Erasmo da Rotterdam – Part. 2: Il concetto base è “l’impossibilità di tollerare che nel mondo l’apparenza sia così diversa dalla sostanza…
2024/11/07, Vergato – La storia si ripete? Guerre, morti, distruzione… pace! Leggiamo la seconda parte dell’introduzione a un percorso che viene dal passato ma parla del presente.
Uscita a puntate, due uscite settimanali. Lettura troppo “pesa”? Ricordiamo le Omelie del Dott. Don Francesco Degli Esposti da Lagaro…. se uno di voi capisce anche solo l’uno per cento di quello che dico vuol dire che tutta la comunità è cresciuta… il commento a una assemblea “distratta”.
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La Pace in Erasmo da Rotterdam: Commento all’adagio ” Dulce Bellum Inexpertis” e alla “Querela Pacis”
Introduzione; 02 – Seconda Puntata:
– Importanza degli Adagi e delle opere consimili degli anni successivi
Nel 1500 vennero dunque pubblicati gli Adagi, l’opera messa insieme da Erasmo dopo l’incidente in Inghilterra e dedicata a Mountjoy.
Si trattava di una raccolta di proverbi, tratti dagli scrittori latini antichi e commentati per coloro che desideravano avere un elegante stile latino. Con quest’opera diffuse lo spirito dell’antichità in ambienti dove il primo umanesimo non era ancora arrivato.
“E’ inoltre comprensibile da un punto di vista psicologico, che Erasmo non abbia potuto scrivere altrimenti che in latino. Per il suo spirito delicato la lingua volgare avrebbe dato ad ogni cosa un carattere troppo immediato, troppo personale e troppo reale. A lui occorreva quel leggero velo di vago, di lontano, che il latino stendeva su tutto”.[1]
Dopo il 1496 fece in Olanda solo qualche viaggio affrettato e dopo il 1501 non vi mise più piede. Ai suoi compatrioti all’estero sconsigliava di tornare in Olanda.
L’antipatia per la gente gretta e rozza che vi aveva conosciuto si trasformò in una antipatia per l’intero paese. Anche se di tanto in tanto riaffiorava l’amore per il suolo natio “Terra che io devo sempre amare e onorare come quella che mi ha dato la vita”.[2]
Egli riconobbe però ai suoi compatrioti i propri ideali: mitezza, sincerità, semplicità e purezza. Vi era perciò per l’Olanda un misto di simpatia e antipatia.
– Il rinnovamento della teologia diventa lo scopo della sua vita.
In questo periodo si spostava spesso soprattutto per paura della peste che gli ricordava probabilmente Deventer dove era morta la madre.
Si recò anche in Olanda e passò un anno a studiare vicino al convento di Steyn . nel luglio 1501 andò a riposarsi nel castello di Tournehem vicino al fedele Batto. Ma in tutti i suoi spostamenti non perdette mai di vista il suo ideale di studio.
Desiderava curare un’edizione di San Girolamo ed imparare bene il greco. Il suo desiderio principale era andare a fondo nelle cose e portare gli altri a comprendere anche quando cercava di guadagnare un po’ di denaro che gli consentisse di vivere.
Nel 1502 dichiara che può scrivere in greco tutto ciò che vuole anche improvvisando.
Cominciò a studiare anche l’ebraico, ma poi lo abbandonò.
Fu in questo periodo ospite del convento di Bertin a Saint-Omer e poi al castello di Courtebourne. Nel convento conobbe un monaco francescano Giovanni Vitrier. Questo monaco si era dato alla riforma di conventi maschili e femminili. Aveva idee molto libere sulla vita cristiana e avversava alcune cerimonie e pratiche religiose. Ebbe una notevole influenza sull’origine di una delle più celebri opere di Erasmo “ Il manuale del milite cristiano.”
Il libro è scritto come un manuale per un militare privo di cultura perché possa rendere degna di Cristo la sua anima .
In questo libro Erasmo sviluppa il suo programma teologico: tornare alla Sacra Scrittura.
