Paolo Rossi: 27 novembre 1943 – “Ottant’anni fa, il primo bombardamento di Vergato”

2023/11/25, Vergato – Un’evento che le amministrazioni del tempo lasciavano nel dimenticatoio ma Lui, puntuale, ogni anno non dimenticava. Perchè? L’aveva vissuto in prima persona ma non la “menava” lunga… gli bastava un ricordo e una preghiera per le vittime innocenti che in maniera inaspettata accolsero con gli occhi al cielo quegli aerei che passavano sopra Vergato. Occhi di bimbo alle finestre o nelle piazze. Uno di questi racconta che da Liserna guardava con invidia quelle “cose” che gli aerei scaricavano su Vergato e bimbi più fortunati di lui le avrebbero raccolte, poi la voce del padre… sono bombe… e la tragedia!

Colui che ne ha perpetrato il ricordo era un giovane cappellano, Don Giorgio Pederzini.

Passano gli anni e arrivano i social media locali e un’altro appassionato di storia e memoria locale, purtroppo mancato troppo presto, si attiva per riportare la memoria sui questi fatti che chiedono ancora spiegazioni; perchè?

Era Enrico Carboni.

Basterebbe a ricordare le oltre 50 vittime una lapide su quello che potrebbe diventare il muro della memoria sulla facciata del Palazzo Comunale tra le due colonne? O il restauro della Cappella al Cimitero di Vergato, quella di Davide Carboni che già ospita le lapidi di diverse vittime?

Il testimone passa ad un’altro cittadino che “racconta” Vergato con “la penna e l’inchiostro”, a lui il compito di aggiungere pagine alla storia locale che purtroppo in questi giorni si aggiunge alle tragedie dell’Ucraina, della Palestina e di Israele, dove altri bambini rivivono le vicende dei bimbi vergatesi di ottant’anni fa…

Paolo Rossi: 27 novembre 1943 – “Ottant’anni fa, il primo bombardamento di Vergato”

Sono sempre meno i vergatesi che hanno vissuto di persona i drammatici eventi della seconda guerra mondiale e che ricordano la tempesta di bombe che si abbatté sul centro abitato il 27 novembre di ottant’anni fa (primo di altri 22 bombardamenti che nell’arco di un anno distrussero l’intero paese). 

A ricordo di quel tragico giorno, voglio condividere con voi un estratto del capitolo “Sempre più dura veniva tutti i giorni” del romanzoL’emozione di conoscerti”, dove ho pubblicato una lunga lettera scritta dal mio bisnonno materno Bartolomeo, postino di Vergato:

“Fratello carissimo e cognata Bice,

rispondiamo alla vostra lettera per la seconda volta perché temo che la prima sia andata smarrita e perché è già un mese che abbiamo scritto e non abbiamo avuto risposta.

In ogni modo, ecco come abbiamo passato questi sei mesi che il fronte è stato fermo: ora vi spiegherò…

Dopo l’otto settembre e sino al 27 novembre non ci fu male, benché avessi avuto il povero marito della Delia all’ospedale e precisamente in quella data 27 novembre (1943) si comincia a tremare di paura perché si ricevette il primo battesimo dei bombardamenti che colpì la frazione “Europa” (1) e mulino “dell’America” (2), e tutto lungo la strada nuova sino alla “Casa del prete” (3) alle Fornaci, con qualche cinquantina di bombe di quelle grosse.

Le case colpite furono tre all’Europa, il mulino dell’America, compreso tutta la famiglia, la Campana albergo (4), che ci rimase il figlio di Giovanni Carboni e tanti altri, fra i quali anche il nostro nipote Oreste.

