Enrico Carboni – Ebrei a Susano di Vergato (Una storia tragica finita bene!)
2024/01/27, Vergato – A dieci anni dalla stesura, nel “Giorno della Memoria” riprendiamo un’articolo di Enrico Carboni, l’indimenticabile autore di questa ricerca.
2014/10/10, Vergato – Ebrei a Susano (Una storia tragica finita bene!)
Tre anni or sono organizzammo a Susano una mostra fotografica che aveva come oggetto le vecchie famiglie, le case, le chiese, i mestieri, i personaggi, insomma la storia di Susano e della sua gente. Invitammo le famiglie residenti a rovistare nei cassetti alla ricerca delle memorie del passato fissate dalle macchine fotografiche. Il risultato fu sorprendente, di grande interesse e tanti particolari di vita vissuta dai Susanesi negli ultimi due secoli riaffiorarono, vennero condivisi e divennero patrimonio comune. Venne, fuori fra le altre e fu esposta, una bella foto di famiglia con padre, madre e sei figli apparentemente sereni, ma che nascondevano invece una grande paura ed una pesante preoccupazione. Nella serata di presentazione della mostra, quest’ immagine che ritrae la famiglia Levi e la relativa storia, provocò particolare impressione e tristezza.
Si trattava infatti di una famiglia di ebrei bolognesi composta dal padre Mario Levi, dalla madre Ida Crimi e dai sei figli: Piero di 10 anni, Viviana di quasi 9 anni, Gabriella di 7, Gianna di 5, Paola di 3, Maria Franca di 1, che nel giugno del 1943 sfollò a Susano da Bologna per sfuggire ai bombardamenti ed alle leggi razziali; dimorò presso la famiglia Cori Lenzi per circa un anno, finchè una notte dei primi mesi del 44. a seguito di una spiata, arrivarono i tedeschi ed i fascisti, li caricarono sopra un camion, li portarono via e non se ne seppe più nulla, lasciando ciò immaginare che erano tutti scomparsi per sempre in qualche campo di sterminio in Germania. Queste erano le informazioni di cui il paese disponeva e raccontavano quindi di una storia tragica, per di più provocata da una spiata di qualcuno del luogo. Vivemmo un momento brutto in quella serata, di sensazioni spiacevoli, in particolare faceva male il pensiero che qualcuno del paese per convinzione politica o per qualche ignobile calcolo di convenienza, avesse fatto il delatore e che una famiglia intera di padre e madre e sei figli piccoli, dai due ai dieci anni, fossero stati mandati a morire solo perché ebrei. Così questa storia inquietante e drammatica , come era riaffiorata con quella fotografia, fu rimessa nel cassetto, quasi a volerla dimenticare per sempre, (come se fosse possibile!).
E’ stato quindi con grande sorpresa e sollievo, come liberarsi da un grosso peso, che in questi ultimi giorni siamo venuti a conoscenza di un finale della storia che per fortuna è stato diverso, raccontato dagli stessi protagonisti. Certo, sempre una storia piena di infinite peripezie e sofferenze, ma non di esito tragico. Rovistando su Internet in tutt’altra direzione è comparsa una recente pubblicazione a cura di Antonia Grasselli: Stranieri in patria – Gli ebrei bolognesi dalle leggi anti ebraiche all’8 settembre – Editrice Pendragon – Bologna 2006 – testo al quale si rimanda per una istruttiva e completa conoscenza di cosa furono le leggi razziali in quegli anni e che è consultabile su Internet- all’interno del quale si trova la storia completa della famiglia Levi, (Viviana Levi – Le leggi razziali e la mia famiglia) – raccontata da Viviana Levi, una delle figlie.
Non si trattò di una indegna spiata ai fascisti, bensì di un lodevole avvertimento alla famiglia: “avevamo saputo da una persona fidata che sarebbero venuti ad arrestarci” che li indusse a scappare in fretta e furia da Susano, nottetempo, su di un carro trainato da un bue, lasciando tutto quello che avevano, scrive in proposito Viviana: “Ognuno di noi poteva prendere un oggetto che ci era caro, non troppo ingombrante e una coperta. Io, non so il perché, presi un quadernetto e una matita, che conservo ancora”, per raggiungere prima la stazione di Vergato, poi quella di Bologna ed infine quella di Modena dove la famiglia, con l’aiuto di molti, si divise in direzioni e destinazioni diverse, ma alla fine, dopo un anno di patimenti, tutti si ritrovarono sani e salvi a Bologna, il 25 aprile del 45, conclude Viviana:
“Da quel momento cominciò un’altra storia, con tante gioie e soddisfazioni e naturalmente anche dolori e preoccupazioni, ma liberi e uguali a tutti gli altri uomini, con uguali diritti e doveri”
10 Ottobre 2014 Enrico Carboni