Rita Ciampichetti – 21 Marzo:  “San Benedetto.. la rondine sotto il tetto”

2023/03/21, Vergato – Rita Ciampichetti – 21 Marzo:  “San Benedetto.. la rondine sotto il tetto”

A onor del vero occorre prima precisare due elementi importanti che danno ormai adito ad errori: oggi, 21 Marzo 2023, il santo celebrato  non è  San Benedetto e non è nemmeno il primo giorno di Primavera.

San Benedetto da Norcia è stato il fondatore dell’Ordine dei Benedettini e scrisse quella famosa Regola che prescrive povertà, obbedienza, preghiera e soprattutto lavoro, ricordate il motto “Ora et labora” (Prega e lavora)?   E’ stato proclamato Santo Patrono d’Europa e le fonti agiografiche ci fanno sapere che morì proprio il 21 di marzo, quando la prima rondine tornò al suo nido al convento di Montecassino, perciò tradizione vuole che nel giorno di San Benedetto, che  tempo fa veniva ricordato appunto il 21 marzo, la presenza delle rondini sotto il tetto annunciava l’inizio della primavera.

Attualmente San Benedetto si ricorda l’11 luglio e presumo che ad estate avanzata nel cielo volteggeranno numerosi rondini e rondoni, stamattina non ce n’è neppure l’ombra e penso che dovremo attendere ancora molti giorni prima di sentire garrire qualche balestruccio. Forse, vista la stagione,  diventa più appropriato questo proverbio bolognese più realista: “Par San Bendàtt, s’al n’è fradd e s’an brénna, tòurna satta i còpp la rundanénna” (trad. Per San Benedetto, se non è freddo e se non brina, torna sotto i coppi la rondinella).

Il 21 Marzo non è neppure il 1° giorno di Primavera perché l’equinozio di primavera è stato ieri 20 marzo e precisamente alle ore 22.24.

Astronomicamente parlando per equinozio si intende il momento in cui il Sole si trova allo Zenit all’Equatore, vale a dire che i suoi  raggi cadono perpendicolari all’asse di rotazione della Terra, perciò  in tutto il mondo il giorno e la notte, ovvero il periodo di luce e quello di buio, hanno circa la stessa durata. Equinozio, in latino“aequinoctium”, significa infatti notte uguale. In questi giorni particolari il sole sorge e tramonta quasi perfettamente a Est e a Ovest.

Non tutti sanno che l’equinozio di primavera si verifica oramai quasi sempre il 20 marzo. Negli ultimi 20 anni è caduto il 21 marzo solo 2 volte: nel 2003 e nel 2007. La data resterà quella del 20 marzo fino al 2044, quando, anticipando ancora, cadrà il 19 marzo.

L’equinozio di primavera segna la fine dell’inverno e il risveglio della natura e direi che da sempre i popoli della Terra hanno celebrato con feste e riti questo importante passaggio permeato di significati magici e cerimoniali propiziatori.

In questo periodo nell’antica Roma si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci per propiziare la fertilità, nonché l’inizio del nuovo anno romano ed i riti legati a Cibele, dea della natura, la magna mater. Con il Cristianesimo tale rinascita coincide con quella dell’umanità e con la resurrezione di Gesù Cristo suo Salvatore.

I retaggi dei riti pagani sopravvivono ancora oggi in molte feste popolari ed in particolare i riti dei falò, come i falò di San Giuseppe.

Infatti il rito del fuoco purificatore, che simboleggia il passaggio dall’inverno alla primavera,  è una delle più arcane tradizioni diffuse presso svariate popolazioni.

Ricordate la scena della “fogheraccia”  del film Amarcord di Federico Fellini dove si vede tutta la gente del borgo riunita per  bruciare in cima ad una catasta di legna e roba vecchia anche il fantoccio della “vecia” o “sega vecchia” che rappresenta l’inverno? E la bella Gradisca guardando il falò esclama: “È l’inverno che muore, sai, e arriva la primavera. Me la sento già addosso io, la primavera!”

