Virginio Ruggeri – La Chiesa di S. Maria Visitante di Vergato

2015/08/22, Vergato – A completamento della settimana dedicata al ricordo della distruzione della chiesa di Vergato, avvenuta il 22 agosto 1944, dopo il documento di Franco Gamberi e di Alfredo Marchi, riproponiamo sempre dal volumetto; 22 agosto 2004 50 anni della nuova chiesa, la trascrizione del documento di Virginio Ruggeri in cui si descrive la Chiesa di S. Maria Visitante ed i suoi arredi, Vergato 1885.

(il testo viene trascritto fedelmente rispettando la grafia usata dall’autore, anche se non sempre rispondente alle attuali regole ortografiche e linguistiche)

La chiesa arcipretale di Vergato, sotto il titolo di Santa Maria Visitante, è posta all’interno del paese, ha la sua facciata principale su la piazza maggiore, di fronte alla Canonica, confina a levante con la piazza stessa, a mezzodì col palazzo comunale, col cortile delle Carceri, a ponente con una via pubblica, ed a tramontana con la casa del Sacrestano e con altra di Luigi Gandolfi. È costrutta di Sassi e calce, coperta a coppi. La sua facciata principale, d’ordine dorico, è rivestita in mattoni, con basamento a cornici in pietra da taglio; la porta a cassettonatura è formata di quattro parti, alternamente di noce lucida ed internamente di larice. Lo sporto del tetto, o piovente, tanto nei laterali, quanto posterioramente alla Chiesa ed annessi, è fornito di docce, e relativi tubi per la conduzione delle acque. Entrando per la descritta porta, trovasi un piccolo vestibolo alla cui parete a sinistra esiste un uscio, che mediante scala in mattoni mette alla cantoria; di fronte poi trovasi la bussola che dà accesso al corpo principale della chiesa. Tale bussola è pure in quattro parti, formata di abete e all’interno del vestibolo, presso la porta, vedesi il tendone di tela gialla con cordone e carrucole per rialzarlo. L’interno della Chiesa, ad una sol navata, è d’ordine ionico, il suo corpo principale è a volta a tutto sesto, ed è fornito di sei cappelle tre a destra e tre a sinistra. Sopra la porta esiste la cantoria con organo di 20 registri, oltre la bassa musica.

Lateralmente alla descritta bussola trovansi infisse al muro due pile di marmo in forma di Conchiglia per tenere l’acqua benedetta; e sotto la Cantoria in apposita nicchia due grandi Confessionali di legno noce. A capo del descritto corpo principale trovasi la balaustrata che si eleva sopra due gradini, il tutto di marmo, chiusa nel mezzo da cancello a due battenti costrutti in ferro guarnito di ottone, che dà accesso al presbiterio o Cappella Maggiore, ove trovasi isolato il maggiore Altare tutto di marmo a colori diversi; aventi però un’aggiunta in legno dipinto a marmo, tanto nei fianchi che alla sommità onde vederlo più ampio e meglio confacente al decoro delle funzioni. Il presbiterio ha il volto a catino, ed in ognuna delle pareti laterali porta infisse due cassette di noce destinate a ricevere le raccolte che si fanno in chiesa. Posteriormente all’altare maggiore esiste il Coro con volte a vela. Nella parete di fronte di esso trovasi l’Ancona, d’ordine Corinto, costrutta in gesso, riccamente dorata, avente nel mezzo il quadro ad olio (osserva di Giacomo Filippo Pedini) rappresentante la Visitazione della Beata Vergine a Santa Elisabetta.

