L’Unione dell’Appennino ripensa le sue funzioni rinunciando alla scuola: verso un modello più snello ed efficace
Buona parte dei servizi scolastici, dopo una sperimentazione avviata nel 2015, torneranno di competenza comunale a partire da agosto
L’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese, a sei anni dalla sua nascita e dopo una crescita dei servizi impetuosa ma talvolta un po’ affrettata, ha intrapreso un percorso di ripensamento delle sue funzioni. E proprio in questa logica va vista la decisione presa dal consiglio dell’Unione dello scorso 27 luglio di revocare anticipatamente la funzione della pubblica istruzione a partire dal 1° agosto. I servizi educativi, scolastici e dell’integrazione scolastica tornano quindi di competenza comunale.
Si tratta delle seconda funzione delegata in Unione che torna a essere gestita direttamente dai Comuni, dopo la polizia locale, e come in quel caso è possibile individuare un fattore comune, sottolineato anche dal presidente Maurizio Fabbri: cioè che si è trattato di una funzione partita “zoppa” sin dall’inizio perché l’adesione dei Comuni non è stata uniforme.
«Con la nuova giunta insediatasi l’anno scorso abbiamo intrapreso un percorso di verifica dei servizi associati» spiega il presidente «per analizzarne la sostenibilità anche alla luce delle valutazioni fatte dalle nuove amministrazioni. Non si tratta di smontare l’Unione, ma al contrario di investire su ciò che si è dimostrato efficace, ammettendo invece con onestà che alcuni processi non hanno funzionato. Non tutti i Comuni hanno aderito in maniera omogenea ai servizi scolastici in Unione a causa anche di una situazione ibrida e di sensibilità territoriali diverse. Il servizio quindi anziché maturare verso una gestione associata si è rivelato la somma delle gestioni singole, e così non poteva durare. Meglio concentrarsi sui servizi che coinvolgono tutti».
Il presidente sottolinea come si sia trattato di una soluzione condivisa nell’interesse di tutti, frutto di analisi, sperimentazione, verifica, anche se è vero che alcuni Comuni avrebbero voluto proseguire l’esperimento.
Nell’atto approvato i sindaci prendono atto di come le diverse esigenze territoriali abbiano determinato una situazione complessiva dei servizi profondamente disomogenea, al punto da non poter assicurare le condizioni per proseguire. Però a fronte di tali difficoltà si ribadisce l’intenzione, condivisa, di evitare di disperdere il patrimonio esperienziale acquisito, mantenendo in capo all’Unione una funzione di coordinamento più generale, necessario per predisporre indirizzi comuni nell’ambito del Distretto per l’istruzione, la formazione ed il lavoro dell’Appennino Bolognese.
Rimarranno poi in capo all’Unione il coordinamento pedagogico distrettuale e l’attività formativa, il centro per le famiglie, il coordinamento tecnico e la supervisione per il servizio di integrazione scolastica, la cui gestione amministrativa e contabile sarà però riassegnata ai singoli Comuni.