Rita Ciampichetti – Mercoledì delle ceneri: “Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris”
2022/03/01, Vergato – Un racconto di Rita Ciampichetti ci porta a una data importante della vita di un passato recente;
Mercoledì delle ceneri: “Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris”
Il 16 febbraio dello scorso anno, Martedì Grasso, constatavo, con una certa dose di sconforto, che era il secondo Carnevale non festeggiato causa la pandemia, però la mia speranza veleggiava già al 2022 immaginando le sfilate dei carri per le vie del paese, stormi di bambini mascherati in nuvole di coriandoli e stelle filanti, serate danzanti in giravolte di valzer.
Così purtroppo non è stato e quindi questo è il terzo anno che possiamo fare a meno di riporre nei cassetti trombette, coriandoli, stelle filanti e costumi e che dobbiamo accontentarci solo di esserci abbuffati per l’ultima volta ieri con sfrappole, zeppole, castagnole e tagliatelle fritte prima di prepararci spiritualmente alla Quaresima.
La parola “Carnevale” deriverebbe, secondo una delle tante interpretazioni, dal latino carnem levare (eliminare la carne) perché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale, Martedì Grasso, subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
La denominazione Martedì Grasso è evidente, essendoci la prospettiva di almeno quaranta giorni di rinuncia ai diversi piaceri, in passato era una giornata da dedicare esclusivamente a festeggiamenti, canti, sfilate e balli mascherati e agli ultimi stravizi culinari.
Oggi 2 Marzo infatti è il Mercoledì delle Ceneri, il giorno della settimana precedente la prima domenica di quaresima che, nelle Chiese cattoliche di rito romano e in alcune Chiese protestanti, coincide con l’inizio di quel periodo liturgico improntato alla penitenza, al digiuno e all’astinenza in preparazione della Pasqua.
“Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”, quando da bambina, alla Messa del Mercoledì delle Ceneri il Parroco, pronunciando questo inquietante avvertimento, mi spargeva sulla testa un pizzico di cenere benedetta, un brivido mi percorreva la schiena.
La formula latina “quia pulvis es et in pulverem reverteris” compare nella Bibbia e precisamente nel libro della Genesi (3,19) quando Dio, dopo il peccato originale, scaccia Adamo dal Paradiso Terrestre condannandolo alla fatica del lavoro e alla morte con queste parole “Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!”.
Da bambina era in me fortunatamente ancora troppo lontano il pensiero della Morte, ma in effetti questo rito liturgico ha un fortissimo valore simbolico.
La cenere è ottenuta bruciando i rami di ulivo benedetto della Domenica delle Palme dell’anno precedente e il gesto di cospargerla sul capo accompagnandola da quelle parole ammonitrici serve appunto a ricordare la precarietà della vita su questa terra e come forte segno di pentimento nei confronti di Dio. Infatti un modo di dire per fare ammenda non è “Mi cospargo il capo di cenere”?
Il Mercoledì delle Ceneri poi è il primo giorno diciamo di “entrata in vigore” dell’osservanza dei precetti quaresimali del digiuno e dell’astinenza delle carni che dovrebbero essere ancora rispettati dai fedeli osservanti.
Il digiuno, previsto dai 18 ai 60 anni, si riferisce all’obbligo di fare un unico pasto durante la giornata, anche se non vieta di assumere un po’ di cibo al mattino e alla sera.
L’astinenza dalle carni dai 14 anni compiuti, riguarda la proibizione di consumare carne, sono ammessi però le uova e i latticini. Il digiuno e l’astinenza dovranno essere osservati anche il giorno del Venerdì Santo, mentre tutti i venerdì di Quaresima è prevista solo l’astinenza dalla carne.
Questi precetti mi riportano indietro nel tempo quando vivevo in famiglia e mia suocera Rosita, terziaria francescana, ci teneva particolarmente alla loro osservanza.
Quindi tutti noi sapevamo che con l’inizio della Quaresima i menù dei venerdì sarebbero stati caratterizzati da paste e fagioli, spaghetti col tonno, stianconi con la cipolla, polenta e baccalà, uova sode, tonno, fagioli e cipolla e così via. Non si parlava di nessun tipo di ciccia, né a mezzogiorno e neppure a cena.
Mio suocero Gino, non così osservante, capitava che esordisse alla mattina dicendo: “Oh Rosa incû a j’ho prôpi voja d’un bèl piât ed tajadèl cal fà guarîr da tótt i mèl, ban cunzè col to ragù”
La Rosita, quasi scusandosi, ma con lo sguardo irremovibile, rispondeva “Gino, am spies dimondi, ma l’è vener incû, par divuzián mnèstra ed faṡû”
Gino sbuffando replicava: “Pròpri par divuzián! Mo quènt la dura ancora ‘sta penitànza!”
Un altro aneddoto sull’argomento dei precetti quaresimali riguarda a Vergato l’antica e premiata drogheria Fratelli Marchi, allora ubicata in Piazza dei Capitani ed ormai da tempo chiusa, ma ricordata da tutti i vecchi paesani per i fratelli che la gestivano e per le loro specialità.
Anche l’allora numerosa famiglia dei Marchi, di cui alcune componenti femminili erano intime amiche della Rosita, era molto osservante, fatto sta che quando, prima di andare a scuola, noi ragazzini ci fermavano nella bottega a comprare per merenda uno dei loro mitici panini capitava che alla richiesta di un panino con la mortadella, il prosciutto o con il salame, il Signor Ivo o Riccardo o la Signorina Olga rispondessero: “Caro, oggi è venerdì di vigilia, non ti piacerebbe di più un panino Nutella e mascarpone, o con il tonno e le cipolline perline sott’olio?”, dal momento che anche quest’ultimi erano buonissimi, non facevano alcuna fatica a convincere il giovane cliente riconducendolo all’osservanza del precetto quaresimale!
Ahimè….storie di tempi felici da ricordare in questi giorni ormai diventati ormai per tutti noi una perenne quaresima, specialmente ora che dopo le infinite paure per la salute nostra e dei nostri cari causate dal Covid si è sommata anche quella della guerra.
Il livello di stupidità che può essere raggiunto dall’essere umano è infinito e l’incipit della formula ecclesiastica “Memento homo” dovrebbe essere interpretata veramente in questo giorno come un severo ammonimento e come invito a riflettere seriamente sulla brevità della vita e sulle vanità delle ambizioni umane che portano inevitabilmente all’utilizzo di tutti i mezzi per l’accrescimento del proprio potere.
“Nel mondo ci sono state, in egual numero, pestilenze e guerre; e tuttavia pestilenze e guerre colgono gli uomini sempre impreparati” (Albert Camus)
Foto: “La battaglia fra il Carnevale e la Quaresima” (Pieter Bruegel il Vecchio, 1559)