Erasmo da Rotterdam – Part. 3: “Ci sono nella teologia dei luoghi inaccessibili, a cui Dio non ha voluto che noi ci avvicinassimo…
2024/11/11, Vergato – La Pace in Erasmo da Rotterdam: Commento all’adagio ” Dulce Bellum Inexpertis” e alla “Querela Pacis”
La storia si ripete? Guerre, morti, distruzione… pace! Leggiamo la terza parte dell’introduzione a un percorso che viene dal passato ma parla del presente.
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Introduzione: 03 – Terza Puntata: Erasmo sulla via del successo e della fama
Erasmo lasciò l’Inghilterra deciso a tentare la fortuna nei Paesi Bassi, in Brabante alla corte principesca.
Portò a Basilea da Froben alcuni lavori per farli stampare, fra cui le edizioni critiche del Nuovo Testamento e di San Girolamo con cui sperava di giungere a quella riforma della teologia che considerava la sua missione.
Si trattenne per qualche giorno nel castello di Hammes presso Calais ospite di Mountjoy e qui trovò una lettera del suo superiore Servizio Rotger che lo richiamava in convento.
Erasmo rifiutò, scrisse una lettera al suo superiore e amico che era più un esame di coscienza che una giustificazione.
Gli fece presente la costrizione con cui era entrato in convento e come non fosse mai stato adatto a questo tipo di vita.
D’altro canto, nel mondo aveva vissuto bene procurandosi la stima di amici e protettori e li enumera: cardinali, arcivescovi, vescovi, Mountjoy, le università di Oxford e Cambridge.
Erasmo concludeva dicendo che anche contro le sue opere non si poteva dire nulla e il meglio doveva ancora venire: San Girolamo e il Nuovo Testamento.
Nella seconda metà di Agosto 1514 arrivò a Basilea.
Qui lavorò sodo nella stamperia di Froben. Le cose più importanti erano sempre S. Girolamo e il Nuovo Testamento. S Girolamo era la passione della gioventù di Erasmo.
Anche il suo lavoro sul Nuovo Testamento gli stava molto a cuore. Erasmo aveva fatto una nuova traduzione dal greco del Nuovo Testamento che differiva dalla Vulgata.
Egli con queste opere divenne il centro per gli studi di teologia scientifica e un centro e un termine di paragone per la cultura classica ed il gusto letterario.
La sua celebrità crebbe immensamente e così la sua corrispondenza. Il suo sviluppo intellettuale è compiuto, mentre l’esistenza materiale è ancora incerta.
Nel 1515 ottenne il titolo di consigliere del giovane sovrano il futuro Carlo V, a cui era aggiunta una pensione anche se pagata senza regolarità.
Scrisse per questo motivo l’Educazione del principe cristiano che tratta della formazione dei principi più dal lato morale che politico in contrasto col Principe di Macchiavelli scritto qualche anno prima.
Nel 1516 tornò nei Paesi Bassi e in seguito fece un breve viaggio in Inghilterra.
Alloggiò in casa di Moro e rivide Colet, Warham, Fisher ed altri. Qui cercò che gli fossero tolti effettivamente gli impedimenti per una carriera ecclesiastica.
A Londra, coll’aiuto del fedele Ammonio stese una relazione per la cancelleria apostolica. Nel gennaio 1517, con due lettere che portano la firma del futuro cardinale Sodoleto, il papa Leone X assolveva Erasmo per le violazioni commesse alla legge ecclesiastica, lo esentava dall’obbligo di portare l’abito dell’ordine, gli permetteva di vivere nel mondo e di percepire i benefici ecclesiastici sopprimendo gli impedimenti dovuti alla sua nascita illegittima.
Il Papa accettava la dedica dell’edizione del Nuovo Testamento e si esprimeva favorevolmente sull’opera di Erasmo.
La sua fama era ormai così grande!
Egli si trasferì nella seconda metà del 1516 ad Anversa poi a Bruxelles ed a Gand, sovente in casa di Pietro Gilles.
