Luciano Marchi – Nwl n° 145 Un fotografo di fine ‘800

2024/08/19, Porretta Terme – NWL n° 145 UN FOTOGRAFO DI FINE ‘800.

NEWSLETTER DEL 19/08/2024
 UN FOTOGRAFO DI FINE ‘800 Lavorare alla Rocca di Sestola è stato emozionante. Per una volta ho creduto di essere un autore di fine ‘800, quando la fotografia si era impadronita del ritratto e della cronaca del vero.Avrei voluto parlarne con gli autori di allora, particolarmente con Fox Talbot, l’inventore del primo libro fotografico. «Nulla è impossibile», ho pensato.

Prendendo spunto dal film Midnight in Paris, di Woody Allen, con la macchina del tempo ho provato a trasferirmi nella sua epoca, per incontrarlo di persona.Sono arrivato a Lacock, nel Wiltshire in Inghilterra, con la carrozza; e già pensavo di incontrare la moglie Constance ad accogliermi col suo italiano stentoreo ma deciso. Lei mi avrebbe parlato del marito, disordinato (forse) per via delle tante fotocamere sparse per casa. Poi, eccolo Henry, col viso da timidone. Forse i discorsi sarebbero finiti sulle vacanze da lui trascorse a Bellagio, sul Lago di Como. Per disegnare, in quel lontano 1833, usava la camera chiara, ma i risultati non furono soddisfacenti. Fu lì, probabilmente, che nacque l’idea della fotografia (ancora non si chiamava così): far nascere un processo che con la chimica potesse trasferire quanto visto su un supporto rigido.Fox Talbot inventò la calotipia, ma già nel calendario si era strappato il foglio del 1839. C’era chi aveva già fatto qualcosa, forse più di lui;perché il Dagherrotipo restituiva ottimi dettagli. Cosa provava in quei momenti? Invidia? Paura? Competizione? Volevo chiederlo, dandogli la soddisfazione di aver vinto nel secondo tempo, per via del negativo e della pubblicazione di The Pencil of Nature, il primo libro fotografico. Con Fox Talbot lo scatto restituiva tante immagini, il che voleva dire una spinta verso la modernità.
 
Sono stato sfortunato, di fronte a quella bella casa inglese non mi ha aperto nessuno; ma forse è meglio così. Non si può volare indietro nel tempo con la mentalità di oggi. I padri della fotografia non erano così celebri e lo scoop ancora non esisteva: sarebbe dovuta cambiare ulteriormente la società, con l’uomo maggiormente convinto della propria identità. Loro, gli ideatori della fotografia, hanno fatto molto, aprendo uno sguardo sul mondo e sulla storia. Preferisco lasciarli dove sono, magari stanno parlando, confrontando risultati magici e inaspettati. Per una volta sono stato uno di loro. Tornando alla Rocca di Sestola, le difficoltà non sono state poche. Occorreva fotografare in spazi angusti, ristretti (meno di un metro), da dove bisognava produrre delle immagini grandi, che esaltassero gli affreschi.

Circa l’illuminazione, si è optato per una luce mista, con una lampada che completava quella naturale.

La fotografia è anche questo: trasformare in opportunità i momenti difficili; e così è stato anche alla Rocca di Sestola, in particolar modo nell’Oratorio, il che ha aumentato la soddisfazione, anche perché si è tornati indietro nel tempo. A fine ‘800, appunto. 
                                                                            Luciano Marchi
  
“tratto da: Resto del Carlino  –  1 Agosto 2024” È pressoché ultimata la parte dell’intervento di restauro del Forte Estense di Sestola finanziata dal Ministero della Cultura, attraverso il Segretariato Regionale, e dal Comune di Modena, in collaborazione con il Comune di Sestola. Iniziati nel settembre 2018, i lavori rientrano nel progetto ministeriale ’Ducato Estense’. L’intervento già eseguito, trova spazio nel volume “Il Forte estense di Sestola. Itinerari della cultura estense in Appennino”, a cura di Federica Badiali e Alessandro Serrani, edita dall’Accademia del Frignano ’Lo Scoltenna’. La pubblicazione ha un taglio interdisciplinare, scientificamente rigoroso ma anche divulgativo, e prende avvio dai restauri di alcune parti degli edifici e della fortezza rinascimentale. Fra questi spicca l’Oratorio di San Nicolò, dove è stata riportata alla luce la ricca decorazione ad affresco risalente al XV secolo, e sono state restaurate tutte le decorazioni pittoriche.


Gli affreschi sono stati scoperti nel 1993 dall’allora cooperativa ‘E’ Scamàdul’, quando effettuò lavori di pulizia e sistemazione del tetto della chiesetta, che fu riaperta e in seguito ricadde in abbandono. Il volume di Badiali e Serrani è corredato di un ricco atlante di immagini realizzate dal fotografo Luciano Marchi.

I finanziamenti ministeriali e comunali che hanno consentito di ripristinare parte della rocca non chiudono il cerchio delle operazioni di cui la struttura avrebbe bisogno. L’antica rocca necessiterebbe di altri interventi ma al momento non esistono le risorse sufficienti. 
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