A piedi dell’Ancona e così pure delle pareti laterali, il Coro è fornito andantemente d’inginocchiatoio, sedile e schienale il tutto di noce infisso al muro. Il pavimento dell’intera chiesa è formato a battute di marmo, a colori diversi; le pareti e le volte sono tinteggiate con latte di calce, e la luce vi entra per sette finestre a lunetta munite di tenda e di vetriate. Nel corpo principale, la prima Cappella a sinistra entrando dalla porta, è dedicata alla Beatissima Vergine del Rosario; è chiusa da Cancello in ferro; l’altare è in muratura, l’ancona è in legno a stucco ed oro, contiene in diversi quadri i misteri del S. Rosario dipinti ad olio, e nel mezzo una saracinesca che serve a scoprire la B.V. col divin figlio dipinta sul muro. All’estremità superiore dell’Ancona esiste un quadretto ad olio che figura S. Domenico e S. Monica. La seconda Cappella, chiusa da cancello come la prima, è dedicata alla B.V. del soccorso; ha l’altare in gesso dipinto a marmo, l’ancona pure in gesso, è di stile ionico a colori ed oro. Nel mezzo di esso una saracinesca, su la quale sono dipinti ad olio due Angeli e serve per scoprire una grande nicchia contenente la statua della B.V. col Bambino Gesù, opera pregevolissima dello scultore Angelo Pio, lavorata in istucco. La terza cappella ha l’altare e l’ancona ornati di stucchi, lavoro assai antico non privo di eleganza. Il quadro, ad olio del Calvi detto il Sordino, rappresenta i Santi Giuseppe e Vincenzo. La prima Cappella a destra, chiusa da cancellata in ferro, è priva di altare, contiene un elegante Battistero di marmo sul quale è locata una statuetta del Battista, ed un quadro grande ad olio rappresentante la B. Vergine della Cintura, con li Santi Rocco, Fabiano e Sebastiano.

La seconda Cappella dedicata a Gesù Nazareno (chiusa pur essa con un cancello di ferro guarnito di ottone) è fornita di altare e d’ancona simili all’altra che vi sta di fronte. La Nicchia è decorata alternamente di cornice, rabeschi ed emblemi della Passione intagliati in legno e dorati; è chiusa da cristallo e tendine di seta, e serve a custodire una ben intesa cornice con zoccolo portatile, il tutto di legno intagliato e dorato, che fa ornamento ad un’antica incisione rappresentante Gesù Nazareno. La terza Cappella detta del Crocefisso, ha l’altare e l’ancona quasi simili a quella di fronte e nel mezzo un Crocifisso di stucco, a piedi del quale avvi un sottoquadro di forma ovale con cornice riccamente intagliata e dorata, contenente una copia ad olio del superbo quadro di Guido Reni rappresentante la B.V. col bambino dormiente, esistente nella chiesa di S. Bartolomeo in Bologna; copia lodatissima del pittore Angelo Lamma. La Sagristia è a sinistra del presbiterio, ha il volto a vela (costrutto in mattoni come gli altri suddescritti) ornato a chiaro scuro, ha la finestra con inferriata, tenda ed invetriata, che guarda a ponente, ha il pavimento a battuto, e comunica col presbiterio e col coro mediante due distinte porte a doppio battente di noce. Nella parete corrispondente al presbiterio trovasi un quadro ad olio rappresentante l’Annunciazione di M.V. collocato sotto di un trono in istucco.

Nella parete di fronte alla finestra esiste un grandissimo Crocefisso contornato a stucchi di un disegno molto pregevole; e presso i 4 angoli dell’ambiente esistono altrettanti medaglioni, pure in istucco, figuranti su tela i quattro Evangelisti. Dall’altra parte del presbiterio trovasi un ambiente detto la Sagrestia vecchia, al quale si ha ingresso da due porte che prospettano quelle della descritta Sagrestia, munite di chiudenti a questa eguali. Tale ambiente è a volta andante formato da arelle e gesso, è pavimentato a mattoni, ha due finestre a mezzodì con inferriata e vetriata, ha una porta a due battenti che mette nel pubblico cortile presso le carceri, comunemente detta la porta degli uomini; e nella parete verso ponente un uscio a doppio battente da accesso ad altro ambiente che serve di magazzino in servizio della chiesa. Quest’ultimo ambiente pure ha luce da mezzodì. Sulla stessa linea della facciata della chiesa, disegnando però una leggera curva, ed a sinistra di essa trovasi il Campanile d’ordine dorico, costrutto di pietrame internamente e esternamente di mattoni, con basamento a bognatura, balaustrata e cornicione in pietra da aglio. È sormontato da cupola a palla, in rame alla quale sovrasta una Croce Arcivescovile. Il campanile ha il suo ingresso dalla piazza, contiene un quarto di campane, ed un piccolo Campanello. Esiste pure in esso l’orologio pubblico di proprietà della Chiesa. Aderente alla Chiesa dal lato di tramontana, su la linea posteriore del campanile esiste la casa del Sagrestano. È questa costrutta di pietrame e calce, coperta a coppi; si compone di un pianterreno e di due superiori che prospettano levante. Il pianterreno comprende due botteghe a Levante e due posteriori magazzini con uscio a ponente; i piani superiori sono formati ognuno di due ambienti. (a).

