Ampliamento del Castello della Rocchetta – L’intervento del geom. Gozzoli per il Mercantone

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2015/07/05, Vergato – Presente  il 2 luglio 2015 sul luogo dove nel 1964 progettò e ne seguì la realizzazione, il geom. Pier Antonio Gozzoli, ci ha condotto a visitare l’ampliamento richiesto a suo tempo da Primo Stefanelli, il Mercantone. Un’intervento che come ci ha fatto notare, a distanza di anni non stona poi tanto con il fantastico contesto della Rocchetta Mattei.

Nella storia sia della Rocchetta Mattei che del Mercantone, proprietario del Castello negli anni 1960 1980, viene spesso omesso di citare l’intervento edilizio del 1964 quando questi mi commissionò il progetto di ampliamento del Castello per ricavare una sala per intrattenimenti da realizzare lungo lo stradello posto a sinistra della torretta di ingresso.
Ricordo che la prima volta che mi recai presso il Castello fui portato dal Mercantone con il  suo pulmino Alfa Romeo personalizzato “Rocchetta” con tanto di messaggio sonoro trasmesso da altoparlanti sul tetto. La velocità massima del mezzo era di circa 20 Km/0ra il che causava dietro una fila lunghissima di automobilisti inferociti.

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Il progetto fu presentato in Comune di Grizzana (oggi Grizzana Morandi) che rilasciò la prescritta licenza edilizia in tempi rapidissimi.
A quei tempi l’edificio era ritenuto, anche dalla Soprintendenza ai beni architettonici, del tutto irrilevante se non un obbrobrio, come ebbe a rispondermi l’allora Sopraintendente da me, giovanissimo geometra ventitreenne, consultato per verificare i vincoli che potevano esistere su un complesso a mio  parere alquanto significativo.
I lavori furono eseguiti in  breve tempo ed alla fine del 1964 la sala fu inaugurata con un bel matrimonio.
Successivamente la sala fu utilizzata da alcuni gestori di ristoranti con scarsa fortuna, finchè non fu affittata dal sig. Leoni Rutiglio che, assieme alla moglie Gabriella, la lanciò con un’attività di ristorazione di successo.
Dal punto di vista architettonico l’opera è alquanto semplice trattandosi di un ampliamento di forma rettangolare con all’interno un residuo di roccia della montagna, posto nell’angolo della sala, che al tempo non fu possibile demolire.

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Tuttavia nella sua semplicità vi sono elementi di rifinitura e particolari che richiamano l’eclettismo del Conte Mattei espresso nel corpo principale da lui realizzato.
A questo proposito debbo dire che il merito non è tutto mio come progettista e direttore dei lavori, ma molto si deve al Mercantone il quale, pur non avendo praticamente alcuna cultura architettonica, unita ad una incredibile tendenza alla massima economia nello spendere, ebbe a pretendere, nonostante questo, molte di quelle finiture alquanto costose che oggi fanno sì che la struttura posticcia non sia mai stata criticata come superfettazione, anzi proprio perchè non appare incongrua con il resto del complesso non viene mai ricordata, quasi che anche gli addetti ai lavori, anche quelli che hanno eseguito il restauro, la considerino originale.
Ovviamente questo professionalmente mi fa piacere perchè pare che io non abbia rovinato un’opera architettonica di pregio, da un altro punto di vista mi dispiace di non essere mai ricordato come il progettista di una parte della Rocchetta Mattei ancora vivente.
Il mio legame con la Rocchetta si è nel tempo ulteriormente rafforzato quando nel 1986, assieme all’arch. Tugnoli ed all’ing. Gaggioli  formammo il gruppo di progettazione che, per conto della Provincia di Bologna, avrebbe predisposto uno studio preliminare per dare al Castello una destinazione di Museo della Fiaba. L’iniziativa era propedeutica all’acquisto del castello da parte della Provincia e la successiva realizzazione del Museo con l’apporto di capitali anche privati identificati nelle aziende Benetton ed Olivetti.

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Iniziata la presa in carico del lavoro ci rendemmo conto che del Castello non esisteva alcun disegno nè planimetrie nè sezioni nè prospetti.
Il mio compito fu immediatamente quello di fare un rilievo esatto di tutto il complesso, opera che  comportò tre mesi pieni di rilievi sul posto, miei e di due  collaboratori del mio studio, in quanto all’epoca non esistevano i moderni strumenti elettronici a raggi laser distanziometrici.
Il bel progetto elaborato dai due miei compagni d’avventura fu esposto a Bologna, ma non ebbe il successo che meritava in quanto l’iniziativa per ragioni finanziarie non ebbe seguito.
Del lavoro mi sono rimasti i disegni del rilievo, sviluppato in piante  elaborate nei minimi dettagli che ho con piacere messo anche a disposizione di studenti di architettura che hanno fatto la tesi di laurea sulla Rocchetta.
Mi sono persuaso ad esternare questi miei ricordi ritenendo di concorrere a colmare un vuoto nella storia della Rocchetta e del mitico Mercantone

Geom. Pier Antonio Gozzoli

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