglio che vada”, disse Giulio, “Non è la giornata giusta”.
No, rimanga; non si lasci influenzare da un vecchio come me”, soggiunse Frank, “Cosa crede che manchi?”.
Non lo so”, rispose Giulio, “Me lo dica lei”.
Non ci sono i bambini a guardare il treno, e le donne, con le gonne lunghe, affascinate dal muscolo d’acciaio;

Dio solo sa quant’erano belle”. “La locomotiva fischiava e la gente capiva, perché qui, quel treno, aveva messo ordine, tra vite, gioie, dolori, amori”.
Oggi lo usiamo abusandone, senza rispetto”.
Una macchina parcheggiò vicino ai due, poi ne arrivò un’altra. Tutta gente vestita bene, alla moda d’oggi verrebbe da dire.
Scherzavano, tra loro, a voce alta. Non sapevano aspettare.
Me ne vado”, replicò Giulio
No, non è più il momento”, rispose Frank. Lui l’aveva afferrato per il braccio e lo teneva forte.
Aspetti”, disse ancora.
Cosa?”
Aspetti
Fu subito silenzio, tra tutti. Un vento forte salì su dal fiume. Le donne si guardavano tra loro, gli uomini non capivano.
Un sibilo partì da lontano e si sentirono bambini, musiche, risa entusiaste. Si potevano immaginare le gambe delle donne e quelle gonne a coprire cosa s’immaginava.
Un profumo di caffè inebriò l’aria, con un rumore di tazze a farne da contorno. Il pulsare era forte, intenso.
Sbuffava dentro i polmoni, come un mantice artificiale.
Era la locomotiva a salutare la propria valle.

Uno scatto e un solo istante. Subito dopo, tutto sparì. Solo un alito di caffè funse da ricordo.
Frank, hai visto?”.
Giulio si voltò, ma lo sconosciuto già camminava lontano.
Frank!”, chiamò ancora il fotografo.
L’altro alzò solo la mano, senza voltarsi.
Era nata un’amicizia.

                                continua….

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