Relazione del consiglio, sull’Ospedale Civile di Vergato, alla fine del suo mandato
2018/02/03, Vergato – La relazione di fine mandato del consiglio di amministrazione dell’OSPEDALE CIVILE DI VERGATO illustra gli obbiettivi raggiunti e lo stato della struttura ospedaliera. Da un documento conservato da Paolo Rossi, pubblicato a puntate, ripercorre un periodo storico per la struttura e per la vita di Vergato.
– ENTE OSPEDALIERO GENERALE DI ZONA –
VERGATO (Bologna)
relazione del consiglio di amministrazione dell’ospedale civile di vergato alla fine del suo mandato
OSPEDALE CIVILE DI VERGATO ENTE OSPEDALIERO GENERALE DI ZONA
40038 VERGATO (Bo)
COMPOSIZIONE
Il 7 ottobre 1970, con decreto del Presidente della Repubblica n. 1419, l’Ospedale Civile di Vergato fu dichiarato Ente ospedaliero.
Il 23 agosto 1971, dopo la classificazione in Ospedale generale di zona, fu insediato il nuovo Consiglio di Amministrazione composto da:
— BERNARDI Antonio
(Nominato dal Consiglio Comunale di Vergato)
— CATI Carlo Efrem
(Nominato dal Consiglio Comunale di Vergato)
— DIAMANTI Riccardo
(Nominato dal Consiglio Comunale di Vergato)
— DONATI Teodosio
(Nominato dal Consiglio Provinciale di Bologna)
— MELCHIONI Alfonso
(Nominato dal Consiglio Comunale di Vergato)
— STEFANELLI Rag. Luigi
(Nominato dal Consiglio Comunale di Vergato)
Il Consiglio di Amministrazione, nominato in forma democratica ed espressione delle varie forze politiche, provvide, nella prima seduta, a nominare nel proprio seno il Presidente nella persona di RICCARDO DIAMANTI.
Per la prima volta nella storia degli Ospedali si attuava l’insediamento del Consiglio di Amministrazione e l’elezione del Presidente in forma democratica e non verticistica quale era stata fino ad allora (il Presidente ed un Consigliere venivano prima nominati dal Prefetto).
Finalmente, veniva rispettato I art. 9 della Legge 12-2-1968, n. 132 avente per oggetto: « Enti ospedalieri ed assistenza ospedaliera ».
CRITERI GENERALI INFORMATORI DELL’AZIONE DELL’AMMINISTRAZIONE
L’azione del Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale Civile di Vergato si è estrinsecata in due direzioni:
— azione generale riguardante i grandi temi della riforma sanitaria e dell’assistenza’ nei tre momenti fondamentali (prevenzione, cura e riabilitazione);
— azione amministrativa all’Interno dell’Ente volta a risolvere
Il Consiglio, in relazione al primo punto, ha cercato di collocarsi in primo piano con tutte le forze progressiste, politiche e sindacali, nella battaglia per la riforma sanitaria, con la consapevolezza che essa è uno degli aspetti più significativi per il rinnovamento della Società Italiana.
La politica sanitaria regionale ha trovato in questa Amministrazione un interlocutore attento.
Le scelte operative regionali hanno aperto un processo di costruzione e di anticipazione delle linee di riforma sanitaria nazionale.
i più pressanti problemi di organizzazione dell’assistenza ospedaliera.
Un elettrocardiografo
La conquista di tale obiettivo potrà raggiungersi solo con lo sviluppo di un vasto movimento di lotta delle forze democratiche e popolari.
Tali scelte operative della Regione riguardano:
1) la definizione e la realizzazione delle U.L.S.S. (Unità locali dei servizi socio-sanitari), intese come unità di un sistema completo dei servizi sanitari e social), responsabili dell’azione di un determinato territorio per garantire alla popolazione i servizi di prevenzione, di cura (compresi quelli ospedalieri) e di riabilitazione e tutti i servizi sociali necessari al funzionamento ed allo sviluppo delle comunità con la competenza territoriale, demografica e amministrativa corrispondente al Comune e al Consorzio dei Comuni:
2) la definizione di un piano regionale di programmazione ospedaliera, nel quale l’Ospedale si configuri come uno dei servizi U.L.S.S., che superi l’autonomia gestionale e le residue caratteristiche di aziendalismo degli Enti ospedalieri;
3) lo sviluppo della medicina preventiva, soprattutto della prevenzione primaria, cioè l’analisi e la lotta per la rimozione delle cause di malattia insite nella condizione operaia e nell’ambiente generale.
