Il romanzo giallo del calzolaio – Lungo il fiume; 6°puntata

OLYMPUS DIGITAL CAMERA2014/04/08, Vergato – La sesta puntata del romanzo giallo di Orazio il calzolaio… ogni riferimento a persone o fatti, veramente esistenti è puramente casuale…

6° Puntata

La porta dello studio era aperta. Anna era seduta alla sua scrivania stava ritagliando alcuni articoli di giornali
« Buongiorno dottoressa … posso … ? »
« Buon giorno Marco .. venga si accomodi, come va? » Chiese lei.
« Bene .. si insomma … tutto sommato! Non mi lamentai Allora .. questa volta lo dico io… il mi dica…»
« Allora … da dove cominciamo … bene innanzitutto direi, direi di darci del tu! Che ne dici, così è tutto più semplice! »
« Bene sono pienamente d’accordo » rispose Marco « Esponimi la tua tesi! Ok! »
« Quando hai visto o sentito l’ultima volta Giulia tua moglie … ? »
« Mah! Sarà …. parecchio precisamente non ricordo … due mesi più o menai Perché?» Chiese lui.
« Bhè .. ecco .. hai sentito di quella donna ritrovata in Reno mercoledì scorso? »
« Si .. ho letto sul giornale, è stata picchiata …poi aveva un tatuaggio mi sembra? » Rispose lui.
« Ho come un presentimento … spero per te che non sia quello che penso, la ragazza nel sacco potrebbe essere Giulia! »
« Giulia! Stai scherzando .. poi..Giulia non ha tatuaggi! Almeno fino a due mesi fa! Ne sono sicuro, anche se..» Disse lui.
« Anche se …. dimmi, dimmi pure! »
« Si ora che ci penso … tempo addietro mi aveva parlato di una sua amica estetista, che si è messa a fare dei tatuaggi! Si chiama Marta e mi sembra che abbia lo studio a Marzabotto! » Disse Marco perplesso.
« Già … Don ci avevo pensato … Marta … potremmo sentire da lei, si mi sembra una buona idea! » disse Anna strabuzzando gli occhi « E…volevo chiederti, hai delle foto di Giulia? »
« Foto? Dovrei averne una in tasca, nel portafoglio … aspetta un po’! Ecco non è granché .. la foto intendo! Tieni.» Le porse la foto, Anna la guardò attentamente.
Aveva veduto le foto della ragazza morta dal Maresciallo, e ora, confrontava mentalmente.
« Certo … una bella ragazza, complimenti! Che occhi neri … neri … »
« Come la pece! » Disse lui rubandole la frase.
Purtroppo la foto ritraeva la ragazza a mezzo busto, e quindi non avrebbe potuto vedere che tipo di orologio avesse.
« Senti Marco, Giulia … portava l’orologio? » Gli chiese .
« Si sempre …. uno “swatch” tipo “scuba” un mio regalo! L’ultimo per l’esattezza! » Rispose Marco.
La risposta di lui le procurò un brivido…l’orologio che Marco le aveva descritto, corrispondeva a quello che lei aveva visto attraverso lo strappo del sacco!
« Senti .. .io penso di aver visto quell’orologio … »
« Si e dimmi dove l’avresti visto? » Chiese lui.
« Bhè! … Ora ti spiego. Lunedì, mattina, lunedì scorso insomma venendo qui … » Così dicendo gli raccontò l’accaduto per filo e per segno, come era solita fare.
« Certo che .. bella fantasia, Anna, però devo riconoscere che effettivamente, ci sono parecchie cose che collimano! » disse Marco « Certo che .. la cosa migliore a questo punto, sarebbe andare alla medicina legale! Sarà dura ma almeno…. »
« Almeno, dicevi…? »
« Bhè! Se quella donna è Giulia … vedrai saprò riconoscerla! » Rispose deciso Marco.
«Te la sentiresti? lo ho visto le foto … debbo dirti che è ridotta male! Molto male, quel bastardo … prima o poi lo
prenderemo, lo sento!!! » Rispose Anna.
« Devo ..devo togliermi questo dubbio! Quando si va? Prima è…e meglio è, che dici? disse Marco « Bene.oggi stesso andrò dal MaresciaIIo …. penso che domani, massimo domani l’altro …che ne dici va bene?» chiese lui e proseguì dicendo « Bene, direi che per oggi … basta così..non mi sento molto in palla! Ok? »
« Ok! Marco ci sentiamo, il mio numero lo conosci, se pensi di avere bisogno chiama … non preoccuparti! »
Si salutarono, lui si alzò dalla poltrona, aprì la porta dello studio, la richiuse dietro di se, e si avviò verso l’uscita. La targhetta affissa fuori della porta, era di ottone lucidato.
La scritta incisa in nero: Dott. Giancarlo Basco Medico Chirurgo.
All’interno dello studio Gianca, aveva appena finito di visitare l’ultimo paziente.
« Vorrei proprio sapere.. » disse pensando a voce alta « Dove cavolo si è cacciata Claudia! Aveva promesso che mi avrebbe chiamato! Sempre così, allora proviamo a chiamare a casa, visto che il telefonino è staccato! »
Alzò la cornetta poi compose il numero sulla tastiera del telefono. Attese ma purtroppo…
« Questa è la segreteria di Claudia ….. se volete potete lasciare un messaggio dopo il segnale acustico ciao… biip.»
« Claudia sono Gianca, se ci sei alza la cornetta… sarei un attimino preoccupato! Ciao! »
Attese ancora fino a che automaticamente, la linea cadde.
« No qui c’è qualcosa che non va! Lo sento, ora chiamo Giulia la sua amica, quella che gli ha attaccato “il morbo di chat”! » Il morbo di chat, come lo chiamava lui, era quello che colpiva tutte le persone che instancabilmente, passano la metà del loro tempo libero sule chat line in cerca di avventure che il più delle volte!!!