Sopra l’area occupata in parte dalla Chiesa ed in parte dal Palazzo Comunale, assisteva anticamente la casa della famiglia Botti, come risulta da un documento del 18 luglio 1456, esistente (1843) nell’Archivio parocchiale. Verso il 1400 essendosi miracolosamente scoperta sotto il portico di detta casa una antica immagine dipinta sul muro che è oggi in comune con la residenza Municipale, accorevano i Vergatesi dinanzi a quell’immagine detta della B.V. Gloriosa ad implorare grazie e favori; e perché spesso erano esauditi, eserceva la loro devozione e vi si appendevano pie offerte. Queste offerte col passare degli anni crescevano in modo tale che il Superiore Ordinario ne affidò la custodia al parroco di Liserna (a cui Vergato allora era soggetta) conforme leggesi nel citato documento del 1456. (a) La chiesa Parochiale di Vergato è officiata da un Arciprete nominato dall’Arcivescovo di Bologna.

– Note sull’origine della Chiesa-
In vista del maggior comodo e decoro del paese, gli abitanti cogliendo l’occasione che il Pontefice Paolo III, Farnese, che da Lucca andando per la via più corta a Bologna alloggiò la notte del 28 ottobre 1541 in Vergato, implorarono da esso la Grazia di essere tolti da Liserna, e che il paese fosse costituito in nuova parocchia. Premurosi di compiere le condizioni imposte alla grazia ottenuta, i Vergatesi si accinsero a provvedere il Benefizio, ad erigere la Chiesa; e dopo arogato il cumulo delle predette offerte, supplirono a poco a poco con pia generosità all’occorente. Con l’erezione della chiesa fu occupata porzione dell’area della mentovata casa Botti, a tale scopo demolita; essendo rimasta l’altra parte di casa compenetrata nel vecchio palazzo comunale, demolito esso pure nello scorso 1885, per dare luogo alla costruzione di quello in oggi costruito con magnifica facciata su lo stile del 1300, disegnata e diretta nella sua esecuzione dal Chiarissimo Cav. Professore Tito Azzolini di Bologna.

Con istrumento 28 maggio 1578 a rogito dell’attuario Silvestro Zucchino, il Cardinale Gabriele Paleotto primo Arcivescovo di Bologna, come Delegato Apostolico istituì la nuova parocchia sotto il titolo di Santa Maria Visitante, nominando Rettore di essa il Sacerdote Vergatese Agostino dei Bonafè. Nel 1622 cessò il Rettorato, e fu nominato Parroco Alessandro Amadesi. La chiesa parrocchiale fu costrutta su l’area della casa Botti in modo, che la predetta veneratissima immagine della Beata Vergine col divino Infante conservando il primitivo suo luogo, rimane sull’altare del S.Rosario nella prima cappella a sinistra di chi entra. Un’altra Cappella (la terza a destra ora dedicata al SS. Crocefisso) fu fatta nel 1602 a spese dei Bonafè per disposizione del primo Rettore, come vedesi da una lapide ivi apposta. Il sesto Paroco, Nobile Don Sante Magnanini Dottore in legge e Protonotario Apostolico, resse la chiesa per quattro anni, 1645 al 1649, ed in tempo si breve la restaurò, diede sfondo alla Cappella Maggiore, e fece costruire le altre quattro nel corpo della Chiesa, dando così all’interno l’asintonia che affatto mancava..

