Gli ungulati alla Rocchetta Mattei, se ne parla mercoledì 28 settembre
2016/09/24, Vergato – Dagli sposi… ai cinghiali, daini e caprioli….un convegno alla Rocchetta che riprende il tema del convegno a Vergato del 16 marzo 2015 – (http://vergatonews24.it/2015/03/18/fauna-selvatica-una-risorsa-turistica-e-gastronomica-per-lappennino/) sarà l’occasione per verificare quali progressi sono stati fatti?
Ungulati in montagna, problema o risorsa? Un convegno alla Rocchetta Mattei per la ricerca di soluzioni condivise.
Il convegno raccoglierà le istanze del mondo agricolo, imprenditoriale, degli operatori sanitari e degli enti preposti alla salvaguardia del territorio, con l’obiettivo di tracciare il quadro attuale ed individuare eventuali soluzioni sperimentali
Si terrà mercoledì 28 settembre ore 9,30 presso la Rocchetta Mattei un convegno organizzato dall’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese dedicato ad una proposta di gestione sperimentale degli ungulati nei territori montani.
Il tema degli animali selvatici – principalmente cervi, daini, capriolo e cinghiali – presenti sui territori dell’Appennino bolognese, e non solo, è in fatti molto sentito dalla popolazione, con diverse esigenze non sempre convergenti. Con questo convegno l’Unione si propone di mettere intorno ad un tavolo attori ed esperienze diverse, con l’obiettivo di trovare non tanto una soluzione, che non è semplice, ma almeno individuare una strada da percorrere insieme.
Al convegno infatti prenderanno parte esponenti di spicco di realtà istituzionali e imprenditoriali. Per l’Unione dell’Appennino sono attesi i saluti di Graziella Leoni, Assessore alla Cultura dell’Unione Appennino Bolognese e Sindaco di Grizzana Morandi, Salvatore Argentieri, Assessore all’Agricoltura dell’Unione Appennino Bolognese e Sindaco di Castel D’Aiano,Romano Franchi Presidente dell’Unione Appennino Bolognese e Sindaco di Marzabotto.
Interverranno poi Nicola Canetti, Tecnico Faunista, Aldo Zivieri, Gestore del Macello di Castel di Casio, Tiberio Rabboni, Presidente del GAL Appennino Bolognese, Piero Genovesi, Direttore Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Gabriele Squintani e Roberto Barbani dell’AUSL di Bologna, Massimo Rossi, Direttore Ente Parchi Emilia Orientale. Il tutto coordinato da Giorgio Vitali, consigliere dell’Unione dell’Appennino bolognese.
Chiamata a trarre le conclusioni del dibattito sarà poi Simona Caselli, Assessore all’Agricoltura Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna. Il progetto sperimentale per la gestione agro-faunistica in montagna di cui si discuterà parte da alcuni presupposti. Dal settore agricolo si segnala come una presenza eccessiva di ungulati in montagna possa rappresentare un problema per le coltivazioni che subiscono danni diretti e indiretti. Dall’altra parte, però, questa presenza può rappresentare una opportunità per il mondo venatorio. Senza trascurare però il fatto che troppo spesso la carne selvatica può seguire percorsi opachi che non garantiscono né cittadini né ristoratori.
Occorre allora valutare la possibilità di sviluppare politiche che rendano più trasparente la filiera delle carni degli animali selvatici, anche dal punto di vista sanitario, per poi incentivare una cultura eno-gastronomica che coinvolga i ristoratori, che potrebbero diventare punto di riferimento di una cucina specializzata per la selvaggina. Rilanciare insomma quei famosi consumi a chilometro zero, senza ricorrere al controsenso da un lato di importare carne dall’altro di segnalare una eccessiva presenza di animali selvatici sul territorio.
Giorgio Vitali, consigliere dell’Unione e coordinatore del convegno, spiega come secondo lui sia necessario fare un’inversione di tendenza: “il patrimonio degli ungulati, pur mantenendo una “densità obiettivo” come prevede ISPRA che sia sopportabile dall’agricoltura montana, può e deve diventare un’opportunità per lo sviluppo complessivo del territorio già in grave difficoltà occupazionale. Non dimentichiamo infatti che l’articolo 1 della legge regionale n°394 del 1991, la quale recita che le risorse che la montagna produce compreso la pesca, la caccia e i prodotti del sottobosco vanno finalizzate allo sviluppo del territorio medesimo. Quello che io credo importante di questo progetto è che, sviluppato all’interno della gestione dell’attuale ATC con una forma giuridica sia privata che pubblica, può davvero rappresentare un occasione di rilancio e sviluppo del territorio”.
Altri temi che saranno discussi saranno relativi alla possibilità di creare un fondo destinato a ristorare parzialmente gli agricoltori professionali, che sono coloro che subiscono prioritariamente l’impatto dei danni degli ungulati e che non sempre si sentono adeguatamente tutelati. Questo fondo potrebbe essere alimentato, per esempio, dai proventi ottenuti mediante la macellazione e la vendita dei selvatici abbattuti con i piani di controllo, selezione e caccia; o con appositi convenzioni con i cacciatori.
“Abbiamo deciso di organizzare questo incontro – aggiunge Romano Franchi, presidente dell’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese – con l’obiettivo di gettare un ponte tra cacciatori, agricoltori, ristoratori, ambientalisti. Crediamo infatti che l’informazione sia alla base di un percorso da intraprendere insieme: superando steccati e interessi di parte possiamo usufruire di un patrimonio che rappresenta una ricchezza dalla montagna, va salvaguardato e valorizzato, anche economicamente”.
Il convegno si realizza grazie alla collaborazione con la Fondazione Carisbo, il Comune di Grizzana Morandi, la Pro Loco di Riola e l’Archivio Mattei.