Rino Nanni – Il 1″ maggio del ’47 al comizio che tenne Giuseppe Di Vittorio riempimmo tutto il paese

2023/04/03, Vergato – LA MIA NOMINA A SEGRETARIO DI SEZIONE (16° puntata Pag. 75 – 78)

La Sezione del Partito intanto peggiorava. Quadri, nell’impossibilità di ricucire la sfaldatura, si dimise da Segretario. Eleggemmo Sabattini Lorenzo, ma dato anche il suo carattere le cose non migliorarono. Fu così che sul finire del 1947, dopo una interminabile riunione dedicata alla ricerca dì un Segretario che non si trovava, fu nominato il sottoscritto.

Avevamo allora la sede in un locale mezzo diroccato e che avevamo sistemato alla meglio, dell’ex casa del fascio, al Parco delle Rimembranze. La mia scelta non fu trionfalistica. La proposta venne fuori quando ormai non vi erano più alternative. D’altra parte ero il meno preparato di tutti, anche se ero più fuori dalla mischia che perdurava da due anni. Nel Comitato di Sezione (avevamo allora una sola sezione) c’erano un pò tutti: Alfonso Buriani, Sabattini Lorenzo e Umberto, Delfini Livio, Caccini Aldo (se ne tornò a Milano finiti i lavori alla fine del ’48 o all’inizio del ’49), Colombi Ugo, Tiviroli Augusto, Mei Giuseppe, Badetti, Panaro Bruno, Sabbioni Primo e altri.
Convocavo il Comitato di Sezione sulle circolari della Federazione o sulle questioni che emergevano dalla diatriba locale. Forze potenziale ne avevamo. Pur davanti alla disoccupazione, ai turni che turbavano i rapporti fra gli stessi lavoratori, alle prime avvisaglie del polverone anticomunista che sarebbe subito dopo esploso, riuscivamo a fare riunioni e assemblee ben riuscite.
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Il 1″ maggio del 1947 al comizio che tenne Giuseppe Di Vittorio riempimmo tutto il paese. Ne avevamo avuti di dirigenti di prestigio: da Onorato Malaguti Segretario della C.C.d.L. a Bottonelli a Piazzi allora oratori di grido, a Bonazzi, Masetti e Colombi Segretari della Federazione, Rita Montagnana e altri, ma il comizio di Di Vittorio resterà sempre l’avvenimento più importante e commovente di quel periodo.
Col tesseramento del ’47 superammo gli 800 iscritti, facemmo la Sezione a Riola e alla Carbona, avevamo molti attivisti abbastanza impegnati. Non riuscivamo più ad amalgamare i due schieramenti, ad avere una sola politica, a dare una risposta unica alla gente.
Sentivo il peso e la mia incapacità di produrre una svolta, di ricostruire l’unità, di lanciare fuori dalla sezione le potenzialità esistenti. Ma non avevo sufficiente prestigio, a 19 anni, nei confronti di uomini maturi, molto più esperti che venivano dall’antifascismo e dalla resistenza. Dovevo accrescere le mie cognizioni. In quegli anni ho letto una quantità enorme di libri, quasi sempre testi classici del marxismo, di Lenin, di Stalin, di Togliatti. Ma sentivo che questo non bastava.

