Un fungo in cemento a Vergato
2014/03/02, Vergato – Ricordato all’ombra dei giardini dai soliti pensionati in vena di racconti del tipo; c’era una volta…, cercato da tempo nelle cartoline del tempo e trovato in alcune immagini ma da lontano tanto da essere sfuggito ai più, eccolo riapparire in tutta la sua forza: Il Fungo Scomparso!
Spuntò improvvisamente nei primi anni 50 nell’area libera da costruzioni fra il cinema ed il Vergatello, in pratica, a pochi metri da dove sorgeva prima della guerra la casetta Olivi; evidentemente c’era una predisposizione naturale del sito ad accogliere costruzioni strane. Fu opera finanziata e realizzata dall’Ufficio statale del Genio Civile di Bologna, il cui ingegnere capo la progettò in via sperimentale (una delle prime costruzioni nella nostra zona, tutta in cemento armato e con una pensilina di copertura a sbalzo molto ardita).
Nelle intenzioni del progettista doveva essere un mercato coperto di frutta e verdura ad integrazione delle attività commerciali del paese. Il comune di Vergato, che certamente non aveva simili necessità, ( ben altre erano le priorità del paese nel primo dopoguerra!), si guardò bene dal contrastare l’ufficio statale dal quale dipendeva la realizzazione di importanti opere pubbliche come le strade, le opere idrauliche per il fiume, l’edilizia economica e popolare e diede la disponibilità del terreno. E così a Vergato spuntò questo oggetto avveniristico e misterioso che, grazie alla sua forma ed alla sorpresa che produsse nei vergatesi, prese presto il nome di “fungo”.
Il “fungo” appena costruito, privo ancora della pavimentazione in cemento e delle vasche per l’acqua ai piedi delle colonne di sostegno. In secondo piano la Chiesa parrocchiale appena ultimata (inaugurata nel 1954), i bagni pubblici e sullo sfondo il ponte sul Vergatello. (Foto di proprietà di Lenzi Luciano – alias Kilò)
L’opera fu realizzata e completata, ma il mercato continuò a svolgersi nella piazza dei Capitani della Montagna e nessuna attività commerciale si trasferì mai sotto al fungo, neppure temporaneamente. Poco alla volta, dato il fondo cementato e quindi liscio e scorrevole,\ cominciò ad essere utilizzato spontaneamente dai ragazzi del paese come pista di scattinaggio (fra i più attivi e capaci ricordo la moglie tedesca di Nello Carboni, madre di Marco, prodiga di insegnamenti per tutti, la Lisetta Brizzi, e molti di noi, più piccoli, che vedevano per la prima volta i pattini a rotelle) o più semplicemente come pista circolare per girare con le biciclette come si trattasse di un piccolo velodromo.
Così come era spuntato, dopo un rapido degrado che lo aveva reso inutilizzabile, il fungo scomparve; un bel giorno (metà anni 60), una pesante gru dalla quale pendeva una enorme palla di ferro, cominciò a colpire la struttura in cemento armato con fragorosi fendenti e non si fermò fini a quando non fu tutta sbriciolata al suolo. Nel corso della demolizione accadde un fatto non previsto: sulla sommità del fungo, di fatto un enorme catino, si era accumulata, a causa del blocco degli scarichi, una grande quantità d’acqua, quando la gru procurò le prime fratture alla struttura, tutta l’acqua precipitò improvvisamente a terra allagando tutta l’area e le strade circostanti.
Tutta la struttura fuori terra fu demolita e allontanata mentre la fondazione fu lasciata in situ per le difficoltà ed i costi a rimuovere l’enorme blocco di cemento armato infisso nel terreno. La conseguenza fu che l’ edificio edificato sopra, dovette fare a meno delle cantine e al loro posto rimase il nucleo di fondazione del fungo. L’edificio fu costruito dall’impresa F.lli Capri nell’anno 1965, dopo aver acquistato l’area dal comune che ne era proprietario, accollandosi l’onere della demolizione. La vita del fungo è durata quindi una decina d’anni, ma le radici sono rimaste nel terreno! Chissà che un giorno non provi a rimettere fuori la testa! Enrico Carboni 02.03.2014