Il 9 Aprile 1517, nella casa di Ammonio a Westminster, ci fu la cerimonia che lo sollevò, con l’assoluzione papale dall’angoscia che lo aveva oppresso fin dalla giovinezza. Era libero.
Da ogni parte piovevano inviti: Inghilterra, Francia, Spagna. Una cattedra a Lipsia.
Erasmo, che voleva mantenersi libero non accettava e non rifiutava. Nel luglio 1517 partì per Lovanio con l’intenzione di rimanervi per pochi mesi.
Vi restò invece quattro anni dal 1517 al 1521.
In questo periodo rifletteva se era meglio recarsi in Germania Inghilterra o Francia
“Ci furono anche vari scritti incentrati sulla politica e sulla guerra. Questi temi, in verità lo avevano già impegnato in precedenza a più riprese: il tema della guerra e della pace, come abbiamo osservato, già quando era ancora in monastero.
Il Panegirico di Filippo del 1504 presenta l’immagine di ciò che il principe avrebbe dovuto essere nella veste di ciò che egli asseriva di essere .
Politica e guerra tornano nella lettera ad Antonio di Bergen nel 1514, in quattro adagi dell’edizione del 1515, nell’Educazione del Principe Cristiano del 1516 e nel Lamento della pace del 1517”[1]
La celebrità portava con sé una quantità di episodi singolari: quasi ogni anno si diffondeva la notizia che era morto; gli si attribuivano scritti mai composti; riceveva ogni tipo di regalo anche stranissimo e moltissimi inviti.
Era inondato di lettere e tutti speravano di avere una sua risposta, lui cercava di accontentare più persone possibili.
Negli ultimi tempi della sua vita quasi ogni anno veniva pubblicato un nuovo volume di sue lettere.
Anche le sue opere col crescere della sua celebrità erano salite di considerazione e nel 1516, per la prima volta troviamo usato il termine erasmiano che ci indica come fosse cresciuta la sua autorità.
In quegli anni il futuro gli appare luminoso: la pace perpetua è alle porte.
I maggiori principi della cristianità: Francesco I di Francia, Carlo Re di Spagna, Enrico VIII d’Inghilterra e l’imperatore Massimiliano hanno assicurato la pace coi più solidi trattati. Ma non per molto tempo si udirono in Erasmo questi accenti, solo fino al 1519.
In seguito il sogno della felicità universale lasciò il posto al lamento sulla malvagità dei tempi.
– Lo spirito di Erasmo
Erasmo era avverso a tutto ciò che è irrazionale, di cattivo gusto, prolisso e puramente formale.
Anche nella vita religiosa era contrario a tutte quelle pratiche cerimonie ed usi seguiti senza né comprensione né sentimento . Queste pratiche di digiuni, osservanza di giorni di riposo anche se di per sé non sono da trascurare diventano sgradite a Dio, se si dimentica la carità. Così pure le confessioni, le indulgenze e i pellegrinaggi. Anche nella devozione ai santi c’è molta bigotteria e superstizione.
Il mondo a cui voleva condurre i suoi contemporanei era quello dell’antichità illuminato internamente dalla fede cristiana. L’avvento di questa civiltà superiore costituiva per Erasmo quella rinascita, cominciata due o trecento anni prima di lui e a cui avevano preso parte oltre alle lettere, le arti figurative. “ Tutto il rinascimento accarezzò il desiderio di una tranquilla, gioiosa e pur seria conversazione fra buoni e saggi amici nel fresco giardino di una casa, sotto gli alberi. Tutto il secolo mira ad ideali di unità, sincerità, verità e naturalezza.”[2]
Per Erasmo solo chi vive in modo virtuoso e pio gode realmente la vita.
In Erasmo c’è già la fiducia nella natura che crea l’uomo sano e che questi, se è penetrato di fede e timore di Dio, deve seguire.
– Lo spirito di Erasmo e le sue concezioni intellettuali
Semplicità, naturalezza, schiettezza e ragionevolezza sono le esigenze principali di Erasmo.