I morti salirono a una cinquantina, io ero ancora in servizio in mezzo al paese a distribuire la posta, rimasi stordito e sicuramente a star male. Non si vive più né giorno né notte, cominciarono a farsi coraggio dicendo che era stato uno sbaglio, ma dallo sbaglio diventò un persistere…”

Note:

(1) “Europa” è una località poco distante dal centro abitato, in direzione Grizzana

(2)  “America”, altra località non lontana dal centro, sempre in direzione Grizzana

(3) “Casa del prete”, podere fuori dal centro abitato in direzione Fornaci di Vergato

(4) “La Campana”, antico albergo-ristorante di Vergato

 * Per chi volesse leggere il romanzo (in vendita su Amazon), può eventualmente prenderlo in prestito presso alcune “Biblioteche del Distretto della Montagna bolognese” – vedi qui:   https://sol.unibo.it/SebinaOpac/resource/lemozione-di-conoscerti-romanzo/UBO7059452?sysb=DMONT

Con il pensiero rivolto a tutti coloro che nel mondo vivono ancora oggi queste drammatiche situazioni belliche, concludo con l’articolo del “Resto del Carlino” che senza citare le località colpite, pubblica la notizia dell’incursione aerea nell’edizione di martedì 30 novembre, ovvero due giorni dopo i fatti.  

Testo integrale dell’articolo pubblicato il 30 novembre 1943 dal quotidiano “Il Resto del Carlino – Cronaca di Bologna” :

“Violenta incursione aerea su pacifici abitanti della provincia”

Scuole e povere case operaie e rurali colpite dai terroristi nemici – Un’ottantina di vittime – L’opera di soccorso

Le nefaste ali dei terroristi anglo-americani sono ricomparse nel primo pomeriggio di sabato scorso, sul nostro cielo, rinnovando i loro criminosi caroselli e seminando nuovamente morte e nuove rovine.

La furia dei “liberatori” si è abbattuta su pacifiche e laboriose località collinari e montagne della nostra provincia, le quali non si sarebbero mai più immaginate di rappresentare “obiettivi importanti” per l’aviazione nemica.

L’incursione è avvenuta poco dopo mezzogiorno, da parte di una trentina di plurimotori, i quali –provenendo all’ingrosso da sud-est– hanno sorvolato la nostra zona suburbana, scomparendo ben presto allo sguardo dei cittadini. Dalle notizie che abbiamo raccolte, si apprende che il numero delle vittime è piuttosto elevato. Si lamentano, infatti, un’ottantina di morti e centosettanta feriti: quasi tutti operai, contadini, o poveri sfollati bolognesi, inermi abitatori delle nostre vallate, che lo schianto delle esplosioni ha colti quasi dovunque nell’ora della refezione meridiana.

Come è loro costume, gli aviatori nemici hanno lasciato cadere i loro mortiferi ordigni senza discriminazione di obiettivi. Sono infatti rimasti colpiti modeste case operaie e rurali, una scuola, una villa, sotto le cui rovine sono rimasti i corpi straziati delle innocenti vittime. La successione degli scoppi si è inserita così nella pace silenziosa dei nostri monti con furia improvvisa e inaspettata, seminando la strage e il dolore là dove regnava una quiete laboriosa e felice.

Anche in questa occasione l’opera di soccorso è stata pronta ed efficace. Dall’Unpa alla Croce Rossa, ai Vigili del fuoco, dai nostri soldati e militi ai camerati delle Forze armate germaniche fino agli addetti dell’Organizzazione Todt, è stata una generosa gara di abnegazione. Le salme sono state pietosamente raccolte, i feriti medicati e quindi avviati verso i più vicini ospedali; e la maggioranza, come si comprende, è stata smistata nelle cliniche cittadine.

In ogni centro colpito, le autorità locali si sono prodigate nell’iniziare l’opera di soccorso, la quale è poi continuata alla presenza del Capo della Provincia e del Reggente la Federazione, immediatamente accorsi sui luoghi più gravemente toccati dalla furia distruttrice.

Il Capo della Provincia e il Reggente federale, dopo aver impartito le prime disposizioni, hanno pure visitato i feriti nei vari ospedali. Anche il Cardinale Arcivescovo ha recata ai feriti, degenti nelle cliniche di città, la sua parola confortatrice.

Il nemico stesso ha comunicato che nelle varie incursioni compiute sul territorio italiano nella stessa giornata ha perduto 5 apparecchi.

Apprendiamo all’ultima ora, che quattro dei feriti accolti a Sant’Orsola sono deceduti in mattinata.

Paolo Rossi

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