Le chiese abbandonate dell’Appennino – Santa Margherita di Carviano, crollata!

Le_chiese_Santa Margherita di Carviano2014/11/01, Vergato – Dopo l’interesse suscitato dalla pubblicazione di San Giorgio di Montecavalloro, da Chiese Parrocchiali della Diocesi di Bologna T. 3, nr.7. (Bologna 1849).Dott. Luigi Ruggeri, questa domenica proponiamo una chiesa del tutto scomparsa, nessuna memoria visibile, nessuna fondamenta che ne possa segnalare la posizione e fra qualche anno, nessuna persona che abbia posato il piede sul pavimento di quella chiesa:  Santa Margherita di Carviano.

Il motivo? I soldati tedeschi che occupavano il Poggio di Carviano e la chiesa tenevano fermi gli alleati posizionati a Casigno di Carviano, simulando una maggiore presenza, sparavano da più punti. Gli alleati vedevano un prete che passeggiava nei dintorni della chiesa e temevano di fare vittime intensificando l’attacco. Poi qualcuno informò il comandante alleato, il prete (don Cavazza) era ormai sfollato a Firenze e non c’era nessun civile nella chiesa, era un soldato tedesco che passeggiava vestito da prete… a questo punto partì un’attacco massiccio da parte degli alleati e ai pochi tedeschi non restò che darsi a una fuga precipitosa. Tenevano le munizioni ammassate nella base del campanile e impossibilitati a portarsele dietro non rimase che distruggerle. Le fecero esplodere e questo provocò la distruzione della canonica e il crollo del campanile che sfortuna volle che cadesse sulla chiesa distruggendola più o meno come dalle foto dei ruderi visibile ancora negli anni ’80. (dall’intervista di don Anselmo Cavazza)

Carviano: La Chiesa che non c'è.Recenti interventi distruttivi hanno cancellato le tracce non solo della chiesa ma anche dei cunicoli o passaggi segreti che avevano come punto di incrocio la chiesa di Carviano. Nell’intervista di don Anselmo Cavazza ad Alfredo Marchi infatti dice; … Giorgio di Padernella, rastrellato dai tedeschi cominciò a lamentarsi per il mal di pancia. Un soldato (tedesco) si impietosì e lo lasciò andare dietro alla chiesa, lui che lo sapeva… si infilò dentro a uno di quei buchi che i ragazzi ci passavano dentro per venire a dottrina e scappò via, i tedeschi quando se ne accorsero diventarono cattivi… dunque questi cunicoli esistevano davvero e non solo nell’immaginario di chi raccontava queste storie davanti al camino… ma questa è un’altra storia…

Mentre per le foto degli ultimi ruderi vi rimandiamo all’articolo: Saluti da Carviano: La Chiesa che non c’è! pubblichiamo le rare fotografie delle comunità parrocchiale di Carviano precedenti alla guerra, parroco don Carlo Monari, l’utimo parroco con sede a Carviano.

 SANTA MARGHERITA DI CARVIANO.

Don Carlo con i fratelle e sorelle e i parrocch.. A sin. Pietro Chinni

Don Carlo con i fratelli e sorelle e i parrocchiani. A sin. Pietro Chinni

Poche cose sono da raccontarsi intorno a questa piccola parrocchia, la di cui origine è del tutto ignorata. Fa d’uopo per altro di ritenerla come una delle più antiche della montagna, mostrandolo evidentemente le case e le torri del borgo detto Casigno, sulle quali osservansi ancora le tracce delle merlature e delle feritoie qualche avanzo di antica muraglia nel luogo detto Castellaro, ove credesi sorgesse il palazzo, o rocca del signore che qui dominava avanti la fine del XII secolo, e le parole del Ghirardacci , il quale ci narra che gli abitatori di Carbiano (oggi Carviano) si sottrassero dal tirannico governo del loro signore nell’anno 1198, e si diedero nel Luglio dello stesso anno al Comune di Bologna.

Dopo quest’epoca , e circa l’anno 1221 , venne Carviano con altre terre limitrofe in potere di Ugolino conte di Panico e vi rimase sino alla metà del secolo XV, nel quale i discendenti di detto Ugolino furono scacciati per sempre dai loro domini. Tornò poscia ad essere compreso nel bolognese contado, e vi restò sino all’anno 1796. Quindi nel riparto territoriale che allora si fece venne unito alla comunità di Tavernola , da cui dipende ancora, e restò da quel tempo soggetto al governatorato di Vergato.

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Don Carlo con i ragazzi, Quinto, Duilio, Ines Amedea e Margherita Chinni, la mamma e …

Trovasi sopra uno dei monti che circondano la vallata di Reno, e fa bella mostra di se per la sua vaga posizione , osservata specialmente dal castello di Vergato e sue vicinanze. Ha una circonferenza di poche miglia e conta appena 220 anime, senza potervi noverare veruna famiglia agiata, né alcun commerciante od artiere. Vive pertanto la sua gente dei prodotti agricoli , i quali sono sempre ubertosi in un terreno ferace e ben coltivato come quello di Carviano. Abbondano di fatto in questo luogo i cereali il gran turco, i legumi e molta frutta; e nella parte più elevata sonovi eccellenti castagneti ed estesi boschi con molti pascoli per le pecore e pei bovini.