“Il concetto base del libro che verrà poi esposto nell’Elogio e nei Colloqui è questo “l’impossibilità di tollerare che nel mondo l’apparenza sia così diversa dalla sostanza, che il mondo onori chi non deve essere onorato, che una barriera di illusioni, di abitudini inveterate e di irriflessioni impedisca agli uomini di vedere le cose nella loro vera luce […] Non è solo un sentimento religioso è anche un sentimento sociale quello che lo anima […] Nel capitolo intitolato opinioni degne di un cristiano lamenta gli eccessi dell’orgoglio di classe, dell’inimicizia fra le nazioni, della gelosia di mestiere e dell’invidia fra gli ordini religiosi , che mantengono divisa l’umanità”[3]
– Morte di Batto e primo soggiorno a Lovanio
Erasmo non poteva recarsi a Parigi, Colonia e in Inghilterra per la peste, così nell’autunno del 1502 andò a Lovanio.
Qui il futuro papa Adriano di Utrecht gli offrì una cattedra, ma Erasmo rifiutò pur trovandosi in ristrettezze economiche, probabilmente per il grande amore agli studi a cui voleva dedicarsi. Scrisse per vivere, anche se controvoglia, alcune prefazioni dedicate al vescovo di Arras e un panegirico per Filippo il Bello atteso nei Paesi Bassi nel 1503.
Nel 1504 tornò a Parigi. Sperava di trovare i mezzi per lavorare alle sue ricerche teologiche e fare a meno della letteratura profana. E’ eroico il fatto di come Erasmo non approfitti del suo ingegno e della sua erudizione e affronti l’indigenza pur di dedicarsi al suo ideale di restaurare la teologia.
Nel 1505 probabilmente perché aveva finito il denaro si recò in Inghilterra dove ritrovò gli amici.
Qui entrò in relazione con alti prelati diventati suoi amici e protettori e il re gli fece sperare in un beneficio ecclesiastico.
Erasmo ebbe una dispensa dal papa Giulio II per cui poteva accettare un beneficio inglese. Con le traduzioni dal greco al latino acquistava favori ed appoggi.
Gli si presentò l’occasione di partire per l’Italia poiché il medico di Enrico VIII, Giovanni Battista Boerio di Genova cercava un maestro per accompagnare i suoi figli che andavano a studiare nelle università italiane.
Nel 1506 era di nuovo in Francia, ormai era un autore noto e ricercato e Giusto Badio stampò tutto quello che Erasmo gli portò.
In Agosto riprese il viaggio.
– Erasmo in Italia (1506-1509)
A Torino subito dopo il suo arrivo il 4 settembre 1506, Erasmo ottenne il titolo di dottore in teologia a cui egli non dette eccessiva importanza.
Quel titolo lo autorizzava a scrivere su argomenti teologici.
Meta del viaggio era Bologna, ma giuntovi trovò il paese in stato di guerra e fu costretto a ritirarsi a Firenze.
Il papa Giulio II marciava con un esercito per togliere Bologna ai Bentivoglio. La guerra ebbe successo e Bologna era abbastanza sicura per Erasmo da poterci ritornare.
Il giorno 11 settembre 1506 potè assistere all’ingresso trionfale del papa guerriero.
Nel 1509 lasciò l’Italia e durante questo viaggio scrisse l’Elogio della follia, dedicato all’amico Moro.
– 3° Soggiorno in Inghilterra (1509-1514) La satira “Giulio escluso dal cielo”
Da quando Erasmo tornato dall’Italia si reca in Inghilterra e in casa di Moro,e in pochi giorni scrive l’Elogio, fino a circa due anni dopo, quando lo troviamo a Parigi, ci manca qualsiasi traccia della sua vita. Forse questo fu il periodo più felice della sua vita, vissuto in un ambiente elevato ed intellettuale.
Era sempre perseguitato dalla povertà e dall’incertezza economica, in cerca di mecenati che lo potessero aiutare e questo ad uno spirito libero come il suo pesava molto. Finalmente nel 1512 gli venne assegnato l’agognata prebenda che gli consentiva una pensione annua di 20 sterline.
Preparava in questo periodo una nuova edizione dell’opera di San Girolamo e una revisione del testo del Nuovo Testamento.
In seguito si trasferì a Basilea e cominciò a far pubblicare le sue opere dall’editore Froben e non più da Badio come aveva fatto in precedenza.
