Paolo Rossi – Vergato da collezionare: “Il santuario della Madonna del Bosco in cartolina”

2020/03/07, Vergato – Dalla peste del 1600 al Coronavirus, passano i secoli e non mancano i riferimenti a pestilenze…pandemie… e altro ancora. Rimangono i simboli di quegli anni come il pilastrino della Viazza, gli oratori dedicati a San Rocco (il santo con il cane), che troviamo in molte chiese del circondario. Ma i tempi sono cambiati, il progresso è arrivato e dal santo con il cane si è passati a…

Paolo Rossi – Vergato da collezionare: “Il santuario della Madonna del Bosco in cartolina”

Sono meno di dieci le raffigurazioni del santuario della Madonna del Bosco utilizzate per la stampa delle cartoline postali di questo luogo di culto e di interesse storico-culturale. La chiesetta, situata alle pendici di una vasta area boschiva nel comune di Vergato in prossimità del fiume Reno, nonché posizionata a lato di un’ampia curva della SS 64 Porrettana che non permette ai viaggiatori di essere notata, è da sempre un antico gioiello.         

Questo santuario-oratorio, ai nostri giorni ricordato solo nel mese Mariano e in occasione della festa di san Mamante, fu eretto ed inizialmente intitolato ai SS. Sebastiano e Rocco in segno di ringraziamento per la loro protezione dall’epidemia pestilenziale diffusasi nell’Italia settentrionale fra il 1629 e il 1633.

Perché anche la nostra zona fu interessata dalla diffusione della “peste manzoniana” di quegli anni, e pur non conoscendo con certezza la consistenza demografica dell’allora parrocchia di Calvenzano, da alcuni documenti storici si desume che morirono in totale quindici persone. (nella città di Bologna 15.000 su 68.000 – il 24% degli abitanti).

https://it.wikipedia.org/wiki/Peste_del_1630

Il santuario  del XVII secolo, con facciata a capanna, tetto spiovente e pianta rettangolare, distrutto dai bombardamenti aerei nella seconda guerra mondiale e poi ricostruito, nel corso degli anni cambiò più volte nome: da SS. Sebastiano e Rocco, a Madonna del Carmelo, poi Madonna del Carmine a cui si aggiunse anche l’attributo sia “del Bosco”, sia “di Ridicanè” (dal rio che ancora oggi scorre in località Tabina) ed anche “del Ponte”. 

Per ammirare l’integrale bellezza di questo luogo purtroppo oggi abbandonato a sé stesso, concludo questo breve articolo facendovi partecipi di ciò che è visibile in alcune giornate di fine febbraio e agosto, quando l’incanto del tramonto dipinge la parete rocciosa che sovrasta il santuario di un giallo dorato che svanisce in pochi minuti.

Paolo Rossi

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