La guerra di Gina – Dal bombardamento di Vergato allo sfollamento a Tolè
2014/03/20, Vergato – Dopo l’articolo di Enrico Carboni sul primo bombardamento di Vergato ( 27 Novembre 1943 – 1° bombardamento, Vergato non dimentica i suoi morti), in questa avvincente cronistoria, Gina ci parla della “sua” guerra. Dal terribile giorno del bombardamento di Vergato alla sua fuga per cercare sicurezza a Tolè che come poi vedremo dalle foto subirà la stessa sorte…
1° foto: Tolè – Dall’alto a dx: Primo Diamanti, Maria Magelli , sotto Olga Gandolfi (mamma Neris) piu’ in basso il marito con in braccio la figlia Maria a sx: Telesforo Diamanti, Nerina Diamanti, davanti Giorgio Diamanti. la donna a sedere con i due bimbi e’ Nerina Poluzzi con i figli Gianni e Umberto Diamanti, dietro di lei Luciano e Carlo Lanzarini (ex fornai).
2° foto: Tolè – Da sx: Giorgio Diamanti, Giovanni Gandolfi, Luciano e Carlo Lanzarini, urltimi a dx Luciano e Gino Diamanti prima fila: la prima bimba non mi ricordo il nome e’ la sorella di GiovannI Gandolfi, Lucia Lanzarini, Umberto Diamanti
3° foto: Tolè – Foto di gruppo di fratelli e sorelle Diamanti con mogli e figli..
Ricordi della mia infanzia
Il primo bombardamento a Vergato fu il 27/11/1943, obbiettivo colpire i ponti.
Quel giorno io e i miei fratelli portavamo a pascolare due pecore verso il fiume Vergatello,
arrivati vicino al ponte vedemmo arrivare degli aerei dalla Toscana. Di corsa tornammo verso casa
mia mamma stava chiudendo le finestre perche’ stava andando da una zia a Liserna quando ci vide
venne giu’ e di corsa andammo verso il fiume Vergatello ci sdraiammo vicino all’acqua e vedemmo le bombe caderci vicino . Dovevamo attraversare il fiume per andare a Ca’ d’Ambrosio, mio fratello Gino non voleva attraversarlo perche’ aveva le scarpe nuove, mia mamma lo convinse e quando arrivammo lassu’ vedemmo Vergato coperto da una nube nera, in quel bombardamento morirono 52 persone tra i quali un mio zio (fratello di mio babbo).
I Ponti non furono colpiti, tutti i giorni suonava l’allarme e quando suonava noi andavamo verso il fiume o al rifugio che era sulla porrettana (dove adesso c’e’ il bar grigio’). Un giorno ci fecero sfollare a Tole’ Casa Torre c’erano altre due famiglie di Vergato , Lanzarini e Gandolfi piu’ altre quattro famiglie residenti, la nostra famiglia era composta di dodici persone, tra zie e cugini,eravamo in 36 bambini. Il 15 agosto il fotografo Olivi anche lui sfollato a Tole’ venne a farci una foto. In questo posto rimanemmo diversi mesi, gli uomini di notte andavano a dormire dentro a tronchi dei castagni per paura che i tedeschi venissero a prenderli.
Una famiglia residente di Casa Torre aveva tante castagne secche e mele ma la nonna non le faceva mangiare a nessuno, un giorno arrivarono dei soldati tedeschi e siccome c’era molto fango davanti a casa le presero e le usarono come fosse ghiaia. Questi soldati avevano una cucina da campo, tutti i giorni portavano da mangiare a dei loro commilitoni sul Monte Salvaro con un somaro. Una notte ci fecero andare via, pioveva sembrava la fine del mondo, le strade erano impraticabile , nel camminare persi le scarpe ( quelle di mio fratello Gino ). Camminammo diverse ore ci fermammo a riposare in un essiccatore e al mattino andammo a Santa Croce (frazione di Savigno) Casa Milordo. In questa casa la cucina era nella stalla, mia mamma quando faceva la sfoglia doveva stare attenta agli schizzi dei “bisogni” delle mucche.
Dormivamo in 20 persone in una camera e come materassi usavamo della paglia (piena di pulci). Un giorno noi “ragazzi” andammo a fare un giro nel bosco e appesi ad un’albero vedemmo due prosciutti, tornammo di corsa a casa per dirlo hai nostri genitori, mio padre insieme ad altri andarono a prenderli, ci fecero promettere di non dirlo a nessuno che avevamo mangiato del prosciutto. Una donna nostra vicina di casa urlava che gli avevano rubato dei prosciutti (li aveva nascosti nel bosco per paura che glieli portassero via i tedeschi). Arrivato l’armistizio non so perche’ i miei genitori avessero tanta fretta di tornare a Vergato, ci avviammo a piedi,a Tole’ incontrammo altra gente di Vergato anche loro diretti verso casa, purtroppo vedemmo tanti morti, mi ricordo una donna che tolse un paio di scarpe a un soldato morto e disse: tanto a te non servono piu’ io sono senza. Arrivati a Cereglio davanti alla chiesa c’erano le postazioni americane con tante cose da mangiare, pane, biscotti, cioccolata, sigarette, sempre a piedi arrivammo a Susano dei soldati americani ci fecero salire su un camion e ci portano a Vergato ci fecero scendere davanti al Consorzio Agrario (ora UniCredit). Penso che noi fossimo i primi ad arrivare in paese, era tutto distrutto macerie a non finire non me lo dimentichero’ mai.
Ci fecero entrare al Consorzio dove c’erano tanti prigionieri tedeschi e partigiani guardati a vista da soldati americani con il fucile puntato. Ci diedero da mangiare cose che da tempo non mangiavamo, per la prima volta vedemmo la minestra in scatola, gli uomini gradirono piu’ le sigarette, quando eravamo sfollati arrotolavano una foglia di vite e poi la fumavano. Ci dissero che potevamo andare dove volevamo, noi andammo al Casone e la famiglia Lanzarini a Riola. Dal Casone andammo a Masare’ vicino a Salvaro dove abitavano i fratelli di mia mamma e ci rimanemmo diversi mesi, tornammo a Vergato, la nostra casa era distrutta. In via Di Vittorio dove adesso c’e’ il Consorzio Agrario fino all’incrocio della Madonnina erano state montate del baracche di ferro, andammo ad abitare in una di quelle, gelava l’acqua nel secchio (dal freddo che c’era),da li’ ci straferimmo in via Minghetti in una casa di legno. Dopo tanti sacrifici mio babbo riusci’ a ricostruire la casa distrutta dai bombardamenti e tornammo ad abitarci. Qualche anno fa con mia figlia sono ritornata a Casa Milordo per vedere cos’era rimasto , incontrammo un’uomo egli dissi che durante la guerra ero stata sfollati li’ e gli raccontai dei prosciutti nel bosco, lui mi ripose che la donna che urla era sua madre. Vergato 16/03/2014, Gina Diamanti
Le foto di Vergato e Tolè bombardati sono di Alfredo Marchi che ringraziamo.