Sgarbi a Vergato visita i tesori d’arte della Chiesa Parrocchiale; “Santa Maria visitante”, olio su tela, cm. 136×185.
2020/01/16, Vergato – Una visita inaspettata dal parroco don Silvano Manzoni, assente per le benedizioni pasquali, quella del famoso critico d’arte, il prof. Vittorio Sgarbi. Nella sua escursione vergatese non ha mancato di voler vedere le grandi tele conservate ai lati della chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Vergato. Provenienti dalle parrocchie limitrofe e conservate a Vergato per motivi di sicurezza, ne anticipiamo una;
Vergato (BO), Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù.
Pittori anonimi, sec. XVII e XIX: “Santa Maria visitante”, olio su tela, cm. 136×185. Proveniente dalla Chiesa di Calvenzano è stata restaurata con il contributo della Banca di credito Cooperativo oggi Emil Banca.
Relazione sull’intervento di restauro.
L’opera, proveniente dall’antica chiesa di Calvenzano, raffigura rincontro tra Maria ed Elisabetta, entrambe future madri, secondo la narrazione del Vangelo di S. Luca.
Il dipinto, genericamente databile come “ottocentesco”, era già stato restaurato in passato, ma si presentava in un cattivo stato di conservazione: la fodera, benché tesa sul retro, aveva creato ondulazioni orizzontali e distacchi sulla superficie mettendo a rischio di caduta lo strato pittorico; la tela, appesantita dalla foderatura, non era ben aderente al telaio di supporto, e alcune lacerazioni causate da eventi bellici, pur rattoppate sul retro, deturpavano visibilmente la composizione; tutta la superficie, infine, era macchiata e ingrigita da vernici alterate e depositi di polveri comuni.
Trasportata in laboratorio per un intervento di tipo conservativo, l’opera è stata esaminata attentamente e sottoposta ad alcune prove, preliminari all’inizio dell’intervento vero e proprio, osservando quanto segue:
– rincontro tra Maria ed Elisabetta, è qui raffigurato su uno sfondo ideale di carattere moderno, sia come concezione (a cielo aperto, con un paesaggio collinare assolutamente deserto e privo di ogni traccia di attività umana), sia come stesura pittorica (qualità dei colori e tecnica), che fanno pensare a un’opera ottocentesca; le figure delle due future madri sono invece caratterizzate da elementi che rimandano a modelli molto più antichi (v. posizione, panneggi, coloritura), anche se ampiamente ritoccati;
– la tela originale, visibile attraverso le lacerazioni più recenti, è una tela in lino tipo fiandra, frequentemente in uso come supporto di dipinti tra il XVI e il XVII secolo; numerosissime mancanze di colore mettevano a nudo uno strato pittorico sottostante non identificabile come strato preparatorio; queste tracce, generalmente di colore bruno-nerastro o giallo-rossiccio, riguardavano tanto il cielo, quanto il paesaggio di sfondo e in primo piano;
– le prove di pulitura eseguite confermavano l’esistenza di uno strato di patinatura grigiastra, steso durante il precedente restauro, che doveva servire ad attenuare il contrasto tra le grandi campiture di fondo (completamente ridipinte) e le figure centrali (molto ritoccate).
La qualità pittorica e l’estensione delle ridipinture (oltre i due terzi della superficie), unitamente al cattivo stato di conservazione delle parti originali e della tela di supporto più antica hanno indotto a decidere per un intervento conservativo (come da programma iniziale), anziché per una pulitura a fondo, che avrebbe molto probabilmente riproposto una composizione estremamente impoverita dei suoi aspetti più originali.
Queste osservazioni preliminari hanno comunque permesso di correggere la datazione dell’opera originale, retrodatandola alla prima metà del sec.XVII.
Intervento.
Terminate le prove preliminari, ed eseguito il prefissaggio del colore nelle zone più fragili, si è proceduto ad ima prima pulitura superficiale, allo scopo di assottigliare la patinatura e asportare o alleggerire man mano i ritocchi alterati; la superficie è stata quindi velinata per proteggerla durante lo svolgimento delle operazioni successive.
Liberata dal telaio, la tela è stata sfoderata, ripulita sul retro e messa progressivamente sotto peso per attenuare le ondulazioni e deformazioni residue, e ricomponendo, per il possibile, i lembi del grande strappo nella parte inferiore (durante la foderatura ottocentesca i lembi della lacerazione si erano separati, causando in parte le deformazioni di superficie già notate). Ottenuta una superficie accettabilmente piana, la tela è stata rinforzata e quindi rimontata sul telaio (già opportunamente trattato).
Rimossa la protezione superficiale, si è rifinita la pulitura generale fino ad ottenere un insieme più limpido ed equilibrato possibile; dopo la verniciatura, sono state stuccate e velate le lacune, intervenendo infine su quelle mancanze di colore che lasciavano vedere le tracce della stesura sottostante.
Il telaio, rinforzato agli angoli e sufficientemente robusto per poter essere riutilizzato, è stato ripulito, trattato con antitarlo, rinforzato con impregnante e adattato per evitare l’impronta della battitura; le protezioni sulle inchiodature degli angoli (ottenute riutilizzando pezzi dì carta già scritta incollati sulla testa dei chiodi d’angolo), è stata mantenuta a vista quale memoria e documentazione dell’intervento ottocentesco.
Materiali utilizzati per l’intervento:
– prefissaggio: resina acrilica in emulsione a pennello e tampone;
– pulitura superficiale: mista di acquaragia e acetone; diluente n.;
– protezione superficiale, colletta; carta rigatina;
– rinforzo tela: colletta; tela pattina e colla di pasta;
– verniciature: Verni cp Finale Lefranc 1251 in essenza di trementina;
– restauro pittorico: acquerelli W&N;
– parti lignee: antitarlo Phase; resina acrilica in soluzione.
Nota: per la buona conservazione dell’opera, si consiglia di esporre il dipinto lontano da fonti di calore dirette e dalla luce del sole; per la sua manutenzione è sufficiente una periodica spolveratura con un comune piumino di penna.
Bologna, 16 marzo 2004.
– conservazione preventiva – manutenzione – laboratorio di restauro
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