Vergato… nella storia; Via Bacchetti
2016/01/02,Vergato – Una ricerca scolastica dei bambini della classe 3°B. Dopo il docu-film C’era una volta Vergato… Via Bacchetti, riceviamo questa interessante documentazione di grande valore per la nostra mission, tramandare la memoria alle nuove generazioni. Pensare che altre realtà lavorano sullo stesso obbiettivo è sicuramente rassicurante.
VERGATO…nella storia – Vicino a via Cavour, dove si trova la nostra scuola, c’è via Bacchetti.
Al suo ingresso, sul fianco dell’antico portico ligneo, c’era e c’è ancora una fontana pubblica.
Poco prima delle ore dei pasti una gran fila di persone con la bottiglia in mano andava a prendere l’acqua che si riteneva fosse particolarmente fresca e pura.
Di solito erano i bambini ad assolvere questo compito. C’era comunque un mondo intorno a quella fontana, che era un punto di incontro non solo per gli abitanti di via Bacchetti, ma per tutto il paese.
Nel piccolo slargo che ancora oggi ha più o meno le stesse dimensioni, c’era un piccolo mondo con tante attività oggi scomparse.
Sullo stesso spiazzo si affacciava la piccola casa, tutt’ora esistente, degli imbianchini Cavalieri, molto orgogliosi del loro mestiere, tanto che volevano essere chiamati “pittori”.
Un alto muro di sasso (ora c’è una recinzione in ferro) separava via Bacchetti dal cortile della caserma dei carabinieri e faceva angolo con la casa di Bernardi, la Sartoria.
In quel “cantoncino” i bambini giocavano a “sassoli” perchè si poteva stare comodamente seduti su un blocco squadrato di sasso ancora vicino alla casa, sebbene non più collocato nella sua posizione originaria.
L’ambiente più vivace era la sartoria, situata a piano terra con le tante sartine che lavoravano sotto la direzione della Malvina e di suo nipote Guido.
La vicinanza con la caserma era strategica perchè i carabinieri venivano a farsi sistemare i vestiti e potevano così vedere le ragazze di cui spesso si innamoravano.
Di fronte alla sartoria c’era, e c’è ancora, la casa dei Marchi. C’era il macello, la salaia, le cantine, la legnaia, il portico per gli attrezzi, l’orto, il pollaio…tutti ambienti che non esistono più o sono stati trasformati.
Strettamente collegato, un tempo formava un unico complesso: era il Molino dei cugini Marchi. Da lì usciva tanta polvere di farina e c’era sempre un andirivieni di camioncini e carretti che trasportavano sacchi di grano e di farina.
Dopo il molino c’era la casa dei Monfredini che qui abitavano e vendevano bibite all’ingrosso.
Era una vecchia e grande abitazione. La casa aveva anche una torre. Dal’altro lato della strada c’era la casa dei Lanzarini che facevano i corrieri.
Il loro garage si affacciava su un cortile che rimaneva un po’ all’interno rispetto alla strada. Lo sbocco naturale di via Bacchetti era il fiume Reno, in quell’ultimo tratto che ora è via Lolli. Il fiume, ora deserto, era invece pieno di vita: c’erano le lavandaie, i pescatori, i ragazzi che giocavano. Il letto del Reno era competamente sassoso, alternato da ampi spazi di sabbia, non c’era l’abbondante vegetazione di oggi.
Via Bacchetti terminava vicino al Reno, di fronte ad una vecchia immagine in ceramica della Madonna, nel luogo detto “Cimitero Vecchio” in ricordo dell’antico cimitero che qui rimase fino ai primi del 1800.
Ricordi di Flora
Flora è la bisnonna di un nostro compagno di classe che ha abitato in via Bacchetti da bambina. Vicino alla sua casa c’erano il mulino e la ditta Monfredini che vendeva gazzose. Alla fine della via c’era un campo coltivato a orto di cui la famiglia proprietaria vendeva i prodotti. Anche la signora Flora testimonia che, grazie alla caserma, quella via era tranquilla. Da lì non passavano auto.
Flora non possedeva giochi e si divertiva all’aperto insieme agli altri bambini. Si trastullavano a nascondino, nel salto della corda, a “sghira”, a sassoli…
In estate, senza scarpe, andavano a giocare nel Reno. La ragazza a sx. è Flora, accanto a lei c’è la sorella Bruna.