Gli Sdalen del Monte di Salvaro: La grande croce in ferro, il pilastrino, le piccole croci in legno lungo la strada
2015/05/24, Vergato – Ritorna Enrico Carboni con gli Sdalen dell’Appennino, questa volta ci parla di un monte segnato dal dolore, dalla guerra, il Monte di Salvaro.
GLI SDALEN DEL MONTE DI SALVARO: LA GRANDE CROCE IN FERRO, IL PILASTRINO, LE PICCOLE CROCI IN LEGNO LUNGO LA STRADA
Già a metà degli anni ’80 il Gruppo Alpini di Vergato lavorava per la salvaguardia e la valorizzazione degli sdalén! In quel caso, come documentano le foto, il loro impegno si concentrò sugli sdalén presenti sulla cima del monte di Salvaro che necessitavano di manutenzione ed in particolare nella ricostruzione della croce che si trovava proprio sulla cima del monte. La vecchia croce in legno era stata infatti distrutta dal tempo e rimanevano solo i resti del piedistallo a indicare il punto dove era piantata e dove per tanti decenni aveva alimentato la forte devozione popolare degli abitanti del luogo, un tempo molto numerosi. (vedere in proposito gli interessanti articoli su Nueter n. 55 e 56 a cura di Alfredo Marchi che raccontano, grazie anche a molte testimonianze dirette, come si viveva su quei monti prima della guerra).
Fig. 1. La grande croce in ferro appena eretta sulla cima del Monte Salvaro (1985).
Si tratta di una delle grandi croci che troviamo su molte cime dei monti (Monte Salvaro, Il Crocione, Poggiolo di Prada, Collina di Monteacuto, Monte Rocca di Roffeno, Monte Balgaro di Villa d’Aiano, Monte Croce di Tolè…) come elementi di sacralizzazione di luoghi che essendo sopraelevati venivano considerati più vicini al cielo e quindi a Dio. Opere devozionali molto antiche che attraverso la croce richiamavano la passione, la morte e la resurrezione di Cristo quali elementi fondanti la religione cristiana.
Il culto della croce che ha origini molto antiche, si è molto sviluppato e potenziato in epoca medioevale grazie all’azione degli ordini religioso – cavallereschi di ritorno dalle crociate in terra santa. Nella montagna bolognese trova forse il riferimento più preciso e forte nella devozione della reliquia della Santa Croce che si sviluppò sulla cima del Montovolo anche a seguito di un evento miracoloso accaduto l’8 settembre 1399 e che determinò la costruzione di una piccola cappella che accolse una piccola croce in marmo, venendosi così a realizzare, assieme alla Chiesa di S. Maria della Consolazione ed alla Chiesa di S. Caterina di Alessandria quella triade cultuale e santuariale che tanta importanza ha avuto nei secoli passati.
Tornando alla croce di Monte Salvaro, l’animatore dell’operazione fu in quel caso D. Anselmo Cavazza, parroco di Salvaro, che volle dedicare quella nuova croce alle tante vittime che la seconda guerra mondiale aveva provocato in quelle contrade.
Fig.2. D. Anselmo Cavazza assistito dagli alpini, celebra la S. Messa ai piedi della croce e davanti al pilastrino, nel giorno dell’inaugurazione. (1985)
La croce doveva quindi essere grande, visibile da lontano per ricordare a tutti l’ignominia della guerra. E fu cosi che la scelta ricadde su un grande traliccio in ferro dell’Enel in disuso(recuperato grazie ai buoni uffici e al lavoro di Marino Baccolini), che fu smontato in parti trasportabili, ricoverato nell’officina di Mario Carboni alle Fornaci, e li trasformato con grande lavoro di saldatrice e bulloni in una grande croce. Il problema non semplice del trasporto sulla cima del monte fu risolto non senza difficoltà con trattori e mezzi adeguati (Franco Zucconi , Nano Lolli, Silvano Monfardini) ed infine la parte più impegnativa, quella del montaggio sulla sommità del monte con mezzi di fortuna. Ma l’operazione ebbe il successo che meritava e da allora (1985)la croce svetta sul monte di Salvaro a ricordare a tutti quelli che la vedono da lontano o che la raggiungono a piedi o in bicicletta (foto di Fig.3. Davide) l’ignominia della guerra, ma anche chi la volle fortemente (D. Anselmo Cavazza) e chi la costruì e la eresse (il Gruppo Alpini di Vergato) che cominciò allora la sua benemerita attività di servizio al nostro territorio ed ai suoi abitanti.
Fig. 3. I bikers di Vergato si riposano ai piedi della croce dopo l’impegnativa salita. (2014)
Sulla cima del monte era presente anche un pilastrino in arenaria che era stato danneggiato al tempo della guerra e che Alfredo Marchi restaurò rifacendo una spalletta della nicchia e inserendo all’interno un Cristo a braccia aperte. Negli articoli di Alfredo Marchi prima ricordati è raccontata anche la storia di questo pilastrino, eretto nei primi del ‘900 dal proprietario dei terreni (Bettini) e divenuto un luogo di culto davanti al quale ogni tre anni, il parroco di Salvaro saliva ad officiare la S. Messa.
Fig. 4. Il pilastrino di arenaria sullo sfondo una deturpante tettoia che ospitava attrezzature artigianali per la diffusione di segnali televisivi negli anni ’70.
Altri segni devozionali erano e sono in parte ancora presenti lungo il percorso che sale sulla cima del Monte di Salvaro. In particolare le tre croci in legno che seguono:
La prima si trova in fregio alla strada che sale da Pioppe in prossimità della Cà Capussenna restaurata nel 1998.
La seconda si trova più in alto, in fregio alla stessa strada, in località Bazzigotti.
La terza si trovava ancora più in alto, verso la cima del monte, ma probabilmente ne rimane solo la foto virata in blù che già ne preannunciava la futura scomparsa.