Anche le uve sarebbero quivi soprabbondanti, se l’ esposizione dl questo territorio fosse pila favorevole alla loro maturazione; sua vi domina nell’ inverno ed anche nella primavera un vento dl Nord Ovest si freddo e si gagliardo, che ritardando sui campi lo scioglimento delle nevi, fa ritardare dl ben trenta giorni i germogli, o ne impedisce lo sviluppo dopo il lor nascere colle brine e colle micidiali gragnuole. Si veggono poi qua e là sparsi sopra la sommità del monte alcuni pezzi di carbon fossile, indizio dell’ esistenza di una miniera di questo combustibile, e non pochi intelligenti vennero quassù ad osservarli, facendone saggio e lodandone la bontà , senza che alcuno abbia ancor tentato uno scavo di esplorazione o siasi pur occupato di farne rapporto a qualche Accademia, o a qualche Società d’ incoraggiamento.

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Margherita Chinni, Nerina , morta a Rabatta e le ragazze di Carviano

Il distretto parrocchiale di Carviano è limitato a ponente dal fiume Reno, a levante dal territorio di Veggio , a settentrione da quello di Salvaro, ed a mezzo dì dalle due parrocchie di Tavernola e Grizzana. La sua chiesa principale fu quasi affatto riedificata a spese dei popolani nell’ anno 1831 poiché per difetto di costruzione e per vetustà minacciava di crollare. Era di forma antica , cioè senza coro , col soffitto a travi e con un’ altare rasente il muro , tutta nel massimo squallore. Attualmente (sebbene circoscritta allo spazio primitivo) le fu dato un bel ordine d’ architettura , fu posta in volto e furono costruite due cappelle laterali, mostrando essi la forma di una chiesa. Era anche desiderio de’ parrocchiani di risarcire l’ annesso campanile, su cui avvi un ottimo terzo di campane del bolognese Rasori e di decorare l’esterno della chiesa ma essendo insorte su quest’articolo alcune dissenzioni,  rivolsero la loro pietà al restauro dell’oratorio di Santa Maria del Carmine, detto la Maddonina, il quale fu tosto ampliato e messo a volta , e vi si aggiunse con molta previdenza un portico laterale per opportuno riparo dal Sole e dalle intemperie. Rimangono da farsi il cornicione, i capitelli alle colonne, e l’intonaco nei muri ma ciò non deve attribuirsi a difetto di religioso zelo, bensì alla sola mancanza di mezzi in si piccol numero di popolazione; la quale ove fosse animata e soccorsa, mostrerebbe al mondo che in abbietta condizion di fortuna ha il coraggio di emulare gli sforzi , che solo si videro nelle parrocchie più popolate e più doviziose della diocesi.

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Margherita Chinni e Nerina Rondelli, priore

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Margherita Chinni e Nerina Rondelli, priore

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Ines Amedea Chinni e Nerina Cardoni, priore

Oltre le indicate due chiese, è da osservarsi nel borgo detto Casigno l’oratorio di S. Rocco, spettante alla famiglia Mingarelli, che venne edificato per voto de’ parrocchiani mentre infuriava l’orribile pestilenza dell’anno 1630. Esso è di antica forma, solido e ben costrutto, ed ha un solo altare, sul quale trovasi dipinto il Santo in orazione davanti la Vergine Santissima, ritenuto comunemente un buon quadro della scuola Fiorentina.

150621_Carviano-donna Edua-009 copiaLa chiesa di S. Margherita di Carviano era parrocchia fino nel 1376 col sacro Fonte battesimale, e dipendeva dal plebanato di Calvenzano. Le sue rendite però ed il diritto di nomina appartenevano in quel tempo all’ Abbadia dl S. Croce dl Venezia, dell’ Ordine Cluniacense. Più tardi il diritto stesso e la prebenda passarono alla Mensa Arcivescovile di Bologna. Poi nell’ anno 1640 fu tolta alla congregazione di Calvenzano, e fu aggregata al plebanato di Salvaro, nella cui dipendenza trovasi ancora. Prima del suddetto anno 1378 non si hanno documenti per asseverare che la chiesa avesse cura d’ anime  ma si può ritenerlo probabile , dappoichè nell’antica sagrestia vedevasi un sepolcro gentilizio formato da una lapide di macigno (cui soggiaceva una figura d’ uomo vestito di tunica , malamente disegnata ed incisa a scalpello) il qual monumento, trasportato nel muro del nuovo presbiterio a cornu Epistolae, mostra ancora la seguente iscrizione. (vai all’articolo: Saluti da Carviano: La Chiesa che non c’è! )

Processione dalla chiesa alla Madonnina della Serra con don Carlo Monari

Processione dalla chiesa alla Madonnina della Serra con don Carlo Monari

Il Sacerdote Don Giuseppe Guarini regge ora il popolo di Carviano , il quale con devota pompa festeggia ogni anno la terza Domenica di Luglio in onore dl Maria Vergine del Carmine ed il giorno 20 dello stesso mese, per celebrare le glorie della celeste patrona S. Margherita.

Chiese Parrocchiali della Diocesi di Bologna T. 3, nr.7. (Bologna 1849).Dott. Luigi Ruggeri.

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