Il suo soggiorno inglese fu funestato dalla guerra a cui Erasmo era straordinariamente contrario.
La forte antipatia per il clamore della guerra e le sue conseguenze ebbe influenza sul senso satirico di Erasmo.
Si ricordò come la guerra gli avesse impedito di girare liberamente per l’Italia e come si fosse urtato alla vista dell’ingresso a Bologna del papa conquistatore Giulio II “Il pontefice Giulio conduce la guerra vince, trionfa, e fa proprio la parte di Giulio (Cesare)” aveva scritto allora”.[4]
Il papa Giulio era stato secondo lui causa di tutte le guerre, che dopo di allora avevano funestato l’Europa.
Erasmo si vendica del papa guerriero che nel 1513 era morto, scrivendo la magistrale satira “Giulio escluso dal cielo” in cui si finge che il papa compaia in gran pompa alle porte del Paradiso per patrocinare la propria causa, ma non sia lasciato entrare.
Il testo venne stampato nel 1518, anonimo, non da Froben, editore abituale di Erasmo, ma da Cratander.
Nei secoli si è discussa la paternità del testo, che però pare proprio di Erasmo.
Erasmo continuò comunque la sua propaganda contro la guerra, in una lettera scritta a Antonio Bergen, suo antico protettore lamenta i mali della guerra ricordando gli inconvenienti di cui aveva dovuto soffrire lui stesso in Inghilterra.
La guerra, dice, ha alterato la mente della gente la carestia aumenta, la generosità diminuisce. Poi inizia un’accusa contro la follia della guerra, che egli definisce una sfida al cielo.
“Noi siamo peggio degli animali, perché solo gli animali feroci combattono gli altri, no. E poi essi combattono con le loro armi naturali, e non usano, come noi, macchine escogitate con diabolica astuzia. Essi combattono per i loro piccoli o per il cibo; le nostre guerre invece sono causate dall’ambizione, dalla collera dall’avidità o da simili malattie dell’anima.
La guerra non ha mai un esito felice, e porta più male che bene. Nessuno riesce con la guerra a recar danno al suo nemico se prima non ha causato ogni sorta di sciagura ai suoi amici. “Ma, dirai, il diritto dei principi deve essere rispettato. Non sta a me parlare presuntuosamente delle cose dei principi. Ma questo io so, che talora l’eccesso di giustizia diventa la più grande delle ingiustizie, e che ci sono dei principi che prima ottengono ciò che vogliono e poi cercano l’una o l’altra scusa per giustificare le loro pretese”. Com’è possibile, con tanti trattati e tanti accordi, che non si riesca a trovare una giustificazione per fare la guerra? Ma se anche c’è contestazione sopra un territorio, perché versare tanto sangue? Ci sono dei papi dei vescovi, degli uomini intelligenti ed onesti, a cui si potrebbe affidare l’incarico di discutere questi futili questioni. E così ritorna a parlare di papa Giulio. Non può Leone sedare la tempesta che Giulio ha scatenata?
Questo fu un ulteriore scritto di Erasmo contro la guerra.
Rimaneggiò poi la lettera nell’adagio: Dulce bellum inexpertis (la guerra è dolce per chi non l’ha ancora provata) che fu inserito nell’edizione del 1515 da Froben e in seguito fu da costui stampato anche separatamente.”[5]
Nella prima metà del 1514, Erasmo aveva già attraversato la manica. Fece ancora tre altre brevi visite in Inghilterra, ma non vi abitò mai più.
[1] Huizinga, Erasmo, pg. 72 – [2] Huizinga, Erasmo, pg.74 – [3] Huizinga, Erasmo, pg. 84 – [4] Huizinga, Erasmo, pg. 128 – [5] C.f.r. Huizinga, Erasmo, pg. 130-131
…continua….
Maria Rosa Mazzetti, 2024
Nella terza puntata; Erasmo sulla via del successo e della fama
Indice; 1 – Introduzione 2 – Vita, Tematichie fondamentali della Filosofia Erasmiana e Percorso del Pensiero 3 – Adagio “DULCE BELLUM INEXPERTIS” 4 – Il lamento della pace 5 – Conclusioni – Bibliografia
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