Le solitudini si incontrano a Riola – Gustavo Boggia e Giancarlo Degli Esposti in conversazione con Francesca Chelini

2024/12/07, Riola – Vergato – Una mostra per due artisti: Gustavo Boggia, pittore, ha avuto l’intuizione di “svegliare ” Riola dal torpore provocato da due opere d’arte troppo inglobanti nel nome e nel territorio, la Rocchetta Mattei e il complesso della Chiesa di Alvar Aalto. Troppo famose per lasciare posto a una  Galleria Spazio Studio d’arte SS64 Porrettana da lui fondata? Giancarlo Degli Esposti, maestro muratore scalpellino, scultore della pietra o meglio il filosofo dell’arenaria… le sue parole piombano come le scheggie che lo scolpire provoca.

Una solitudine condivisa? Una solitudine STRA-VAGANTE?

Guarda il video ma… dall’inizio alla fine una ventina di minuti che lasciano traccia! Le sorprese non mancano.

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STRA – VAGANTE
Esiste un movimento dei corpi e uno delle anime. Per qualcuno spostarsi è una necessità vitale, emigrare per sopravvivere; per qualcun altro è una scelta esistenziale. Qualcuno non discende mai nel fiume che porta a valle e vaga senza meta, altri si muovono avanti e indietro, nel costante inseguimento di qualcosa. Altri ancora esplorano spazi immensi rimanendo accuratamente immobili.
C’è chi sa intuire e comprendere i percorsi erranti, rischiosi, insoliti e misteriosi dei suoi simili e chi li vive come spaventosi, folli o incomprensibili.
In questo spazio d’arte, un punto fisso sulla sponda del fiume, due solitudini si incontrano e si abbracciano fraternamente. Quella di Gustavo Boggia, che la libertà di spirito, la ricerca di semplicità e autodeterminazione hanno condotto qui dall’Argentina. Quella di Giancarlo Degli Esposti, tenuto in costante movimento dall’emotività, autenticità e naïveté, ma senza mai farlo “scendere sotto Pioppe” di Salvaro.

Nei paesaggi apparentemente fissi, silenti e sospesi di Boggia si perdono (e si ritrovano) le figure solinghe, languide e feconde di Degli Esposti. Esseri surreali, forme scarne, creature vitali, al contempo pesanti ed eteree, in ascolto vero.
Opere d’arte primitive, nella materia e nella forma.
La sospensione del tempo e la dilatazione dello spazio non portano necessariamente con sè assenza di vita, semmai il contrario. Possono predisporci al sentire autentico, alla raccolta, finalmente, solo di “cose oneste da dire”, magari enigmatiche, ambigue, grevi, ma profondamente veritiere, universali. Essenziali come lo sculture di Giancarlo Degli Esposti.
La solitudine fa paura, ma è democratica: è di tutti. Chi la attraversa, la cerca, la subisce, la trasforma, la rende nota, può risultare dissennato, inquietante, inopportuno, stra-vagante, ma è solo un essere umano che cerca la propria libertà nelle catene che sono di tutti, che cerca di vedere ed essere visto da altri
esseri umani. Buona visione.

Francesca Chelini

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