I ciclisti vergatesi fra i monti e le tradizioni d’Abruzzo
2014/08/08, Vergato – Ecco la minuziosa cronaca dal “diario di bordo”
Martedì 29 luglio 2014
Oggi la sveglia è suonata alle ore 03,00, a Vergato flebili luci accarezzano la tranquillità dell’Appennino rotta solo dal discreto girare di un furgone alla cui guida c’è Stefano. Ad aspettarlo fra le vie del paese Davide, Andrea, Roberto e Daniele.
Si parte e non ci vuole molto perché le luci dell’alba ci mostrano la straordinaria bellezza dell’adriatico azzurro e piatto.
Si parla di salite di monti e di pendenze, quasi a voler preparare la sfida al gigante. Si il gigante, perché ci attende il massiccio della Majella con la mitica cima del Blockhaus (mt. 2145 slm).
Mentre susseguono i racconti delle passate fatiche, la luce piena del giorno si apre sul maestoso picco roccioso del Gran Sasso D’Italia . Par volerci avvisare che siamo nella d’annunziana terra.
Qualche curva fra le colline dell’antichissima e tranquilla Chieti ed ecco raggiunta la longobarda Fara Filiorum Petri (CH), misteriosa e quasi protetta dal gigante roccioso.
Finalmente si monta in bici e dopo un breve tratto sul fondo valle la strada si inerpica già rabbiosa sulla città di Chieti. Ad accoglierci sulla sommità della prima salitella ci attendono mamma e papà di Davide con una deliziosa crostata di marmellata. Altro che barrette energetiche!
Le solite raccomandazioni e si riparte. Poco meno di 20 km ed ecco le prime indicazioni per Passo Lanciano. La strada, più tortuosa e meno trafficata, giunge nel paese di Manoppello (PE) dove il pensiero va ad una delle più importanti reliquie della nostra tradizione religiosa, il “velo della veronica” su cui è impresso il vero volto di Gesù.
La pedalata ora si fa meno sciolta e si scorgono paesi arroccati sulla montagna dove le case sembrano costruite una sull’altra. Dopo la tranquillità della piccola Serramonacesca (PE), ecco raggiunto San Rocco (CH) dove l’acqua per le nostre borracce sgorga dall’antica fonte di “Rocco di Montpellier”, il santo che giunto in Italia durante l’epidemia di peste nel 1367, lavò proprio in quella fonte la ferita causata dalla malattia che lo aveva contagiato nel soccorrere i malati.
Il misticismo dei luoghi ci distrae ma la fatica comincia a farsi sentire mentre la strada cambia aspetto. Una rotonda adornata da un lupo scolpito nel marmo bianco segna l’inizio di pendenze più arcigne.
Ora i tornanti si perdono fra i faggeti, l’orizzonte non si vede fino a quando si esce allo scoperto dei 1600 mt e maestoso appare il Blockhaus. E’ ancora lunga la strada, le forze sono al lumicino ma la sfida ci spinge. Incredibilmente un aquila volteggia sopra di noi e il suo grido ci accoglie nel suo territorio.
Ancora qualche fatica e dal Rifugio Pomilio si intravede la fine della strada ai 2145 del Blockhaus. Le prime parole di chi è giunto sulla vetta sono state quelle di migliaia di ciclisti che hanno osato sfidare il gigante “è stata dura ma ce l’abbiamo fatta” . Qualche minuto di orgogliosa riflessione e poi giù verso l’accogliente agriturismo “L’antico Tratturo”.
Solo il tempo per una doccia e via verso il mare. Un opportunità da non perdere. Dalla Majella a Francavilla al Mare (CH) in poco meno di 25 Km.
Ad attenderci una tranquilla spiaggia dove lo sciabordio delle onde invitano ad un tuffo. Davide e Andrea accettano l’invito.
E’ quasi ora di cena, appena il tempo di una passeggiata fra le vie della Teate Marruccina (Chieti) e si rientra fra le antiche mura dell’agriturismo. Ci attende una cena dai sapori scomparsi. La notte scorre tranquilla o forse è la stanchezza che rende tutto più facile.
All’alba del nuovo giorno, aprendo le finestre il cielo terso evidenzia tutta la maestosità del gigante che solo poche ore prima ci aveva regalato sensazioni ancora vive e allora, dopo una ricca colazione, di nuovo in sella. Ora la meta non è un gigante ma i meravigliosi paesi del parco della Majella e fra tutti Fara San Martino (CH) dalle cui immacolate sorgenti sgorga purissima l’acqua che tanta celebrità ha dato alla patria della pasta.
Uno sguardo alle gole che sovrastano l’ordinato e curato paesello e si riparte verso altri paesi. Tante salite e tanta fatica, ma che belli quei luoghi dove il tempo sembra essersi fermato. Solo la bicicletta con il suo lento avanzare ci fa cogliere la meraviglia che l’uomo e la natura hanno saputo fondere nella terra d’Abruzzo.
Un ringraziamento di noi tutti a Pino e Marco che ci hanno scortato vigilando sulla nostra sicurezza.
Vergato, 27-07-2014, Davide