« Allora … vediamo il numero mi sembra che … ah! Eccolo, dunque…zero cinque uno, novantuno, cinquantotto …ecco fatto! » Attese, ma nulla successe, nemmeno una segreteria. Riprovò ancora ma, niente risposta.
« Cavolo » disse « Qui mi piglia male! Lo sapevo…quella se non si caccia in qualche guaio, non riesce a vivere! »
Si alzò dalla scrivania, si diresse verso l’attaccapanni e presa la giacca, se ne uscì dallo studio.
Le campane della chiesa di Vergato, puntuali come sempre, stavano rintoccando le dodici.
« Mary…sono io Anna, senti…potresti venire un attimo da me, devo chiederti un favore ok? Ti aspetto ciao. » Chiese gentilmente. Passarono alcuni minuti.
« Eccomi qua » disse Mary entrando nello studio « A sua completa disposizione…dimmi! »
« Senti Mary tu conosci Marta, Marta Collina, quella ragazza che fa i tatuaggi? Hai presente? » Chiese lei.
« Si…la conosco, non benissimo ma, direi di si! Dimmi…che devo fare? » Rispose Mary.
« Vorrei sapere se di recente ha tatuato un ragno, sulla spalla destra di una ragazza! »
« Un ragno…sulla spalla!l! Certo che…Va beh! Senti passami il telefono e…anche l’elenco » Rispose Mary.
Fece una rapida consultazione poi prese il telefono e ne compose il numero.
« Pronto…Marta…ciao sono Mary l’amica di Carla ricordi? Come va? Tutto bene? Si…io tutto bene, senti scusa se ti disturbo, ti chiamavo per una informazione, se puoi! » Chiese Mary.
« Dimmi dimmi pure » rispose Marta « Che vuoi sapere? »
« Dunque…non so come dire…ti ricordi di aver tatuato un ragno sulla spalla di una ragazza? » Chiese con imbarazzo.
« Allora…un ragno hai detto…si mi sembra, un paio di mesi fa! Una ragazza…una moretta, mi sembra, si .. Giulia mi pare si chiamasse! Giulia! Tra l’altro era un ragno strano! »
« In che senso? » chiese Mary incuriosita « Che aveva di strano? »
« Si…aveva il corpo di una specie, e le gambe di un altro tipo di ragno! Comunque dovrei avere il disegno, li conservo se ci scappa un ritocco! Perché…ti piacciono i ragni? Vuoi farti un tatuaggio anche tu? » Chiese Marta.
« No ci mancherebbe, poi mio marito, i tatuaggi…non li sopporta! Era solo una curiosità. » disse Mary mentendo spudoratamente « Sai…Carla l’ha notato sulla spalla di quella tipa al mercato di Vergato, e così mi ha chiesto se si insomma, volevamo sapere se l’avevi fatto tu! Tutto qui! »
« Bene .. mi fa piacere che vi sia piaciuto! Salutami Carla se la vedi, ok…Ora vado che ho una cliente sul lettino! Ciao! »
« Beh! Direi che meglio di così..che ne dici Anna…sei soddisfatta? » Chiese Mary.
« Certo che lo sono…anche se…cavolo…povero Marco! Comunque…sei bravissima…un’interpretazione perfetta complimenti! » Aggiunse Anna.