Il desiderio di festeggiare il ritorno della bella stagione e la rinascita della natura, dopo il lungo periodo invernale caratterizzato dal freddo e dal buio accomuna tutti i popoli della terra indipendente da dove vivono.

Per fare qualche esempio in Russia la Maslenitsa è una festa che noi potremmo paragonare al nostro Carnevale perché si mascherano e sfilano con carri allegorici, ma che in realtà è più legato alle antiche feste di Imbolc e Ostara, entrambe feste del calendario pagano legate alla Primavera e al ritorno del sole.

Una delle feste primaverili più famose del mondo è sicuramente l’Holi, celebrata in India e anche esportata in altri Paesi, durante la quale vengono accesi anche in questo caso dei falò per illuminare il buio e per mandare via gli spiriti maligni. La gente per strada poi si lancia delle polveri di tutti i colori mescolate all’acqua e diventa perciò una festa molto suggestiva dai mille colori perché tutto strade, edifici e persone sono ricoperte da tutte le tonalità dell’arcobaleno.

Un’altra usanza famosa in Giappone è quella dell’ammirare la fioritura degli alberi di ciliegio dai caratteristici fiori rosa (Hanamii). Folle di Giapponesi con le loro famiglie passeggiano o fanno un pic-nic nei parchi sotto ai ciliegi in fiore come simbolo di rinascita, fino a quando non arriva la sera: la “notte del ciliegio” (Yokuzura). Sempre per stare in ambito cinematografico tale usanza è descritta molto bene in una scena del film “Memorie di una geisha” di Rob Marshall.

In molti paesi si fa coincidere l’arrivo della primavera con l’anno nuovo. il Capodanno cinese è chiamato anche Festa di Primavera, perché legato alla rinascita della natura. In Iran e in molti paesi del Medio Oriente l’equinozio coincide con la festa del Nawrūz, “nuovo giorno”, il Capodanno persiano  prevede un’usanza abbastanza particolare: le famiglie, infatti, si riuniscono come da noi per farsi gli auguri di nuovo anno attorno ad una tavolata formata da piatti e pietanze che iniziano con la lettera “s”, ognuno con un significato particolare: dall’abbondanza all’amore, dalla rinascita alla salute, dalla bellezza alla saggezza. Ad accompagnare i piatti vengono anche posizionati sul tavolo uno specchio che simboleggia il cielo,  un pesciolino rosso in rappresentanza del  mondo animale e  delle uova colorate simbolo di fertilità.

L’importanza simbolica che viene data all’uovo accumuna tutte le civiltà in quanto già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo  e le uova erano il simbolo del ritorno della vita. Nelle tradizioni pagane e mitologiche l’uovo rappresenta la  rinascita, in particolare con riferimento al sopraggiungere della primavera, periodo dell’anno in cui la natura rifiorisce dopo il lungo e sterile inverno ed in cui la terra rivive grazie ad una ritrovata fertilità: si procede con le nuove semine sperando in favorevoli raccolti.

Gli antichi romani sotterravano un uovo dipinto di rosso nei campi coltivati in modo da propiziarne la fertilità.

Il cristianesimo ha ripreso la simbologia rappresentata dall’uovo nella rinascita intesa come Risurrezione e speranza nella vita eterna.

C’è Rinascita in giro: le giornate si sono allungate, nei prati come tutti gli anni sono spuntate viole e primule e i peschi, approfittando del caldo degli scorsi giorni sono pieni di fiori rosa, dopo due anni da incubo causati dalla pandemia stiamo ricominciando a vivere, sembrava che non sarebbero mai passati e hanno lasciato dietro una scia di lutti e dolori, ma il tempo scorre e ogni Inverno deve cedere prima o poi il passo alla Vita.

Buona Primavera a tutti!

Rita Ciampichetti 2023

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