GLI “SDALEEN” DELL’APPENNINO di Carboni Enrico – Nr.2 Cereglio
2012/12/16, Vergato – PILONE CEREGLIO CHIESA – VERGATO
Proseguendo nel presentare le varie tipologie di “sdaleen” che si possono trovare nell’Appennino, quello di Cereglio – Chiesa, appartiene alla categoria dei piloni, cioè di quelli costruiti in muratura di soli mattoni o sassi o più spesso in muratura mista, che poi vengono intonacati e verniciati quasi sempre di bianco. Le dimensioni, per ovvi motivi di stabilità della costruzione, sono maggiori che nel caso dei pilastrini in pochi blocchi d’arenaria sovrapposti. Possono raggiungere il metro quadrato di base, l’altezza supera sempre i tre metri e mezzo, e la copertura è a due spioventi ricoperti da coppi in laterizio o da piagne di arenaria. La cella, separata dalla colonna da un semplice capitello di base appena sporgente, quasi un marcapiano, presenta solitamente, come nel caso in esame, una sola nicchia ricavata nella muratura, di forma semplice e chiusa in alto da un arco a tutto sesto, grande e profonda per poter ospitare statue o targhe devozionali di santi o madonne. Questi piloni si presentano (lo stesso termine ne dà bene l’idea) di aspetto forte e robusto, e con evidenti caratteri di austerità e severità data la mancanza quasi assoluta di decorazioni e modanature. Il caso in esame fa in parte eccezione perchè il colore scuro dato in occasione del recente restauro (settembre 2010) al capitello di base, al portalino della nicchia ed al timpano, ne ha indubbiamente impreziosito l’aspetto.
I materiali di cui sono fatti, facilmente reperibili ovunque, e la tipologia costruttiva che non richiede maestranze molto qualificate, fanno ritenere che i piloni siano espressione di una devozione piuttosto povera e molto antica. In effetti la costruzione dei primi si può far risalire al 700 come evoluzione delle più antiche edicole votive e prima dello sviluppo dei pilastrini in arenaria che comincerà solo nell’ottocento e che tratteremo quando presenteremo i pilastrini di Montovolo. Sul pilone di Cereglio – Chiesa non si hanno notizie precise circa la data di costruzione, ma alcuni indizi fanno ritenere che sia molto antico, in linea con quelli della sua tipologia. In occasione del recente restauro lo “sdaleen” è stato dedicato alla memoria del Cav. Natalino Natalini.
Nella nicchia si trova una targa in ceramica, di fattura recente, della B.V. delle Grazie di Boccadirio nella versione robbiana presente al santuario; ha sostituito in data imprecisata la targa preesistente, anch’essa dedicata alla B.V. delle Grazie, ma in una raffigurazione più ingenua e popolare, secondo quanto si può intravedere nella fotografia dei cresimandi di Cereglio dell’anno 1950 in posa davanti allo “sdaleen”. Si riconoscono oltre al parroco Don Gabriele Severi, i quattro ragazzi da sx : Romano Serra, Riccardo Fini, Paolo Minelli, Giuseppe Brunini e le sette ragazze : Franca Righi, Laura Zappoli, Rosa ?, Maria Lippi, Irma Venturi, Vittoria ? , Flora Zappoli.
La collocazione davanti alla chiesa ed al vecchio cimitero e l’utilizzo come luogo di riferimento liturgico, come la stessa foto testimonia, fa ritenere che questo “sdaleen”, eretto probabilmente per iniziativa privata di una famiglia, abbia poi finito per assumere una funzione pubblica che nel tempo ha coinvolto tutta la comunità civile e religiosa di Cereglio ed a questo si deve l’ottimo stato di conservazione in cui si trova.
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