La stanza era buia, buia e piena di fumo, un fumo acre che odorava di incenso .Lei era distesa sulla rete sfondata, di un vecchio letto di ferro arrugginito. Le mani e i piedi erano legati ben saldi ai piedi della rete.
Claudia era completamente nuda, il viso era gonfio e tumefatto, sulla bocca un pezzo di nastro adesivo, gli occhi chiusi. Lui si era seduto su uno sgabello, posizionato a lato del letto, lo sguardo fisso sul corpo di Claudia. In mano una mazza da baseball di alluminio.
Ad un tratto si alzò dallo sgabello e si diresse verso il giradischi, un vecchio compatto anni settanta.
Appoggiò la mazza al comò dove era sistemato il giradischi, poi prese il braccetto dello stesso, lo spostò indietro facendo partire il piatto, dove era un disco con un etichetta strana, senza scritte, che girando pareva un vortice.Il disco gracchiando cominciò a suonare, era un vecchio pezzo di un gruppo rock anni 70, “Ghipsy” degli Uriah Heep.
Più in là appoggiata ad una sedia la copertina dello stesso, che ritraeva un uomo con la bocca aperta, gli occhi chiusi e il volto ricoperto da ragnatele.
« Adesso viene il bello carina…ma prima…diamoci una svegliata! »
Prese un ferro che era appoggiato sul braciere da dove si levava il fumo acre, la punta era incandescente!
Lo appoggiò sul seno sinistro di lei. Un filo di fumo accompagnato da un fruscio si levò dal seno di Claudia che, causa il dolore aprì gli occhi. Dalla sua bocca si levò un lamento sordo, cupo, di quelli che fanno venire la pelle d’oca!
« Ora si che posso cominciare! » disse alzando il tono della voce « Ecco questa…è perché sei… » e scaricò sulle sue gambe un colpo violento « Sei…quella che sei, putrida! »
Nonostante avesse lo scotch sulla bocca, l’intensità del suono emesso da Claudia fu notevole!
Adesso aveva gli occhi sbarrati e pieni di dolore! Lui levò in alto la mazza e colpì ancora, questa volta sul ventre! Uno schizzo di sangue raggiunse il giradischi facendo saltare la puntina!
Poi ancora e ancora più su, sempre di più, con una violenza inaudita!
La mazza da baseball era completamente imbrattata di sangue e lembi di pelle! Continuò per una trentina di secondi, poi si fermò, prese uno straccio da terra e si pulì il viso.
« Ora si che mi piaci! Che ne dici….non mi senti eh? Piccolina..ti ho fatto tanto male! Eh! Mi dispiace..si tanto! »
Poi prese a singhiozzare un misto tra pianto e riso incomprensibile!
Claudia brutalmente straziata, era già passata a miglior vita, gli occhi orribilmente sbarrati!
« Ecco…vedi…ora ne mancano ancora due! » disse lui guardando una fotografia incorniciata in un picòglas appesa muro « Ancora due! Due! Come te! ».

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