Gli succedette Don Floriano Bonafè(1649) che resse la parocchia 47 anni e questo con i suoi risparmi e con le pie offerte dei parocchiani, potè (1689) erigere la costosa Torre delle Campane. Nono paroco fu Giovanni Battista Boschi, della più agiata famiglia vergatese, ora estinta, eletto nel 1733, che governò la Parocchia per cinquantanni. Con le copiose offerte di lui, di suo cugino Benedetto Boschi, e di tutti i parocchiani, fece erigere nel 1734, l’attuale elegante Sagrestia; nel 1744 il Coro; nel 1755 la Cupola in Rame sul campanile; fece costruire nel 1772 et 73 l’altare maggiore e la balaustrata di marmi a colori; provvide il Coro di inginocchiatoio e sedile lungo le tre pareti; e la Sagrestia del grande Armadio, Credenza, e Genuflessori di noce intarsiata. Giulio Schivazappi altro vergatese, gli successe nel 1783 per soli quattro anni nei quali corredò la Chiesa della bella via crucis dipinta ad olio, con cornici [?]. Fu eletto in seguito Gio. Battista Magnanelli (1787) di Susano che resse la Chiesa anni 36. Egli meritò ed otenne dal Vergatese Giuseppe Boschi un pingue aumento della Prebenda; implorò ed otenne nel 1807 ad intercessione del Emo Card. Opizzoni, che questa Chiesa fosse decorata del titolo di Arcipretura; e con largizioni dei parocchiani e sue provvide un armonioso e stimato concerto di quattro campane nel 1814 del bolognese Angelo Rasori. Nel 1841 il Dr. Luigi Ruggeri Rettore dell’Amministrazione Parrocchiale, a spese della Chiesa, di alcune pie persone e proprie nella maggior parte, provvide l’organo, attuale, opera molto lodata del bolognese Alessio Verati.

Nel 1845 l’attuale battistero di marmo, ed il cancello di ferro che vi sta di fronte furono regalati alla Chiesa dalla pia Signora Rosa Perinei vedova Nanni Leverà. Nel 1851 a cura dell’Arciprete Don Pietro Guarini, e col piccolo prodotto di pie offerte fu ridotto a stile ionico Tinterno della chiesa, che prima era del tutto disadorno; alle finestre fu data la forma semicircolare; fu fatta l’ancona del Coro, quella delle due Cappelle di mezzo con gli altari relativi, e fu costruito il battuto a marmo nell’intero corpo della Chiesa e Sagrestia, il tutto sul disegno e con l’opera del Capo Mastro-muratore bolognese Luigi Rizzoli. Nel 1856 per le continuate cure dell’arciprete Guarini, col mezzo solito di offerte, e col disegno e l’opera del suddetto Rizzoli fu costruita l’attuale nuova facciata della Chiesa ponendola obliquamente a breve distanza dalla prima, che saggiamente fu conservata per non rendere difettosa la quadratura interna. Una tale obliquità fu praticata onde allineare alla meglio la facciata della Chiesa col Campanile ed il Palazzo del Comune, e per fare scomparire un area ad angolo rientrante che deturpava il piazzale davanti alla Chiesa.

VN24_Vergato_Chiesa 22 agosto 1944-2004-02Nel 1650 fu eretto un oratorio poco oltre il Vergatello, dedicato al S.S. Salvatore, detto Ghiaia, e questo nei primi anni del corrente secolo fu distrutto dal Fiume Reno, essendosi potuto salvare a tempo la sacra Immagine di Gesù Nazareno ivi venerata, e che fu proprio collocata nella seconda cappella dell’Arcipretale ove trovasi presentemente. La parocchia di Vergato che prima del 1817 non potè mai giungere a 300 anime, dopo la costruzione della strada rotabile da Bologna a Porretta 1817-1820 ed indi a Pistoia aumentossi in modo che nel 1845 contava d’animato 721; e nel 1881 col censimento ufficiale fu trovata di 1215.

da; Parrocchia del S. Cuore di Gesù in Vergato 22 agosto 2004  50 anni della nuova chiesa Storia e immagini dalla ricostruzione ad oggi. Ricerca storica a cura di Franco Gamberi per iniziativa della Parrocchia di Vergato. Fonti storiche e fotografiche dell’archivio parrocchiale.

Cerchiamo una foto dell’interno della chiesa distrutta dai bombardamenti, sicuramente esiste… eventualmente inviarla via meil a: info@vergatonews24.it