L’Ospedale è stato visto come la struttura cui, nel contesto di servizi delle unità locali, spetta il compito di soddisfare quei bisogni di trattamento sanitario che residuano nell’intervento domiciliare e in quello ambulatoriale.
Lo sviluppo della medicina preventiva, l’azione sociale e sanitaria nei confronti dei fattori di nocività presenti nella condizione lavorativa e nell’ambiente generale, lo sviluppo dei servizi ambulatoriali a monte dell’Ospedale, la creazione di una rete di servizi sociali per l’infanzia e per gli anziani, sono la condizione per dare all’Ospedale il suo vero ruolo e la sua corretta dimensione.
Infatti, l’attuale forte richiesta di spedalizzazione è influenzata da fattori esterni all’Ospedale, sia a monte che a valle dell’Ospedale stesso e da fattori interni.
I fattori esterni sono:
1) l’assenza di una politica di tutela della salute, attraverso la trasformazione degli ambienti di vita e di lavoro, cioè del momento preventivo, questa è la causa fondamentale dell’esasperazione della morbosità e quindi della spedalizzazione;
2) la mancanza di una rete capillare ed efficiente di presidi poliambulatoriali come efficace e tempestivo supporto all’attività del medico di base;
3) l’assenza di servizi per l’assistenza sanitaria a domicilio;
4) l’abbassamento del livello qualitativo delle prestazioni medico-generiche;
5) il basso livello economico di gruppi di popolazione che tendono a fruire deH’assistenza ospedaliera per fini diversi da quelli per i quali tale assistenza è organizzata;
6) insufficienza di presidi di ricovero per convalescenti e per cronici;
7) assenza di assistenza post-ospedaliera.
Fra i fattori interni: la esistente carenza organizzativa con relativi squilibri fra reparti di degenza e servizi, a sfavore di questi ultimi con conseguente allungamento del tempo di diagnosi e di ricovero.
E’ quindi evidente che la soluzione del problema ospedaliero non è stato visto nella semplice soluzione del fabbisogno di posti letto e nella indicazione di criteri di distribuzione territoriale dei diversi ospedali.
Occorreva procedere a scelte più ampie, che riguardavano lo sviluppo economico e sociale, la politica del territorio, la politica sanitaria e il ruolo che, nell’ambito di questa politica, doveva essere assegnato all’Ospedale.
Si trattava di continuare a battersi per un sostanziale superamento dell’attuale sistema sanitario, basato sull’autonomia istituzionale, organizzativa e funzionale dei diversi presidi sanitari voluto dalla politica clientelare delle forze dominanti; questa spinta a tale superamento presuppone la definizione di precisi obiettivi che comportino l’integrazione di tutti gli Ospedali e dei poliambulatori mutualistici che operano in un determinato ambito territoriale mediante la individuazione di strumenti unitari di direzione e coordinamento di tutta la politica sanitaria e del suo realizzarsi.
In tale modo, l’Ospedale acquista una posizione ben determinata nell’organizzazione sanitaria generale; deve essere eliminata la sua autonomia istituzionale, che costituisce oggi la base di tante politiche ospedaliere diverse e di obiettivi organizzativi spesso in contrasto con quelli generali, dovrà essere esaltato il suo ruolo di strumento qualificato dell’intervento sanitario nell’ambito di un sistema globale di tutela della salute.
Gli obiettivi innanzi citati sono stati perseguiti nell’ambito della visione regionale dell’assistenza, in carenza dell’intervento dello Stato che nulla ha fatto se non enunciare alcuni principi nella Legge 386/1974 di avvio della riforma sanitaria, Legge che si sta rivelando un inutile palliativo per la mancanza della volontà politica di dar corso alla riforma sanitaria. Continua…