L’occasione si presentò nel dicembre 1947. La Federazione teneva un corso di tre mesi nelle cantine dell’ex Arena del Corso in via S. Stefano e ci chiedeva di mandare un compagno. Presentai la cosa al Comitato di Sezione convinto che la proposta sarebbe caduta sul mio nome. A mezzanotte discutevamo ancora ma nessuno mi aveva proposto. La riunione stava per concludersi con la constatazione che non avevamo nessuno da inviare. Mi feci coraggio e mi auto candidai. I compagni mi guardarono e dissero che andava bene perchè tanto non avevano alternative. Fu un’altra grossa delusione per me, decisamente ero considerato del tutto immaturo.
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Il corso iniziò il 7 gennaio e si concluse poi verso il 20 marzo, in anticipo sul previsto perchè erano state indette le elezioni politiche del 18 aprile 1948. A ben riflettere ora non è che il corso mi abbia dato molto di più rispetto allo studio individuale. L’esperienza era positiva perchè si imparava a vivere in collettivo, a fare più apertamente la critica e l’autocritica, a darsi un metodo di lavoro più organico. C’erano diversi compagni che poi si sono persi per strada. Per quanto mi ricordo dei 30 allievi presenti, siamo presenti tuttora in tre: io, Drusilli e Odorici, Sindaco di Castel S.Pietro.
Avevamo un corpo insegnanti che già conoscevamo: Gottardi, Melloni, Bugatti, Nella Marcellino e poi compagni che venivano a seconda della lezione del giorno.
Tuttavia a me servì molto. Mi aumentò la considerazione dei compagni, mi insegnò a studiare meglio, a parlare davanti al pubblico, a capire molte cose del passato.
Con l’attività del ’47 e con la scelta di andare al corso si aprirono dei problemi in famiglia. Avvenne cioè quella svolta che tanti hanno vissuto. Avevamo dei problemi economici: mio padre e Renato lavoravano saltuariamente, con lunghi periodi di disoccupazione, Franco rimase per un anno dai nonni materni, Fonsino cominciava la scuola. Con i pochi soldi guadagnati non ce la facevamo ad andare avanti. Avevamo accumulato circa 100.000 lire di debiti che era, per quei tempi, una notevole somma. Ma poi c’era la paura della politica, i commenti della gente, le insinuazioni, le preoccupazioni per quanto avrebbe potuto capitarci.
C’era il fatto che io ero sempre fuori anche la notte, spesso anche Renato e in seguito Franco che seguirà la stessa strada.
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Mio padre e mia madre non erano contrari. Anzi li avevamo, come tutti in famiglia, iscritti al Partito fin dal ’46 e tale iscrizione hanno mantenuto fino alla morte. Ma la scelta della politica attiva scombussolava una tradizione, un’ordine, e le polemiche che via via diventeranno sempre più violente amareggiano i genitori. Parenti, amici, conoscenti fanno pressioni, danno consigli, avanzano previsioni catastrofiche. Ciò crea uno stato d’animo sempre più agitato e preoccupato.
Babbo e mamma hanno certo sofferto molto per le nostre scelte in quel periodo. Poi piano piano si abituano, prendono parte alle cose, hanno maggiori conoscenze, sentono anche gli apprezzamenti.
Il punto critico viene superato. Per tutti gli anni che verranno tutti e due non avranno problemi, anzi lavoreranno per il Partito fino all’ultimo, non daranno ascolto al Prete quando decido di sposarmi in Comune e di non battezzare il figlio.
Così anche quando Franco lascia le poste per impegnarsi a tempo pieno nella politica, pur dispiacendosi, non ne fanno una tragedia, nè quando Fonsino lascia la Nettezza Urbana (un posto sicuro con pensione sicura) per lavorare in una fonderia.
Come tutte le famiglie anche la nostra ha avuto la sua crisi, ma essa è stata superata in tempi abbastanza brevi, e l’appoggio dei genitori non è mai venuto meno. Bisogna dargli atto che per questa nostra scelta essi hanno subito privazioni e compiuto sacrifici di ogni sorta. Abbiamo sempre guadagnato poco e quindi poco abbiamo contribuito alla famiglia. Sul piano economico si può dire che babbo e mamma hanno respirato meglio quando tutti e quattro siamo usciti di casa ed essi sono rimasti soli. Anche questo è molto relativo ma dà un senso al confronto che ho voluto fare.

Guarda gli articoli precedenti; https://vergatonews24.it//?s=rino+Nanni

Nella prossima puntata: IL 18 APRILE 1948

Tratto dal manoscritto: Rino Nanni – ESPERIENZE E RICORDI DEL PASSATO – Aprile 1945 – Ottobre 1981

© Riproduzione riservata per testo e fotografie – Pubblicazione inedita.

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