La verità per lui deve essere semplice. Semplice il suo linguaggio. Nulla è più semplice di Cristo.
“Io vorrei – dice negli Adagi – che il puro e semplice Cristo s’imprimesse profondamente nella mente degli uomini, e credo che la miglior cosa per giungere a ciò, sia il filosofare risalendo alle stesse fonti, coll’aiuto e la conoscenza delle lingue fondamentali”[3]
Erasmo vorrebbe che tutti conoscessero il Vangelo e le lettere di S. Paolo perché semplici e accessibili a tutti. La dottrina di Cristo è una rinascita, un ritorno alla natura ben creata, e anche se nessuno le ha insegnate in modo così compiuto come Cristo, anche nei libri pagani si possono trovare molte cose che concordano con la dottrina insegnataci da Cristo. Egli si impegna perciò alla traduzione più corretta possibile dei libri sacri. “Si rallegrava che ci si avvicinasse tanto ai libri sacri da rendere chiara ogni sfumatura, tenendo presente non solo ciò che vi era detto, ma anche da chi, quando e in che occasione era stato detto, a chi era destinato, che cosa precedeva, che cosa seguiva, ecc. Per dirla in breve, i testi sacri invece di adorarli in ginocchio dovevano essere sottoposti alla critica storico-filologica. Quando si imbatteva in passi che mal si accordavano colla natura divina, o che sembravano in contrasto con la dottrina di Cristo, gli pareva cosa pia credere che il significato del testo originale non fosse stato compreso, o che il codice fosse stato alterato.”[4]
Questo era lo spirito del Rinascimento del XVI secolo che aveva forme pagane, ma il contenuto era cristiano.
“ Però Erasmo non rispecchia pienamente il secolo XVI, tutto ciò che vi è di rozzo, di violento e immediato nel suo tempo, egli lo nasconde. Questa mancanza di immediatezza non è solo dovuta all’uso del latino, ma deriva forse dalla consapevolezza della inconoscibilità del fondo di tutte le cose. “Ho così poca fiducia nelle asserzioni recise, che mi schiererei volentieri fra gli scettici, dovunque ciò fosse permesso dall’ autorità inviolabile della Sacre Scrittura o dai decreti della Chiesa.” Tutte le sottili questioni della speculazione teologica derivano da una pericolosa curiosità, e menano ad un ampia protervia. A che hanno servito tutte le controversie sulla Trinità e su Maria?
Abbiamo definito tante cose che senza pericolo per la nostra salvezza avremmo potuto ignorare o lasciare in sospeso….. Quello che più conta nella nostra religione è la pace e la concordia. Questo potrà sussistere solamente definendo alcuni pochi punti e lasciando nelle altre cose la libertà di giudizio, molte cose sono rimesse al concilio, ma sarebbe meglio lasciarle in sospese fino a quando noi vedremo in faccia Iddio.”[5] (vedi H. pg. 172-173)
“Ci sono nella teologia dei luoghi inaccessibili, a cui Dio non ha voluto che noi ci avvicinassimo; e, se cerchiamo di penetrarvi quanto più profondo penetriamo, tanto più brancoliamo nel buio, di modo che anche così riconosciamo l’insondabile maestà della saggezza divina e l’inutilità della ragione umana” .[6]
[1] C.f.r. Bainton Roland H. ,Erasmo della cristianità Sansoni 1960, pg. 111 [2] Huizinga, Erasmo, pg. 156 [3] Huizinga, Erasmo, pg. 164 [4] Huuizinga, Erasmo, pg, 168 [5] C.f.r. Huizinga, Erasmo, pg. 172-173 [6] Huizinga, Erasmo, pg. 173
…continua….
Maria Rosa Mazzetti, 2024
Nella 4° puntata; Erasmo a Lovanio
Indice; 1 – Introduzione 2 – Vita, Tematichie fondamentali della Filosofia Erasmiana e Percorso del Pensiero 3 – Adagio “DULCE BELLUM INEXPERTIS” 4 – Il lamento della pace 5 – Conclusioni – Bibliografia
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