San Benedetto approva il regolamento dei beni comuni: cittadini attivi che si prendono cura del patrimonio pubblico

VN24_160209_Alessandro Santoni_Sindaco2016/05/27, San Benedetto – Il comune di San Benedetto approva il regolamento dei beni comuni: cittadini attivi che si prendono cura del patrimonio pubblico.

Il Comune di San Benedetto Val di Sambro ha approvato il regolamento che apre le porte ai cittadini “attivi” che vogliano collaborare con l’amministrazione per la cura dei beni comuni.

Il consiglio comunale di San Benedetto Val di Sambro ha recentemente approvato il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione comunale per la cura e la rigenerazione dei beni comuni”.

Come spiega il sindaco Alessandro Santoni In passato tutte le richieste di collaborazione dei cittadini si incagliavano negli “scogli burocratici” legati alla responsabilità; con questo regolamento vogliamo semplificare l’azione amministrativa promuovendo le piccole attività a servizio dell’intera comunità. Il presupposto di quest’operazione è la fiducia reciproca che deve esserci tra cittadino ed amministrazione in un’ottica di totale trasparenza”.

Il regolamento, che sarà sperimentato per un anno, prevede infatti la possibilità dei cittadini di occuparsi del “bene comune” cioè di prendersi in cura una piccola parte del patrimonio pubblico, grazie ad un patto di collaborazione. Si tratta secondo gli amministratori di dare attuazione al principio della sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione Italiana.

Quello della gestione dei beni comuni è un tema all’ordine del giorno con diversi enti locali che, in mancanza di una normativa nazionale (ben altra cosa è infatti il baratto amministrativo, disciplina per ora alquanto controversa) si stanno adoperando per coinvolgere i cittadini in nuove forme di partecipazione per i quali sono chiamati non solo a decidere, come da tradizione, ma anche direttamente a fare. Il cittadino attivo è colui che si mette a disposizione della comunità: l’amministrazione allora è chiamata a semplificare il suo operato in una relazione paritaria basata sulla reciproca fiducia. La grande novità rispetto al passato è che il cittadino attivo non è necessariamente chiamato a far parte di una associazione o un gruppo organizzato e che la relazione con il Comune è, nei limiti del possibile, informale. Si pensi, per esempio, ad un gruppo di genitori che si prenda cura del giardinetto pubblico frequentato dai loro figli, oppure ad un pensionato che si renda disponibile per riverniciare qualche panchina comunale.

Ovviamente tali attività sono svolte a titolo gratuito: il Comune al massimo può concorrere, nei limiti delle risorse disponibili, alla copertura dei costi sostenuti o alla fornitura di beni strumentali e materiali di consumo, oppure a fornire temporaneamente ed in forma agevolata spazi comunali per riunioni o attività di autofinanziamento. Tornando all’esempio dei giardini, i genitori potranno organizzare una festa per raccogliere fondi senza pagare tasse d’occupazione di suolo pubblico, in una logica di condivisione del bene pubblico e non di concessione esclusiva.

L’elemento cardine di tale collaborazione è il  patto di collaborazione: un accordo semplificato tra cittadino e amministrazione che da un lato preveda durata, obiettivi, modalità del servizio, eventuali materiale da fornire, dall’altro valuti il possibile supporto e vigilanza da parte degli uffici comunali, facilitazioni procedurali per agli adempimenti che i cittadini attivi devono sostenere per l’ottenimento degli eventuali permessi, nonché le forme indispensabili per lo scambio di comunicazioni da attivare.

L’immediatezza e la semplificazione dell’agire amministrativo determinerà di poter fare a meno della copertura assicurativa nei confronti dei cittadini attivi quando si occuperanno di lavori semplici e non rischiosi, visto che in questi casi sarà sufficiente una dettagliata informativa sul rischio e una dichiarazione del volontario. Qualora vi siano interventi più complessi si valuterà caso per caso l’apertura di una polizza assicurativa e la necessità di supervisione da parte del Comune.

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