Le rondini preferiscono la Sottoprefettura

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2016/06/29, Vergato – L’edificio che era l’antica sede della Sottoprefettura di Vergato, come ci ricordano le antiche cartoline, è forse l’unico edificio cittadino che ospita una colonia di rondini. Il sottotetto è pieno di nidi in costruzione o pieno di rondinini che sembrano pronti per il volo. Un andirivieni di rondini si alterna dai nidi dove partono per ritornare con materiale o cibo per i piccoli. Purtroppo l’attuale proprietario, il sign. Mazzini ci racconta della decina di piccoli caduti dai nidi e trovati sul marciapiedi sottostante. L’antica provenienza contadina condita di superstizione o prudenza fa si che i nidi non vengano distrutti o le covate disturbate anche se gli escrementi imbrattano i muri e le aree sottostanti. Le rondini sotto il proprio tetto sono sempre state considerate un portafortuna o un segno di privilegio da esserne fieri, la loro presenza portatrice di un’influsso benefico su tutti gli abitanti dell’edificio? Ci racconta un’altro cittadino che un anno, stanco di pulire il marciapiedi della casa, decise di distruggere i nidi con una lunga pertica, i nidi pieni di uova e piccoli appena nati precipitarono sul terreno e la strage di piccoli si compì, inutili i gridi delle madri che volavano all’impazzata, poi se ne andarono. Colpito dal disastro provocato decise di non ripetere il gesto l’anno successivo, ma le rondini non ritornarono mai più sotto a quel tetto. Superstizione o leggenda popolare? Lasciamole stare, tra un po partiranno…senza foglio di via!

10 AGOSTO

di Giovanni Pascoli

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh!, d’un pianto di stelle lo innondi
quest’atomo opaco del Male!

La sera del 10 agosto 1867, festa di San Lorenzo, il padre del poeta, Ruggero Pascoli, fu ucciso con una fucilata mentre tornava a casa dal mercato in un ‘biroccio’; portava in dono due bambole per le sue bambine.
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